Il forte spirito…
MARCHESE
Io comprendo, Sire, quale infimo concetto, basso e vile voi avete della dignità umana dal momento che, nelle parole di un uomo libero, voi non scorgete altro che il linguaggio dell’adulatore, e ritengo di sapere come tutto ciò sia potuto accadere: è stata colpa degli uomini che vi ci hanno obbligato, che hanno rinunciato liberamente alla propria dignità, che volontariamente si sono collocati sull’ultimo gradino, che terrorizzati fuggono davanti allo spettro della loro intima grandezza, che privilegiano la loro miseria, che ornano di una incommensurabile viltà le proprie catene e chiamano virtù il fatto stesso di portarle! Così vi è stato presentato il mondo! Così era stato lasciato in eredità al vostro grande padre. Come avete potuto avere stima degli uomini così spaventosamente mutilati?
RE
In queste parole c’è qualcosa di vero.
MARCHESE
Che peccato! Quando avete preso l’uomo dalle mani del Creatore, e lo avete tramutato in qualcosa del tutto personale e poi a questa creatura di foggia completamente nuova avete offerto voi stesso come Dio, in un punto vi siete sbagliato: perché siete rimasto un uomo, un uomo creato da Dio, e avete continuato a desiderare e a soffrire come un semplice mortale. Voi sentite la necessità di rendere qualcuno partecipe dei vostri sentimenti, mentre di fronte a un Dio si può solo tremare e pregare, offrirgli dei sacrifici! O infelice scambio di ruoli! Orribile sovvertimento della natura! Se avete degradato a tal punto i princìpi ordinatori della natura umana, chi potrà accanto a voi delibarne la squisita armonia?
RE (tra sé)
Per Dio, egli mi legge fino in fondo all’anima!
MARCHESE
Per voi questo sacrificio è del tutto insignificante. Per questo siete un esemplare assolutamente unico nel suo genere, e a questo prezzo siete un dio. Sarebbe orribile se le cose non stessero così, se per il prezzo che vi è costato non aveste avuto nulla in cambio, se la felicità vilipesa di milioni di esseri umani non avesse avuto nessuna conseguenza! Se la libertà che avete distrutto fosse l’unica cosa che potrebbe esaudire l’immensità del vostro desiderio? Sire, vi prego, concedetemi di ritirarmi. Questo argomento mi trascina, il cuore mi trabocca, ed è troppo forte il desiderio vedendomi davanti il solo uomo cui vorrei confidarlo.
(Entra il conte di Lerma e mormora sottovoce al re alcune parole. Filippo gli fa cenno di ritirarsi, e rimane seduto nello stesso atteggiamento di prima)
RE (dopo che Lerma è uscito)
Proseguite.
MARCHESE (dopo un attimo di pausa)
Io sento, Sire, tutta l’importanza di…
RE
Proseguite! Voi avete da confidarmi qualcosa d’altro.
MARCHESE
Sire! Sono appena tornato dal Brabante e dalle Fiandre, delle province così ricche e fiorenti! Un popolo grande e coraggioso, un popolo di buon carattere: ho pensato che essere padre di un popolo simile dovesse conferire prerogative divine! Ed ecco che, col piede, venni a cozzare contro ossa umane ridotte in cenere… (Tace. Guarda fisso il re che tenta di sostenere il suo sguardo, ma pieno d’impaccio non riesce ad affrontarlo e china il capo) Avete ragione: non potevate esimervi. Ma il fatto che riusciate a compiere ciò che avete stabilito di dover compiere, questo - ve lo confesso - mi ha paurosamente stupito. Peccato che il martire sopraffatto dal suo stesso sangue non sia in grado di cantare le lodi del suo carnefice, e peccato soprattutto che siano sempre gli uomini, e non esseri di gran lunga superiori, coloro cui è affidato il compito di tramandare la storia del mondo! Secoli più dolci e soavi si sostituiscono ormai ai duri tempi di Filippo, e trascinano dietro a loro una saggezza più umana: allora la felicità del suddito uguaglierà la nobiltà del principe, lo Stato risparmierà la vita dei suoi figli e la Necessità assumerà un volto umano.
RE
E voi credete che questa nuova felice era avrebbe la possibilità concreta di realizzarsi se avessi vacillato dal terrore di fronte alla maledizione di questo? Guardatevi attorno nella mia Spagna! Qui la felicità del suddito ha luogo in una pace colma di serenità e si tratta della stessa pace che io riservo ai fiamminghi.
MARCHESE (rapidamente)
La pace di un camposanto! E voi sperate di portare a termine ciò che avete cominciato? Sperate di ritardare questa evoluzione in corso, la piena fioritura di un cristianesimo che sta per ringiovanire il mondo? Voi, unico in tutta Europa, volete scagliarvi contro il destino che, nel suo vorticoso turbine, procede instancabile e gettare tra i suoi raggi il vostro braccio, il misero braccio di un individuo? Non ce la farete. Già migliaia di esseri umani, lieti della loro miseria, hanno lasciato i vostri Stati. I sudditi che avete perduto per motivi religiosi erano i migliori. Elisabetta spalanca le sue braccia come una madre ad accogliere gli esuli, e l’Inghilterra grazie alle capacità del nostro paese cresce e si afferma. Abbandonata dall’attività dei neocristiani, Granada è ormai deserta e con gioia l’Europa assiste allo spettacolo della sua nemica che si dissangua delle sue stesse ferite. (Il re è commosso, Posa se ne accorge e gli si avvicina) Volete costruire in vista dell’eternità o seminare la morte? Un’opera così freddamente pianificata non riuscirà a sopravvivere al suo creatore. Avete edificato per l’ingratitudine, vi siete opposto inutilmente alle leggi di natura, avete sacrificato a una vana opera distruttiva la vostra nobile vita! L’uomo ha un’essenza superiore a quella che gli attribuite, l’uomo spezzerà le catene del suo lungo sonno, e chiederà a gran voce che i suoi sacri diritti vengano rispettati. E inciderà il vostro nome accanto ai nomi di Nerone e di Busiri. E questo mi addolora, perché eravate un uomo generoso.
