Per mio conto, io non posso d’ora innanzi im-pegnarmi in controversie, pur proponendomi di tener conto premu-rosamente di tutti gli avvertimenti di amici e di avversar!, per uti-lizzarli in un ulteriore svolgimento del sistema, conforme a questa propedeutica. Poiché durante questo lavoro mi sono già inoltrato piuttosto a dentro nella vecchiaia (questo mese entro nel 64° anno), se voglio svolgere il mio disegno, di lasciare la metafisica della natura e quella dei costumi a conferma della legittimità della critica, sì della ragione speculativa e sì della ragion pratica, mi tocca di far economia del mio tempo, e attendere sia lo schiarimento delle oscurità, a principio appena evitabili in quest’opera, sia la difesa del tutto, dagli uomini di merito, che se ne sono assunti il carico. Ogni trattazione filosofica presta il fianco a critiche in qualche sua parte (giacché non può procedere ben corazzata, come avviene nella matematica); e sebbene in fondo la struttura del sistema, considerata nella sua unità, non corra il minimo pericolo, pure, data la sua novità, poche persone hanno sufficiente agilità di spirito per impadronirsi del suo insieme, e meno ancora son quelle che vi prendon gusto, poiché ogni novità riesce loro sgradita. Inoltre, apparenti contraddizioni, quando i singoli luoghi vengano avulsi dall’insieme che li collega, e messi a fronte l’uno dell’altro, si possono rilevare in ogni scritto, specie se condotto in forma di discorso libero; e possono gettare su tutto lo scritto una luce sfavorevole agli occhi di INTRODUZIONE
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DELLA DIFFERENZA TRA CONOSCENZA PURA ED EMPIRICA
Non c’è dubbio che ogni nostra conoscenza incornincia con l’esperienza; da che infatti la nostra facoltà conoscitiva sarebbe altrimenti stimolata al suo esercizio, se ciò non avvenisse per mezzo degli oggetti che colpiscono i nostri sensi, e, per un verso, danno origine da sé a rappresentazioni, per un altro, muovono l’attività del nostro intelletto a paragonare queste rappresentazioni, a riunirle o separarle, e ad elaborare per tal modo la materia greggia delle im-1 La prima edizione divideva l’introduzione solo in due paragrafi: I. Idea della filosofìa trascendentale, IL Partizione della filosofìa trascendentale; e al posto dei primi due paragrafi di questa seconda edizione, aveva questi pochi periodi:
«L’esperienza è, fuor di dubbio, il primo prodotto che da il nost ro intelletto quando elabora la materia greggia delle sensazioni. Ed è, appunto per ciò, il primo ammaestramento, e, nel suo procedere, fonte cosi inesauribile di nuovi insegnamen ti, che la vita concatenata di tutte le future generazioni non avrà mai difetto di nuove conoscenze che possano essere raccolte su questo terreno. Tuttavia, è ben lungi dall’essere l’unico campo nel quale il nostro intelletto venga circoscritto. Essa ci dice bensì che cosa c’è, ma non che debba necessariamente essere così e non altrimenti. Per ciò appunto non ci da né anche una vera universalità; e la ragione, così avida di questa specie di conoscenze, è dalla esperienza più eccitata che soddisfatta. Tali conoscenze universali, che abbiano un tempo il carattere della necessità in trinseca, debbono essere, indipendentemente dall’esperienza, chiare e certe per se stesse; quin di prendono il nome di conoscenze a priori, laddove, al contrario, ciò che scaturisce esclusivamente dall’esperienza è, come si suoi dire, conosciuto soltanto a posteriori o empiricamente.
«Ora è chiaro, ed è sommamente degno di nota, che mescolate alle nostre esperienze si trovano conoscenze, che debbono avere la loro origine, a priori, le quali forse servono solamente a tenere insieme le nostre rappresentazion i sensibili. Giac ché se dalle prime si toglie via anche tutto ciò che appartiene ai sensi, rimangono tuttavia taluni concetti originar! e taluni giudizi prodotti da questi concetti, che debbono esser sorti assolutamente a priori, indipendentemente dall’esperienza, poiché essi fan sì che degli oggetti che appaiono ai sensi si possa, o almeno si creda di pot^r dire più che non potrebbe insegnare la semplice esperienza, e poiché vi sono affermazioni che per mezzo di essi acquistano vera universalità e rigorosa necessità, ciò che non. potrebbe dare la semplice conoscenza empirica.
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Introduzione
Sezione II
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pressioni sensibili per giungere a quella conoscenza degli oggetti, II
che chiamasi esperienza? Nel tempo, dunque, nessuna conoscen-NOI SIAMO IN POSSESSO DI CERTE CONOSCENZE A PRIORI E
za in noi precede all’esperienza, e ogni conoscenza comincia con questa.
NÉ ANCHE IL SENSO COMUNE NE È MAI PRIVO
Ma sebbene ogni nostra conoscenza cominci con l’esperienza, non perciò essa deriva tutta dalla esperienza. Infatti potrebbe es -
Si tratta ora di cercare il segno, per cui ci sia dato distinguere con ser benissimo che la nostra stessa conoscenza empirica fosse un com-sicurezza una conoscenza pura da una empirica. L’esperienza c’inse-posto di ciò che noi riceviamo dalle impressioni e di ciò che la nostra gna in verità che qualche cosa è fatta in questo o quel modo, ma non propria facoltà di conoscere vi aggiunge da sé (stimolata solamente che non possa essere altrimenti. Se c’è dunque, in primo luogo,
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dalle impressioni sensibili); aggiunta, che noi propriamente non di-una proposizione che venga pensata insieme con la sua necessita, stinguiamo bene da quella materia che ne è il fondamento, se prima essa è un giudizio a priori; se, oltre a ciò, non deriva se non da nes-un lungo esercizio non ci abbia resi attenti ad essa, e non ci abbia sun’altra, che non abbia a sua volta valore di proposizione necessaria, scaltriti alla distinzione.
la proposizione è assolutamente a priori. In sec ondo luogo, l’e-Ve pertanto almeno una questione, che ha bisogno ancora di sperienza non da mai a’ suoi giudizi una vera e rigorosa universa-essere esaminata più da vicino e che non si può sbrigare subito a lità, ma solo una universalità supposta e relativa (per induzione), sì prima vista: se cioè si dia una simile conoscenza, indipendente dal-che si deve propriamente dire: per quanto sin ad ora abbiamo con-l’esperienza e dalle stesse impressioni tutte dei sensi. Tali conoscen-statato, non si è trovata eccezione a questa o a quella regola. Se dun-ze son dette a priori e distinte dalle empiriche, che hanno la loro que un giudizio è pensato con rigorosa universalità, cioè in guisa da origine a posteriori, cioè nell’esperienza.
non ammettere come possibile eccezione di sorta, esso non è derivato Questa espressione, intanto, non è ancora così precisa da desi-dall’esperienza, ma vale assolutamente a priori. L’universalità empi-gnare adeguatamente tutto il significato della questione proposta.
rica è dunque soltanto un’estensione arbitraria della validità, da ciò Perché si suole ben dire di molte conoscenze, derivate da fonti em-che vale nel maggior numero dei casi a ciò che vale in ogni caso, come, piriche, che noi ne siamo capaci o partecipi a priori, poiché non le per es., nella proposizione: «tutti i corpi sono pesanti». Al contrario, otteniamo immediatamente dall’esperienza, ma da una regola uni-se a un giudizio spetta essenzialmente una universalità rigorosa, al-versale, che noi, tuttavia, abbiamo pur ottenuto dall’esperienza.
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