1762.
PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE
[1787]
Se l’elaborazione delle conoscenze, che appartengono al dominio della ragione, segua o pur no la via sicura di una scienza, si può giudicare subito dal risultato. Quando essa, dopo aver fatto molti apparecchi e preparativi, appena viene allo scopo, cade in imbarazzo, o, per raggiunger quello, deve di nuovo e più volte rifarsi da capo e mettersi per altra via; se a un tempo non è possibile mettere d’accordo i diversi collaboratori sul modo col quale debba essere perseguito lo scopo comune; allora sempre si può esser convinti, che un tale studio è ancor ben lontano dal seguire la via sicura propria di una scienza, ed è invece un semplice brancolamento; ed è già un merito verso la ragione scoprire possibilmente questa via, dovesse pure ripudiarsi come inutile ciò che era contenuto nello scopo, quale prima veniva senza riflessione concepito.
Che la logica abbia seguito questo sicuro cammino fin dai tempi più antichi, si rileva dal fatto che, a cominciare da Aristotele, non ha dovuto fare nessun passo indietro, se non si vogliano considerare come correzione l’abbandono di qualche superflua sottigliezza o la più chiara determinazione della sua esposizione: ciò che appartiene più all’eleganza, che alla sicurezza di una scienza. Notevole è ancora il fatto che sin oggi la logica non ha potuto fare un passo innanzi, di modo che, secondo ogni apparenza, essa è da ritenersi come chiusa e completa. Infatti, se taluni moderni han preteso di estenderla ag-giungendovi alcuni capitoli, o psicologici, sulle diverse facoltà conoscitive (l’immaginazione, lo spirito); o metafisici, sull’origine della conoscenza o sulla specie diverga di certezza secondo la diversità degli oggetti (idealismo, scetticismo, ecc.); o antro-pologici, sui pregiudizi (loro cause e rimedi): ciò è dovuto alla loro ignoranza della natura propria di questa scienza. Non è un accrescimento, ma uno storpiamento delle scienze, quando se ne confon-dono i confini; ma il confine della logica è a sufficienza determinato 14
Prefazione alia seconda edizione
Prefazione alla seconda edizione
15
da cio, che essa e una scienza, la quale espone per disteso e prova tiva debba essere attribuita a una rivoluzione, posta in atto dalla rigorosamente soltanto le regole formal! di tutto il pensiero, sia que-felice idea d’un uomo solo, con una ricerca tale che, dopo di essa, la sto a priori od empirico, abbia qualsivoglia origine ed oggetto, trovi via da seguire non poteva piu essere smarrita, e la strada sicura della nel nostro spirito ostacoli accidentali o naturali.
scienza era ormai aperta e tracciata per tutti i tempi e per infinite Se la logica e tanto ben riuscita, deve questo vantaggio sempli-tratto. La storia di questa rivoluzione della maniera di pensare, la cemente alia sua delimitazione, ond’essa e autorizzata, o, meglio, quale e stata ben piu importante della scoperta della via al famoso obbligata, ad astrarre da tutti gli oggetti della conoscenza e dalla Capo, e quella del fortunate mortale che la portb a compimento, loro differenza; sicche 1’intelletto non deve nella logica occuparsi non ci e stata tramandata. Ma la leggenda che ci riferisce Diogene d’altro che di se stesso e della propria forma. Doveva naturalmente Laerzio, il quale nomina il supposto scopritore dei principi piu ele -
riuscire assai piu difficile per la ragione entrare nella via sicura della mentari delle dimostrazioni geometriche, che, secondo il comune scienza, quando avesse avuto da fare non solo con se stessa, ma giudizio, non han bisogno di dimostrazione, prova che il ricordo ancora cogli oggetti; quindi la logica, in quanto propedeutica, non costituisce quasi altro che il vestibolo delle scienze, e, quando si della rivoluzione che si compi col prime passo nella scoperta della parla di conoscenze, si presuppone bens! una logica pel giudizio su nuova via, dove sembrare straordinariamente importante ai mate-di esse, ma la loro acquisizione deve cercarsi nelle scienze propria -
matici, e percio divenne indimenticabile. II primo che dimostro il mente ed oggettivamente dette.
triangolo isoscele 1 (si chiamasse Talete o come si voglia), fu col-Ora, in quanto in queste deve aver parte la ragione, e necessario pito da una gran luce: perche comprese ch’egli non doveva seguire che in esse qualcosa sia conosciuto a priori; e la sua conoscenza si a passo a passo cio che vedeva nella figura, ne attaccarsi al semplice puo riferire al loro oggetto in doppia maniera: o semplicemente per concetto di questa figura, quasi per impararne le proprieta; ma, per determinar questo e il suo concetto (che deve esser dato d’altron-mezzo di cio che per i suoi stessi concetti vi pensava e rappresentava de), o per realizzarlo. L’una e conoscenza teoretica della (per costruzione), produrla; e che, per sapere con sicurezza qualche ragione, Paltra pratica. Dell’una e dell’altra e necessario che la cosa a priori, non doveva attribuire alia cosa se non cio che scaturiva parte pura, ampio o ristretto che ne sia il contenuto, cioe quella necessariamente da quello che, secondo il suo concetto, vi aveva nella quale la ragione determina il suo oggetto interamente a priori, posto egli stesso.
