Lo so, ma io amo lo stesso! È una situazione che può condurre solo alla follia, o al patibolo. Amo, amo senza speranza… di un amore oltraggioso e infame… a rischio della vita e sopraffatto dall’angoscia. Io mi rendo conto di tutto questo, eppure continuo ad amare.

 

MARCHESE

La regina conosce il tuo amore?

 

CARLOS

Come potrei svelarglielo? È la sposa di Filippo, è la regina, e questo paese è la Spagna! Vegliata dalla gelosia paterna, isolata dalla più rigida etichetta; come avrei potuto avvicinarla senza testimoni? Sono trascorsi otto mesi infernali da quando il re mi richiamò dall’università… da allora sono condannato a vederla tutti i giorni e a rimanere assorto in silenzio. Sono otto mesi d’inferno, Rodrigo, che il fuoco mi strazia in petto e più di mille volte l’orribile confessione mi è salita alle labbra per tornare, umile e silenziosa, a rifugiarsi nel cuore! Oh, Rodrigo, potessi almeno per qualche minuto restare in sua compagnia da solo a solo!

 

MARCHESE

Dio mio, principe! E vostro padre?

 

CARLOS

Infelice! Perché me lo evochi davanti agli occhi? Parlami degli orrori che possono turbare la coscienza, ma non nominarmelo mai!

 

MARCHESE

Voi lo odiate.

 

CARLOS

No, io non lo odio! Ma solo a sentir pronunciare quel nome terribile sento un brivido e sono atterrito dai rimorsi che perseguitano l’assassino. Sono colpevole se un’educazione degna di uno schiavo ha torturato fin dall’infanzia il germe impalpabile dell’amore dentro il mio giovane petto? Avevo appena sei anni quando l’uomo terribile che dicevano fosse mio padre si offerse per la prima volta al mio sguardo: accadde un mattino in cui, come se nulla fosse, firmò una dopo l’altra quattro sentenze di morte. Dopo un mattino come quello, lo vidi solo ogni volta che mi si comminava una punizione esemplare… Mio Dio! Sto per essere sopraffatto dalla tristezza, cambiamo argomento, ti prego!

 

MARCHESE

No, principe, dovete parlare invece perché solo parlando il cuore oppresso trova conforto.

 

CARLOS

Spesso ho lottato contro me stesso! A mezzanotte, quando i miei guardiani dormivano, mi gettavo piangendo disperato davanti all’immagine della Vergine pregandola che mi concedesse un cuore e delle emozioni filiali, ma ogni volta mi sollevavo senza essere stato esaudito. Ahimè, Rodrigo! Rivelami questo segreto inviolabile della Provvidenza… Perché, tra migliaia di padri, proprio a me è toccato un padre come questo? E a lui, tra migliaia di figli migliori di me, è toccato questo figlio? La natura non avrebbe potuto produrre due caratteri più lontani e irriducibili di noi: come ha fatto a stringere in un vincolo sacro e inviolabile i due poli opposti del genere umano, lui e me? Destino orribile! Perché doveva avvenire una cosa simile? Perché dovevano condividere lo stesso oggetto d’amore due esseri umani tesi continuamente ad evitarsi? Ecco, Rodrigo, qui tu puoi toccare con mano due astri ostili che, nel corso dell’eternità, si sfiorano una sola volta, si scontrano descrivendo un’orbita vertiginosa, e poi si allontanano per sempre uno dall’altro per non incontrarsi più.

 

MARCHESE

Sento che qualcosa di fatale sta per accadere.

 

CARLOS

Anch’io, Rodrigo. Gli incubi più paurosi mi assalgono come furie infernali. Il mio spirito oscilla ed esita tra orribili propositi e la mia intelligenza, infelice e acuta, striscia tra i labirinti vacui dei sofismi fermandosi atterrita sul ciglio del precipizio… Oh, Rodrigo, se potessi scordarmi che è mio padre… dal tuo sguardo pallido ed esangue vedo che hai capito… se me ne scordassi, ripeto, cosa conterebbe per me il re?

 

MARCHESE (dopo un attimo di pausa)

Posso rivolgere una preghiera al mio Carlos? Qualunque cosa vogliate fare, giuratemi che non la farete senza il vostro amico. Me lo giurate?

 

CARLOS

Ti prometto tutto ciò che ti intima il tuo amore per me: mi abbandono interamente tra le tue braccia.

