E la giornata trascorreva nel collegio proprio come se lui fosse stato presente.

Poi ecco che Fratello Michael usciva e l’allievo del terzo corso di grammatica gli diceva di ricordarsi di tornare a riferirgli tutte le notizie sul giornale. Disse a Stefano che il chiamava Athy; suo padre, disse, allevava innumerevoli cavalli da corsa bravissimi nel salto degli ostacoli e suo padre avrebbe dato una buona mancia a Fratello Michael non appena lui avesse voluto perché Fratello Michael era un gran brav’uomo e gli riferiva sempre le notizie del giornale che arrivava ogni giorno al castello. C’era ogni sorta di notizie sul giornale: incidenti, naufragi, sport e politica.

“Ormai non si parla d’altro che di politica nei giornali” disse. “Anche i tuoi parlano di politica?”.

“Sì” disse Stefano.

“Anche i miei” disse lui. Poi rifletté un attimo e disse:

“Hai uno strano nome, Dedalus, e anch’io ho un nome strano, Athy. È lo stesso nome di una città. Il tuo sembra latino”. Poi chiese: “Sei bravo negli indovinelli?”.

Stefano rispose:

“Non molto”.

E l’altro disse:

“Vediamo se sai risolvere questo. Perché la contea di Kildare è come la gamba di un paio di pantaloni?”.

Stefano rifletté su quella che poteva essere la soluzione, poi disse:

“Rinuncio”.

“Perché c’è dentro una coscia” disse Athy. “Capisci adesso? Athy è il capoluogo della contea di Kildare e Athy vuol dire anche una coscia”.

“Oh, capisco” disse Stefano.

“È un vecchio indovinello” disse il ragazzo. Dopo un momento soggiunse:

“Ehi, dico!”.

“Cosa?” domandò Stefano.

“Sai, c’è anche un altro modo di formulare l’indovinello”.

“Davvero?” disse Stefano.

“Lo stesso indovinello” disse Athy. “Lo conosci quell’altro modo di formularlo?”.

“No” disse Stefano.

“Non riesci a immaginarlo?”.

Guardò Stefano al di sopra delle coperte, parlando. Poi appoggiò di nuovo il capo al guanciale e disse:

“C’è un altro modo di formularlo ma non ti dico qual è”.

Perché non voleva dirglielo? Suo padre, che allevava cavalli da corsa, doveva anch’egli essere un magistrato come il padre di Saurin e il padre di Nasty Roche. Pensò al babbo, alle canzoni che cantava mentre la mamma suonava e a come era solito dargli uno scellino quando lui gli chiedeva sei pence e gli dispiacque per lui che non fosse magistrato come i padri degli altri ragazzi.