Ho invece nutrito quella passione, che non consideravo deleteria. Il mondo è libero di giudicare come crede: io non ho nessun rimpianto, e il cuore non mi muove nessuna accusa. Io scorgevo la vita dove altri scorgevano solo la morte, e in quella fiamma che non dava adito a nessuna promessa, io intravvidi fin dal principio il raggio dorato della speranza! Volevo condurlo alla perfezione, elevarlo alla pura, all’eccelsa bellezza: nella vita mortale non c’erano immagini di tale sublime altezza, la lingua non disponeva di parole adatte… ed allora io lo rivolsi a questo, ed ogni mia iniziativa fu rivolta a illustrargli il suo amore!

 

REGINA

Marchese, il vostro amico riempiva talmente il vostro spirito che, perso in lui, finiste per scordare me. Mi ritenevate tanto priva di femminilità quando mi avete definita il suo angelo custode e, alle sue armi, avete aggiunto la virtù? Certo non avete mai pensato che è un grave pericolo per il nostro cuore rivestire la passione di un nome simile!

 

MARCHESE

Per tutte le donne; ma non per una! Su quell’una io giuro! O forse provate vergogna dell’ambizione più eccelsa, quella di ispirare virtù eroiche? Cosa importa a re Filippo se la sua apoteosi all’Escorial ispira il senso sublime dell’eterno al pittore che la ammira? E la soave armonia latente nelle corde dello strumento appartiene forse a chi l’ha comprato e veglia, completamente sordo, sul suo acquisto? Quell’uomo ha comprato il diritto di annientarlo, ma non l’arte di suscitare quel suono argenteo e di nutrirsi della sublime dolcezza della sua melodia! La verità è stata creata per il saggio, la bellezza per la sensibilità del cuore, e l’una e l’altra si appartengono. Nessun vile pregiudizio potrà mai minacciare la mia incrollabile fiducia. Promettetemi di amarlo per sempre di un amore eterno e fedele, e che nessun falso eroismo o vili rinunce o improvvisi timori ve ne distoglieranno! Me lo promettete, me lo giurate su questa mano, mia regina?

 

REGINA

Il mio cuore, ve lo prometto, sarà sempre e soltanto il giudice del mio amore.

 

MARCHESE (ritraendo la mano)

Adesso posso morire in pace, il mio compito è finito. (S’inchina alla regina e si avvia all’uscita)

 

REGINA (seguendolo con gli occhi)

Ve ne andate, marchese, senza dirmi quando ci rivedremo?

 

MARCHESE (torna indietro, ma distogliendo il viso)

Oh, certo! Ci rivedremo.

 

REGINA

Vi ho compreso, Posa. Vi ho capito benissimo. Perché l’avete fatto?

 

MARCHESE

O lui o io.

 

REGINA

No! No! Vi siete gettato a capofitto in questa azione, che chiamate sublime! Non mentite, vi conosco. Da molto tempo voi bramavate di compierla. Che si spezzino più di mille cuori, a voi che importa una volta che avete appagato il vostro orgoglio? Oh, adesso imparo finalmente a conoscervi! Voi andavate solo in cerca dell’ammirazione.

 

MARCHESE (colpito, tra sé)

No! A questo non ero preparato.

 

REGINA (dopo un attimo di pausa)

Marchese! Non c’è nessuna via di scampo?

 

MARCHESE

Nessuna.

 

REGINA

Nessuna? Nemmeno con la mia mediazione? Riflettete, proprio nessuna?

 

MARCHESE

Nemmeno con la vostra mediazione.

 

REGINA

Mi conoscete solo in parte. Sono coraggiosa.

 

MARCHESE

Lo so.

 

REGINA

Allora non c’è via di scampo?

 

MARCHESE

No, nessuna.

 

REGINA (lo lascia coprendosi il viso)

Andate! Non ho più stima di nessuno.

 

MARCHESE (inginocchiandosi davanti a lei, con viva emozione)

Mia regina! Dio mio, com’è bella la vita!

 

(Si rialza e si allontana in fretta. La regina entra nelle sue stanze)

 

Scena ventiduesima

 

 

Anticamera del re. Il duca d’Alba e padre Domingo passeggiano nervosamente l’uno lontano dall’altro in silenzio. Il conte di Lerma esce dallo studio del re. Poi Don Raimondo di Taxis, ministro delle poste.

 

LERMA

Non si è visto il marchese?

 

ALBA

Non ancora. (Lerma vuole rientrare)

 

TAXIS (entrando)

Conte di Lerma, annunciatemi!

 

LERMA

Il re non c’è per nessuno.

 

TAXIS

Ditegli che devo parlargli. È una cosa della massima importanza per Sua Maestà. Su, fate presto, non c’è tempo da perdere!

 

(Lerma entra nello studio del re)

 

ALBA (avvicinandosi al ministro delle poste)

Caro Taxis, abituatevi ad aver pazienza. Voi non parlerete al re…

 

TAXIS

No? E si può sapere perché?

 

ALBA

Perché era meglio chiedere preventivamente il permesso al cavaliere di Posa che tiene prigionieri padre e figlio.

 

TAXIS

Come? Di Posa? Benissimo! È proprio lui che mi ha consegnato questa lettera.

 

ALBA

Una lettera? Che lettera?

 

TAXIS

Quella che avrei dovuto inviare a Bruxelles…

 

ALBA (attento)

Bruxelles?

 

TAXIS

E che porto invece al re.

 

ALBA

Bruxelles! Avete sentito, cappellano? A Bruxelles!

 

DOMINGO (avvicinandosi)

Una cosa che fa pensare.