sia esposta dapprima da sola, e cio che proviene da altre fonti non La fisica giunse ben piu lentamente a trovare la via maestra della vi deve essere menomamente mescolato; giacche e cattiva ammini-scienza; giacche non e passato piu di un secolo e mezzo circa dacche strazione spendere alia cieca tutti gli introiti, senza poter poi di-la proposta del giudizioso Bacone di Verulamio, in parte provoco, in stinguere, quanto si sia in imbarazzo, qual parte di essi possa sop-parte, poiche si era gia sulla traccia di essa, accelero la scoperta, che portare le spese e quale richieda che si limitino.
puo allo stesso modo essere spiegata solo da una rapida rivoluzione La matematica ela fisica sono le due conoscenze teoretiche precedente nel modo di pensare. Io qui prendero in considerazione della ragione, che devono determinare a priori il loro oggetto: la la fisica solo in quanto e fondata su principi empirici.
prima in modo del tutto puro, la seconda almeno in parte, ma poi Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclina-tenendo conto ancora di altre fonti di conoscenze oltre a quella della to, con un peso seel to da lui stesso, e Torricelli fece sopportare al-ragione.
1’aria un peso, che egli stesso sapeva di gia uguale a quello di una La matematica, dai tempi piu remoti a cui giunge la storia colonna d’acqua conosciuta, e, piu tardi, Stahl trasformo i metalli in della ragione umana, e entrata, col meraviglioso popolo dei Greci, calce, e questa di nuovo in metallo, togliendovi o aggiungendo qual-sulla via sicura della scienza. Soltanto, non bisogna credere che le sia riuscito cosi facile come alia logica, dove la ragione ha da fare solo con se stessa, trovare, o meglio aprire a se medesima, la via 1 Vedi EUCLIDE, Elem., lib. I, prop. 5. In tutte le edizioni originali, per un tra-regia; io credo piuttosto che a lungo (specialmente presso gli Egizi) scorso di penna, si legge gleichseitigen (equilatero) invece di gleichschenklichten (iso-sia rimasta ai tentativi incerti, e che questa trasformazione defini-scele), come avverte Io stesso Kant in una lettera a Cristoforo Gottofredo Schutz del 25 gennaio (giugno?) 1787.
16
Prefazione alla seconda edizione
Prefazione alla seconda edizione
17
che cosa1, fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori della cui nemmeno un campione ha mai potuto impadronirsi della più natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa piccola parte di terreno e fondar sulla sua vittoria un durevole pos-produce secondo il proprio disegno, e che, con princìpi de’ suoi giu-sesso. Non v’è dunque alcun dubbio, che il suo procedimento finora dizi secondo leggi immutabili, deve essa entrare innanzi e costrin-sia stato un semplice andar a tentoni e, quel che è peggio, tra sem-gere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare plici concetti.
da lei, per dir così, colle redini; perché altrimenti le nostre osser-Da che deriva dunque che essa non abbia ancora potuto trovare vazioni, fatte a caso e senza un disegno prestabilito, non mettereb-il cammino sicuro della scienza? Egli è forse impossibile? Perché bero capo a una legge necessaria, che pure la ragione cerca e di cui dunque la natura ha messo nella nostra ragione questa infaticabile ha bisogno. E necessario dunque che la ragione si presenti alla na-tendenza, che gliene fa cercare la traccia, come se fosse per lei l’in-tura avendo in una mano i princìpi, secondo i quali soltanto è pos-teresse più grave tra tutti? Ma v’ha di più: quanto poco motivo sibile che fenomeni concordanti abbian valore di legge, e nell’altra abbiamo noi di ripor fede nella nostra ragione, se essa non solo ci l’esperimento, che essa ha immaginato secondo questi princìpi: per abbandona in uno dei più importanti oggetti della nostra curiosità, venire, bensì, istruita da lei, ma non in qualità di scolaro che stia a ma ci attira con lusinghe, e alla fine c’inganna? Oppure, se fino ad sentire tutto ciò che piaccia al maestro, sibbene di giudice, che co-oggi abbiamo semplicemente sbagliato strada, di quali indizi pos-stringa i testimoni a rispondere alle domande che egli loro rivolge.
siamo profittare, per sperare di essere più fortunati che gli altri fi-La fisica pertanto è debitrice di così felice rivoluzione compiutasi nora non siano stati, rinnovando la ricerca?
nel suo metodo solo a questa idea, che la ragione deve (senza fan-Io dovevo pensare che gli esempi della matematica e della fisica, tasticare intorno ad essa) cercare nella natura, conformemente a che sono ciò che ora sono per effetto di una rivoluzione attuata quello che essa stessa vi pone, ciò che deve apprenderne, e di cui tutta d’un colpo, fossero abbastanza degni di nota, per riflettere sul nulla potrebbe da se stessa sapere.
1 comment