Riferite questo al re che vi ha mandato qui.
DOMINGO
Che mi ha mandato qui?
CARLOS
Proprio così. Oh, so fin troppo bene che qui a corte c’è abbondanza di traditori… so che cento occhi sono pagati per spiarmi, che re Filippo ha venduto suo figlio ai suoi servi più infidi, che ogni sillaba che gli viene riferita sul mio conto è pagata meglio di quanto sia mai stata compensata una buona azione. Io so… Basta! Non parliamo più di questo argomento. Il mio cuore trabocca, e ho parlato anche troppo.
DOMINGO
Il re vuol essere a Madrid prima del tramonto; la corte si sta già radunando. Principe, mi potete concedere di…
CARLOS
Benissimo. Vi seguirò. (Domingo esce. Dopo un attimo di pausa) Ti compiango, Filippo! Sei da compiangere più di tuo figlio! Già scorgo il velenoso dente del sospetto mordere a sangue la tua anima. La tua spaventosa curiosità non ti dà tregua, e anticipa la più terribile delle scoperte! In che eccesso di furore precipiterai quando l’avrai fatta!
Scena seconda
Carlos, il marchese di Posa.
CARLOS
Chi arriva? Cosa vedo? Dio del cielo! Il mio Rodrigo!
MARCHESE
Carlos, amico mio!
CARLOS
È mai possibile? È proprio vero? Non sto sognando? Sei tu? Oh, sì, sei tu! Ti stringo contro il mio petto, sento il tuo cuore che batte forte contro il mio. Oh, è tutto finito; fra le tue braccia il mio cuore infermo trova finalmente la pace. Chi ora mi stringe al petto è proprio il mio Rodrigo.
MARCHESE
Il vostro cuore infermo, avete detto infermo? Ma cosa è finito? E cosa doveva guarire? Effettivamente, sono assai sorpreso.
CARLOS
Cosa ti riporta indietro all’improvviso? A cosa devo questa sorpresa? E perché mi pongo una domanda simile? Divina Provvidenza, perdona a un uomo pazzo di gioia questa bestemmia; a chi, se non a te, nella Tua misericordia, ne sarei debitore? Tu sapevi che Carlos era privo di un angelo custode… e me l’hai mandato. E io sono ancora qui a pormi delle domande!
MARCHESE
Perdonate, caro principe, se rispondo ai vostri soprassalti di gioia con un certo smarrimento. Non mi aspettavo di trovare il figlio di Don Filippo in questo stato. Un fuoco innaturale vi arde le guance, e le vostre labbra tremano come se foste in preda alla febbre! Cosa devo credere, principe? Questo non è il giovane coraggioso a cui mi manda una nazione eroica, oppressa dal tiranno… Oggi, qui, io non sono nelle vesti di Rodrigo, non sono il compagno di giochi di Carlos bambino… No! Chi vi abbraccia è l’inviato dell’umanità che soffre, sono le province delle Fiandre che piangono sul vostro petto e implorano a gran voce da voi la salvezza. Quei paesi che amate tanto, vi saranno preclusi in eterno se Alba, il turpe sicario del fanatismo, piomberà su Bruxelles con le leggi spagnole. L’estrema speranza di quel nobile paese riposa intera sull’eroico nipote dell’imperatore Carlo, ma deflagrerà per sempre se il suo nobile cuore non sarà più in grado di battere per la causa dell’umanità.
CARLOS
Deflagrerà…
MARCHESE
Ahimè! Cosa debbo sentire!
CARLOS
Tu parli di tempi tramontati per sempre. Anch’io, un giorno, sognavo di un Carlos cui sentir pronunciare la parola «libertà» facesse scorrere il sangue ardentemente nelle vene… Ma ormai quel Carlos non esiste più. L’uomo che tu vedi qui, davanti a te, non è più il Carlos che ti ha detto addio ad Alcalà e che, ubriaco di sogni, coltivò l’ambiziosa speranza di divenire il fautore di una nuova età dell’oro per la Spagna! Oh, era puerile quel sogno, ma straordinariamente bello! Ora quel sogno è svanito.
MARCHESE
Un sogno? Si trattava soltanto di un sogno, principe?