 

TAXIS

E con quanta ansia, e con che fare circospetto mi è stato raccomandata!

 

DOMINGO

Con ansia, avete detto?

 

ALBA

A chi è indirizzata?

 

TAXIS

Al principe di Nassau e Orange.

 

ALBA

A Guglielmo? Cappellano! Questo è tradimento.

 

DOMINGO

E cosa potrebbe essere? Sì, questa lettera dev’essere immediatamente consegnata al re. La vostra dedizione al servizio di Sua Maestà è degna di lode.

 

TAXIS

Reverendo padre, io ho fatto solo il mio dovere.

 

ALBA

E avete fatto bene.

 

LERMA (esce dallo studio. Al ministro delle poste)

Il re vuole parlarvi. (Taxis entra) Il marchese non è ancora arrivato?

 

DOMINGO

Lo cercano dappertutto.

 

ALBA

Inaudito, stranissimo caso! Il principe è prigioniero di Stato, e nemmeno il re sa per quale ragione?

 

DOMINGO

Non è nemmeno venuto a riferirgli il motivo?

 

ALBA

Come ha reagito il re?

 

LERMA

Il re non ha detto una parola. (Rumori dallo studio)

 

ALBA

Cosa c’è adesso? Tacete!

 

TAXIS (uscendo dallo studio)

Conte di Lerma!

 

(Entrambi entrano)

 

ALBA (a Domingo)

Cosa accade?

 

DOMINGO

Che tono terrorizzato! Se quella lettera intercettata… Non prevedo niente di buono, duca.

 

ALBA

Lerma è stato convocato! Eppure il re sa benissimo che in anticamera ci siamo voi ed io!

 

DOMINGO

La nostra epoca è finita ormai.

 

ALBA

Non sono più l’uomo davanti a cui si spalancava ogni porta? Come è cambiato tutto intorno a me, che differenza…

 

DOMINGO (si è avvicinato in punta di piedi alla porta dello studio e si è messo ad origliare)

Ascolta!

 

ALBA (dopo una breve pausa)

Tutto è silenzioso… Si sente il loro respiro.

 

DOMINGO

La doppia tenda soffoca il suono.

 

ALBA

Allontaniamoci! Viene qualcuno.

 

DOMINGO (scostandosi dalla porta)

Ho l’impressione che qualcosa di solenne e di misterioso aleggi attorno a me, come se in un attimo si decidesse un grande destino.

 

Scena ventitreesima

 

 

I precedenti. Entrano il principe di Parma, i duchi di Feria e di Medina Sidonia ed altri Grandi.

 

PARMA

Si può parlare al re?

 

ALBA

No.

 

PARMA

No? Chi c’è da lui?

 

FERIA

Il marchese di Posa, non è vero?

 

ALBA

Lo stiamo aspettando.

 

PARMA

Siamo appena arrivati da Saragozza. Madrid è in preda al terrore. Allora è proprio vero?

 

DOMINGO

Sì, ahimè.

 

FERIA

È vero? È stato arrestato da quel cavaliere di Malta?

 

ALBA

Sì, è così.

 

PARMA

Perché? Cos’è successo?

 

ALBA

Perché? Non lo sa nessuno tranne Sua Maestà e il marchese di Posa.

 

PARMA

Senza aver convocato le Cortes del regno?

 

FERIA

Guai a chi ha partecipato a questo complotto contro lo Stato.

 

ALBA

Guai a lui! Lo dico anch’io.

 

MEDINA SIDONIA

E anch’io.

 

GLI ALTRI GRANDI

E noi tutti.

 

ALBA

Chi mi segue nello studio? Vado a gettarmi ai piedi del re.

 

LERMA (uscendo bruscamente dallo studio)

Duca d’Alba!

 

DOMINGO

Finalmente! Dio sia lodato!

 

(Alba entra in fretta)

 

LERMA (ansante, molto scosso)

Se arrivasse il cavaliere di Malta, il re non è solo, lo farà chiamare…

 

DOMINGO (a Lerma, mentre tutti con estrema curiosità lo incalzano da tutte le parti)

Conte, cos’è accaduto? Siete pallido come un morto.

 

LERMA (che vuole andarsene)

È una cosa infernale!

 

PARMA e FERIA

Cosa? Cosa?

 

MEDINA SIDONIA

Cosa fa il re?

 

DOMINGO (contemporaneamente)

Infernale? Ma cosa?

 

LERMA

Il re ha pianto.

 

DOMINGO

Ha pianto!

 

TUTTI (all’unisono, sgomenti e affranti)

Il re ha pianto!

 

(Si sente suonare un campanello dallo studio. Il conte di Lerma si affretta ad entrare)

 

DOMINGO (lo segue e tenta di trattenerlo)

Conte, ancora una parola… Se n’è andato! E noi restiamo qui ammutoliti dal terrore.

 

Scena ventiquattresima

 

 

La principessa d’Eboli, il duca di Feria, il duca di Medina Sidonia, il principe di Parma, padre Domingo e altri Grandi.

 

EBOLI (correndo, fuori di sé)

Dov’è il re? Dove? Devo parlargli. (Al duca di Feria) Duca, portatemi da lui.

 

FERIA

Il re è impegnato in affari d’estrema importanza. Nessuno può entrare.

 

EBOLI

Sta firmando l’orribile sentenza? L’hanno ingannato, gli porterò le prove che l’hanno ingannato!

 

DOMINGO (rivolgendole da lontano un cenno significativo)

Principessa d’Eboli!

 

EBOLI (avvicinandosi a lui)

Ci siete anche voi, prete? Bene! Ho proprio bisogno di voi.