Ippòloco: Sarpedonte, sei folle?

Sarpedonte: Tuo padre accusa l’ingiustizia degli dèi che hanno voluto che uccidesse la Chimera.

“Da quel giorno” ripete, “che mi sono arrossato nel sangue del mostro, non ho più avuto vita vera.

Ho cercato nemici, domato le Amazzoni, fatto strage dei Sòlimi, ho regnato sui Lici e piantato un giardino - ma cos’è tutto questo?

Dov’è un’altra Chimera? Dov’è la forza delle braccia che l’uccisero?

Anche Sisifo e Glauco mio padre furon giovani e giusti - poi entrambi invecchiando, gli dèi li tradirono, li lasciarono imbestiarsi e morire. Chi una volta affrontò la Chimera, come può rassegnarsi a morire?” Questo dice tuo padre, che fu un giorno Bellerofonte.

Ippòloco: Da Sìsifo, che incatenò il fanciullo Tànatos, a Glauco che nutriva i cavalli con uomini vivi, la nostra stirpe ne ha violati di confini. Ma questi son uomini antichi e di un tempo mostruoso.

La Chimera fu l’ultimo mostro che videro. La nostra terra ora è giusta e pietosa.

Sarpedonte: Tu credi, Ippòloco? Credi che basti averla uccisa?

Nostro padre - lo posso chiamare così - dovrebbe saperlo. Eppure è triste come un dio - come un dio derelitto e canuto, e attraversa campagne e paludi parlando a quei morti.

Ippòloco: Ma che cosa gli manca, che cosa?

Sarpedonte: Gli manca il braccio che l’ha uccisa. Gli manca l’orgoglio di Glauco e di Sisifo, proprio adesso che come i suoi padri è giunto al limite, alla fine. La loro audacia lo travaglia. Sa che mai più un’altra Chimera lo aspetterà in mezzo alle rupi. E chiama alla sfida gli dèi.

Ippòloco: Sono suo figlio, Sarpedonte, ma non capisco queste cose.

Sulla terra ormai fatta pietosa si dovrebbe invecchiare tranquilli.

In un giovane, quasi un ragazzo, come te Sarpedonte, capisco il tumulto del sangue. Ma solo in un giovane. Ma per cause onorate. E non mettersi contro gli dèi.

Sarpedonte: Ma lui sa cos’è un giovane e un vecchio. Ha veduto altri giorni. Ha veduto gli dèi, come noi ci vediamo. Narra cose terribili.

Ippòloco: Hai potuto ascoltarlo?

Sarpedonte: O Ippòloco, e chi non vorrebbe ascoltarlo? Bellerofonte ha visto cose che non accadono sovente.

Ippòloco: Lo so, Sarpedonte, lo so, ma quel mondo è passato.

Quand’ero bambino, le narrava anche a me.

Sarpedonte: Solamente che allora non parlava coi morti. A quel tempo eran favole.