CARLOS
Oh, mio solo amico, lascia che pianga qui, sul tuo petto, e che pianga tutte le mie lacrime! Non ho più nessuno al mondo, nessuno, capisci? Fin dove può giungere lo scettro del padre, fin dove le navi spagnole sventolano le loro bandiere, non c’è un luogo, non c’è un luogo al mondo dove possa liberarmi, come qui, delle lacrime che mi opprimono! Oh, Rodrigo, in nome di ciò che speriamo un giorno di ritrovare in cielo, ti supplico di non scacciarmi! (Il marchese, vinto dalla commozione, si china su di lui) Pensa che sia un povero orfano che la tua pietà ha raccolto ai piedi del trono. Io sono il figlio di un sovrano, e quindi ignoro cosa sia avere un padre! Se, come mi suggerisce il cuore, tu tra milioni di esseri umani sei stato scelto per comprendere il mio spirito, se è vero che la natura creatrice ha voluto riprodurre in Rodrigo un altro Carlos e ha stabilito che le nostre anime fin dal giorno della nascita vibrassero all’unisono, se una lacrima che placa il mio tormento ti è più cara del favore di un monarca…
MARCHESE
Mi è più cara di ogni cosa al mondo!
CARLOS
Sono caduto tanto in basso, sono diventato così povero, da essere costretto ad evocarti gli anni dell’infanzia, e a pregarti di estinguere i debiti, da tanto tempo dimenticati, che hai contratto quando eri ancora vestito da marinaio, quando io e te, dall’animo veemente e insaziabile, crescevamo uno accanto all’altro come fratelli, e il mio solo rammarico era quello di vedermi oscurato dalla tua intelligenza fino al giorno in cui decisi di amarti più di ogni cosa al mondo perché non avevo più il coraggio di competere con te! Allora cominciai a torturarti con mille affettuose intenzioni dimostrandoti il più tenace e appassionato amor fraterno che tu, orgoglioso d’animo, respingevi con insolita fermezza! A volte ti venivo accanto, ma tu non ci hai mai badato! Ero vicino a te, e piangevo tutte le mie lacrime quando tu ti stringevi al petto fanciulli più umili, e mi oltrepassavi senza accorgerti della mia presenza! «Perché solo loro?», esclamavo con improvvisa tristezza, «forse non ti amo anch’io?». Ma, allora, tu ti prosternavi ai miei piedi con fredda gravità e mormoravi «Ecco ciò che spetta al figlio del re!».
MARCHESE
Non evocate più, principe, queste memorie d’infanzia che mi fanno arrossire.
CARLOS
Non me lo meritavo. Tu potevi prenderti gioco del mio cuore, farlo a pezzi, senza riuscire a distoglierlo da te! Per tre volte tu hai respinto il principe, e tre volte di seguito egli tornò da te supplicandoti di amarlo, cercando di importi l’amore addirittura con la violenza! Poi il caso riuscì dove Carlos aveva tante volte inutilmente tentato. Una volta, mentre stavamo giocando, mia zia, la regina di Boemia, fu colpita agli occhi da un volano. Lei pensò di essere stata colpita intenzionalmente, si recò piangendo dal re e se ne lamentò aspramente. Tutta la gioventù del palazzo fu chiamata a svelare il nome del colpevole e il re giurò di punire in modo esemplare quell’atto indegno anche se si fosse trattato di suo figlio. In quel momento ti vidi nelle ultime file: tremavi! Così, all’improvviso, mi feci largo e, gettandomi ai piedi del re, gridai: «Sono stato io! Vendicati sul tuo stesso figlio!».
MARCHESE
Ah, cosa mi fate ricordare, principe!
CARLOS
La vendetta fu compiuta, sul tuo Carlos fu compiuta, davanti a tutta la corte che stava allibita a guardare. Io guardavo te e non piangevo, il dolore mi faceva stridere i denti ma nemmeno una lacrima mi usciva dagli occhi mentre il mio sangue regale scorreva tristemente al suolo sotto quei colpi atroci: ti guardavo e non piangevo! Allora tu mi sei venuto accanto e, singhiozzando, ti sei gettato ai miei piedi gridando: «Sì, il mio orgoglio è vinto! Quando sarai re, ti ricambierò il favore!».
MARCHESE (porgendogli la mano)
Sì, Carlos, ricambierò, voglio pagare a mia volta e confermare di nuovo, in questo momento, il voto che feci da bambino. Anche la mia ora sta per suonare…
CARLOS
È già suonata… in questo momento! Oh, non esitare! È giunto il momento in cui puoi estinguere il tuo debito. Io ho bisogno d’amore. Un orribile segreto mi strazia l’anima, e preme per uscire allo scoperto! Voglio leggere la mia sentenza di morte sui pallidi lineamenti del tuo volto. Ascolta e rabbrividisci, ma non rispondere nulla: io amo mia madre!
MARCHESE
Mio Dio!
CARLOS
No, non voglio che tu mi risparmi! Di’ ciò che pensi, grida che al mondo non c’è una infamia paragonabile alla mia, tanto so già cosa vuoi dirmi: il figlio ama la madre! Le consuetudini sociali, l’ordine della natura e la legge di Roma condannano questo amore, e le mie aspirazioni contrastano violentemente coi diritti di mio padre.
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