Com’era ardente il suo bacio! Con quanta passione mi strinse al suo cuore che batteva spaventosamente! La prova era troppo audace per una romantica fedeltà che non deve essere mai ricambiata… Egli prende la chiave che, pensa, gli è stata inviata dalla regina, crede che l’amore l’abbia persuasa a questa follia, e viene, sì, viene… Crede che la sposa di Filippo abbia potuto prendere una decisione simile. Come potrebbe solo pensarlo, se non disponesse di prove che lo autorizzano a sperare? È chiaro come il sole: è ricambiato, perché lei lo ama! Dio del cielo, questa santa arde d’amore! Ma com’è abile! Io tremo, io vacillo davanti a quel sublime monumento elevato alla virtù! Si innalza vicino a me come un essere superiore e la sua magnificenza mi precipita nelle tenebre. Io ero mal disposta a concedere alla sua bellezza quella estatica quiete, estranea alle passioni che agitano le altre creature umane: la sua quiete era pura apparenza? Sedeva a due banchetti e si cibava di entrambi? Ostentava la celeste maschera della virtù ed assaporava in segreto l’intima soddisfazione del vizio? Questo è riuscita a compiere quella scaltra istriona e a restare impunita in mancanza di chi ne denunci l’infamia? Ah, per Dio, io l’adoravo, ma tutto ciò esige la vendetta! Il re deve essere informato del tradimento… il re? (Dopo un attimo di riflessione) Sì, è giusto… è questa la strada per giungere al suo orecchio. (Esce)
Scena decima
Una stanza del palazzo reale. Il duca d’Alba, padre Domingo.
DOMINGO
Cosa volevate dirmi?
ALBA
Oggi ho fatto una scoperta importante e vorrei da voi una spiegazione.
DOMINGO
Che scoperta? Di cosa parlate?
ALBA
Il principe Carlos ed io ci siamo incontrati oggi nell’anticamera della regina. Lui mi ha offeso, abbiamo perso il controllo, litigato aspramente e sguainato le spade. A quel fracasso, la regina ha aperto la porta di camera sua, si è intromessa tra noi e ha fissato il principe con uno sguardo da cui tralucevano fiducia e autorità. Bastò quell’occhiata, e il braccio piombò a terra irrigidito. Egli mi gettò le braccia al collo e d’impeto mi baciò sulle guance, prima di sparire.
DOMINGO (dopo una pausa)
Duca, tutto ciò autorizza il sospetto. Mi fate pensare a qualcosa… Confesso che anch’io nutro da tempo pensieri simili ai vostri, ma li negavo a me stesso senza farne parola ad anima viva. Ci sono amici ambigui, e lame a doppio taglio… che personalmente temo. È difficile distinguere tra gli uomini, ed è quasi impossibile scrutare nella profondità della loro mente: una parola sfuggita casualmente può offendere colui cui viene rivolta. Quindi ho sepolto il mio segreto attendendo che venisse il momento adatto per riportarlo alla luce. Rendere servizi di questo genere al re è un pericolo serio, duca: se si manca il bersaglio, il tiratore può ricevere il colpo in pieno viso… Sono pronto a giurare sull’Ostia che quanto affermo è la pura verità, eppure la mia certezza è poca cosa di fronte a un testimone, a una parola furtiva, a un pezzo di carta! È un’autentica maledizione vivere in terra di Spagna!
ALBA
Perché dite questo?
DOMINGO
In qualsiasi altra corte la passione si tradisce, prima o poi. Qui la severità delle leggi la limita gravemente, è difficile peccare per le regine spagnole e sfortunatamente proprio in questo luogo dove sarebbe molto facile sorprenderle.
ALBA
Ascoltate il resto: Carlos è stato oggi in udienza dal re. Un colloquio di un’ora nel corso del quale ha chiesto il governo delle Fiandre. Lo chiedeva a voce alta, con prepotenza: io, dallo studio, l’ho sentito e quando l’ho visto sulla porta mi sono accorto che stava piangendo. Ma, a mezzogiorno, dal suo viso irraggiava il trionfo: è felice che il re abbia scelto me al suo posto. Io lo ringrazio, ed egli mi confida che la situazione è cambiata e per il meglio. Egli non è mai stato capace di fingere: ditemi, allora, come si deve interpretare questa contraddizione? Il principe è lieto che io gli sia stato preferito, e il re mi accorda il suo favore con tutti i segni esteriori dell’ira. Cosa devo credere? A mio avviso, questo incarico è più simile a un esilio che a un favore regale!
DOMINGO
Siamo a questo punto? Un attimo è stato sufficiente ad annientare ciò che abbiamo pazientemente edificato per anni? E voi riuscite a non perdere la calma? Lo conoscete bene questo giovane? Potete prevedere ciò che accadrà a voi e a me quando conquisterà il potere? Il principe… Io non sono suo nemico: altre preoccupazioni minacciano la mia quiete. Il trono, Dio e la sua chiesa mi tengono costantemente occupato. Ma l’infante (io lo conosco, io penetro nel suo spirito)… Toledo, ascoltatemi, egli coltiva un insano proposito, ossia quello, appena asceso al trono, di abolire la nostra santa religione. Il suo cuore palpita e s’infiamma per una nuova virtù che, arrogante e superba, afferma di bastare a se stessa e di non dovere assolutamente nulla alla fede. Egli pensa! Nella sua testa si è insinuato un altro sogno, egli adora l’uomo… ed io mi chiedo, duca, se sia adatto un giorno a regnare su di noi!
ALBA
Fantasmi! Forse si tratta solo dell’arroganza giovanile tipica di chi vuol sostenere un ruolo! Che altra scelta gli rimane? Non appena dovrà assoggettarsi a regnare, tutto svanirà d’improvviso.
DOMINGO
Ne dubito. Egli è fiero della sua libertà, e non tollera di sottomettersi a quella rigida disciplina che bisogna abbracciare se si vuole imporla agli altri. Un uomo simile sarà mai adatto a un trono come questo? Il suo inflessibile titanismo finirà per strappare in mille pezzi la delicata trama della nostra politica. Ho cercato inutilmente di indebolire quello spirito ostinato coi piaceri che offre il nostro tempo. Ha superato la prova… è terribile che dentro quel corpo esista uno spirito simile, e presto Filippo compirà sessant’anni…
ALBA
Il vostro sguardo si proietta nel futuro.
DOMINGO
Egli e la regina sono una cosa sola. E nel petto dell’uno e dell’altro, anche se ancora nascosto, serpeggia il veleno degli innovatori e molto presto, se non si interviene, il veleno siederà sul trono.
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