 

MARCHESE

Pare che il re debba tornare presto a Madrid. C’è poco tempo e, se volete parlare alla regina, questo può accadere solo ad Aranjuez. Il luogo isolato, e la libertà che si può godere nel silenzio della campagna, può favorire…

 

CARLOS

Lo speravo, ma inutilmente!

 

MARCHESE

Non è detto. Vado subito a inginocchiarmi ai suoi piedi. Se in Spagna è rimasta la stessa donna che era alla corte di Enrico, troverò in lei una franca disponibilità. Se leggerò nel suo sguardo qualcosa che può autorizzare le speranze di Carlos, se accetta il colloquio, e ci si riesce a liberare delle dame di corte…

 

CARLOS

Sono quasi tutte dalla mia parte. Soprattutto la Mondecar mi guarda con un affetto particolare, a causa di suo figlio che è un mio paggio.

 

MARCHESE

Benissimo! Non allontanatevi, principe, ed apparite subito non appena vi farò cenno.

 

CARLOS

Sì, sì… sbrigati, allora!

 

MARCHESE

Non perdo un momento. Ci vedremo là, principe.

 

Scena terza

 

 

La corte della regina ad Aranjuez. Un tranquillo luogo campestre, solcato da un viale e delimitato dal palazzo della regina. La regina, la duchessa di Olivarez, la principessa d’Eboli, la marchesa di Mondecar. Tutte queste dame giungono lungo il viale.

 

REGINA (alla marchesa)

Mondecar, vi prego, state sempre al mio fianco: per tutta la mattina la principessa mi tormenta con la sua allegria contagiosa. Sapete, non riesce a nascondere la felicità di lasciare la campagna!

 

PRINCIPESSA

Non lo nego, Maestà. Rivedrò Madrid con immenso piacere.

 

MONDECAR

Credete che per la nostra sovrana non sia lo stesso? Lasciate con rammarico Aranjuez?

 

REGINA

Mi accomiato con dolore da questa bella campagna! Questo è il mio mondo. Ho eletto da tempo questo luogo a soggiorno prediletto del mio cuore: qui la natura campestre mi rivolge il suo saluto, è l’amica degli anni della gioventù! Qui ritrovo l’atmosfera dei giochi infantili, e sento quasi il respiro, il balsamo della mia Francia! Non addebitatemelo come una colpa: abbiamo tutti nostalgia della patria.

 

PRINCIPESSA

Ma com’è cupo, solitario e triste questo luogo! Sembra di essere alla Trappa!

 

REGINA

No, per me è il contrario. A me Madrid sembra spenta e lugubre. Ma qual è l’opinione della duchessa?

 

OLIVAREZ

La mia opinione, Maestà, è che da quando esiste la casa regnante in Spagna si trascorre un mese qui, un mese al Prado e l’inverno alla capitale.

 

REGINA

Avete ragione, duchessa. Lo sapete, vero, che ho rinunciato da molto tempo a discutere con voi.

 

MONDECAR

Madrid sarà particolarmente animata: si sta allestendo la Plaza Mayor per una corrida, e ci è stato promesso un autodafé…

 

REGINA

Promesso? È la mia cara Mondecar a dichiararlo?

 

MONDECAR

Perché no? In fondo vediamo bruciare degli eretici.

 

REGINA

Spero che la mia Eboli sia di tutt’altro parere.

 

PRINCIPESSA

Io? Maestà, vi supplico, non consideratemi una cristiana meno meritevole della marchesa di Mondecar.

 

REGINA

Ahimè! Mi scordo sempre il luogo in cui mi trovo… Cambiamo argomento! Stavamo parlando della campagna, mi pare. Il mese è trascorso con una rapidità impressionante, mi ero ripromessa una vera felicità da un soggiorno come questo, ma non ho trovato ciò che speravo. Accade così con qualsiasi speranza? Eppure non riesco a mettere a fuoco il desiderio che non ho potuto realizzare.

 

OLIVAREZ

Principessa d’Eboli, non ci avete ancora confidato se Gomez è autorizzato a sperare, e se vi festeggeremo presto come sua sposa!

 

REGINA

Avete ragione, duchessa, è un fatto cui bisogna pensare. (Alla principessa d’Eboli) Mi pregano di intercedere presso di voi. Ma è questo che volete? L’uomo cui concederò la mano della mia Eboli dev’essere un gentiluomo.

 

OLIVAREZ

Lo è, Maestà! Un autentico gentiluomo che gode il favore del nostro amato sovrano.

 

REGINA

Allora è un uomo felice.