Il pranzo era finito. Pierre aveva parlato ininterrottamente. Solo quando la madre gli versò del vino rosso, alzò un po’ il bicchiere con gli occhi lucidi e lo fissò significativamente, allora gli venne un groppo in gola. Il suo sguardo vagava per la stanza. Rimase fissato sul quadrante dell’orologio: erano le tre. Per quattro volte la lancetta… pensò. Questo gli diede coraggio. Alzò il suo calice e brindò impetuosamente: «A un felice rivederci, mammina». La sua voce aveva un suono duro e diverso. Baciò rapidamente la piccola donna sulla pallida fronte come se temesse di diventare di nuovo debole.
Dopo pranzo passeggiarono su e giù a braccetto sulla riva del fiume. Incontrarono poche persone. Potevano parlare tra loro senza essere disturbati. Ma spesso il colloquio si bloccava. Pierre alzava la testa, infilava le mani nelle tasche dei pantaloni e guardava distratto coi suoi grandi occhi azzurri al di là del fiume splendente i pendii viola dell’altra riva. La signora Dumont notò che nei viali attraverso cui passeggiavano le foglie erano già divenute gialle e rigide, qua e là alcune erano già cadute a terra; quando una scricchiolò sotto i suoi piedi, sussultò e disse sommessamente: «Arriva l’autunno».
«Sì», mormorò Pierre tra i denti. «Ma abbiamo avuto una bella estate», proseguì la signora Dumont quasi con imbarazzo. Suo figlio non rispose.
«Madre», non la guardava in viso mentre parlava. «Madre, porta i miei saluti alla cara Giulia, eh.» Tacque e arrossì.
La madre sorrise: «Puoi stare tranquillo, lo farò, mio caro Pierre». Giulia era una cuginetta, di cui il piccolo cavaliere era innamorato. Aveva spesso passeggiato sotto la sua finestra, aveva giocato con lei a palla, le aveva regalato dei fiori e – questo non lo sapeva nemmeno la signora Dumont – portava un ritratto della cuginetta nella tasca sinistra della sua divisa.
«Ma anche Giulia lascerà certamente la casa», argomentò la madre, felice di aver portato il piccolo a parlare di questo argomento. «Andrà dalle signorine inglesi o al Sacrecoeur…» La vedova conosceva il suo Pierre. Il fatto che l’adorata avesse dovuto sopportare una sorte simile alla sua lo consolò, ma subito si rimproverò interiormente della sua meschinità. Con fantasia tipicamente infantile saltò i mesi di scuola che stavano davanti a lui: «Ma quando a Natale tornerò a casa ci sarà anche Giulia?».
«Certamente.»
«E tu la inviterai, mammina cara, per la notte di Natale, non è vero?»
«Mi ha detto di sì in anticipo e mi ha dovuto promettere che chiederà per tempo il permesso a sua madre.»
«Benissimo!», gioì il ragazzo e i suoi occhi brillarono.
«Preparerò per te un bell’albero di Natale, e se sarai bravo…»
19
«Alla fine… la nuova divisa!»
«Chissà, chissà», sorrise la piccola donna.
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