RE
Su cosa basate la vostra certezza?
MARCHESE (con foga)
Sì, per l’Onnipotente! Sì, lo ripeto. Restituiteci ciò che ci avete sottratto! Fate che la felicità umana si riversi dalla vostra cornucopia ed agite con spirito realmente generoso, come un animo nobile! Fate che i grandi spiriti crescano nei vostri regni, ridateci ciò che ci avete tolto, e diventate, tra milioni di re, un autentico sovrano! (Gli si accosta coraggiosamente, e lo percuote con occhi ardenti di furore) Oh, se l’eloquenza di tutti gli uomini che stanno vivendo questo momento solenne potesse radunarsi tutta quanta e prorompere dalle mie labbra! E il raggio che brilla in fondo ai loro occhi potesse alzarsi in alta e pura fiamma! Rigettate per sempre il culto idolatra che ci distrugge! E tramutatevi ai nostri occhi nell’immagine della Verità e dell’Eternità! Vi rendete conto che non è mai accaduto che un essere umano abbia potuto disporre di simili elementi per destinarli a un uso divino? Tutti i monarchi europei rendono omaggio al nome della Spagna, capitanate i sovrani d’Europa: un solo tratto della vostra penna, e l’Europa di nuovo sarà creata. Concedete la libertà di pensiero… (Si getta ai suoi piedi)
RE (stupito, volta il capo dal lato opposto, poi fissa di nuovo il marchese)
Eccentrico sognatore! Alzatevi, io…
MARCHESE
Osservate attorno a voi dispiegarsi meravigliosa la Natura! Si fonda sulla libertà, e la libertà contribuisce alla sua ricchezza! Il Creatore scaglia il verme dentro la goccia d’acqua e lascia che l’arbitrio regni indisturbato nei regni estinti della putrefazione… Com’è piccola e misera, in paragone, la vostra creazione! Lo stormire di una foglia turba il Signore della Cristianità… Voi dovete tremare di fronte a qualsiasi virtù! Egli, per non sconvolgere l’incantevole apparizione della libertà, sceglie che il male con tutto ciò che di orribile si trascina dietro si scateni nell’universo da lui creato, egli ha deciso di non mostrarsi e il Creatore si nasconde sotto il velo immutabile delle leggi di natura. L’ateo ha il potere di scorgerle, e non Lui. «A cosa serve un Dio?», si domanda, «il mondo basta a se stesso». Mentre invece nulla quanto l’isolata imprecazione dell’ateo, nessuna profonda orazione lo onora più di questo dubbio.
RE
E voi vorreste riproporre questo divino modello tra i poveri sudditi dei miei Stati?
MARCHESE
Voi siete in grado di farlo. Chi, se non voi? Dedicate solennemente alla felicità dei popoli quel potere regale che finora ha servito solo gli interessi del trono! Ripristinate la nobiltà umana che è andata perduta! Il suddito torni ad essere il fine supremo del regno, com’era stato in passato! E nessun dovere limiti il suo raggio d’azione, tranne i reciproci doveri dei suoi fratelli! Solo quando l’uomo, restituito alla sua naturale dignità, recupera la coscienza del proprio valore, solo quando tornano a fiorire le alte e nobili virtù della libertà, solo allora, Sire, quando avrete tramutato la Spagna nel regno più felice del mondo, allora dominare il mondo diverrà il vostro unico compito!
RE (dopo una lunga pausa)
Vi ho lasciato parlare fino in fondo… Comprendo benissimo che nel vostro cervello il mondo assuma un’immagine ben diversa da quella che si presenta negli altri uomini, e per questo io stesso mi rifiuto di sottoporvi alla stessa unità di misura cui sottopongo gli altri. Io sono il primo cui voi avete schiuso le vostre più intime concezioni del mondo: lo credo, lo so. Ma proprio in considerazione di quella censura che vi ha finora costretto a non svelare delle opinioni espresse con tanto impeto, in considerazione di questa umile e saggia tutela, io ho deciso di dimenticare, mio giovane amico, di esserne venuto a conoscenza e di come me ne avete reso partecipe. Alzatevi. Voglio oppormi non come sovrano, ma come uomo anziano al giovane che con tanta foga è passato oltre i limiti consentiti. Lo voglio perché così voglio… Quindi, persino il veleno nelle nature ben disposte può tramutarsi in un elemento positivo… Ma evitate la mia Inquisizione, sarei addolorato se…
MARCHESE
Davvero? Ne sareste addolorato?
RE (perduto nella contemplazione)
Non ho mai visto un uomo simile… No, no, marchese, voi siete ingiusto con me. Non sono, non voglio diventare un Nerone! Non voglio esserlo nei vostri confronti.
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