(Taxis entra) Il marchese non è ancora arrivato?

 

DOMINGO

Lo cercano dappertutto.

 

ALBA

Inaudito, stranissimo caso! Il principe è prigioniero di Stato, e nemmeno il re sa per quale ragione?

 

DOMINGO

Non è nemmeno venuto a riferirgli il motivo?

 

ALBA

Come ha reagito il re?

 

LERMA

Il re non ha detto una parola. (Rumori dallo studio)

 

ALBA

Cosa c’è adesso? Tacete!

 

TAXIS (uscendo dallo studio)

Conte di Lerma!

 

(Entrambi entrano)

 

ALBA (a Domingo)

Cosa accade?

 

DOMINGO

Che tono terrorizzato! Se quella lettera intercettata… Non prevedo niente di buono, duca.

 

ALBA

Lerma è stato convocato! Eppure il re sa benissimo che in anticamera ci siamo voi ed io!

 

DOMINGO

La nostra epoca è finita ormai.

 

ALBA

Non sono più l’uomo davanti a cui si spalancava ogni porta? Come è cambiato tutto intorno a me, che differenza…

 

DOMINGO (si è avvicinato in punta di piedi alla porta dello studio e si è messo ad origliare)

Ascolta!

 

ALBA (dopo una breve pausa)

Tutto è silenzioso… Si sente il loro respiro.

 

DOMINGO

La doppia tenda soffoca il suono.

 

ALBA

Allontaniamoci! Viene qualcuno.

 

DOMINGO (scostandosi dalla porta)

Ho l’impressione che qualcosa di solenne e di misterioso aleggi attorno a me, come se in un attimo si decidesse un grande destino.

 

Scena ventitreesima

 

 

I precedenti. Entrano il principe di Parma, i duchi di Feria e di Medina Sidonia ed altri Grandi.

 

PARMA

Si può parlare al re?

 

ALBA

No.

 

PARMA

No? Chi c’è da lui?

 

FERIA

Il marchese di Posa, non è vero?

 

ALBA

Lo stiamo aspettando.

 

PARMA

Siamo appena arrivati da Saragozza. Madrid è in preda al terrore. Allora è proprio vero?

 

DOMINGO

Sì, ahimè.

 

FERIA

È vero? È stato arrestato da quel cavaliere di Malta?

 

ALBA

Sì, è così.

 

PARMA

Perché? Cos’è successo?

 

ALBA

Perché? Non lo sa nessuno tranne Sua Maestà e il marchese di Posa.

 

PARMA

Senza aver convocato le Cortes del regno?

 

FERIA

Guai a chi ha partecipato a questo complotto contro lo Stato.

 

ALBA

Guai a lui! Lo dico anch’io.

 

MEDINA SIDONIA

E anch’io.

 

GLI ALTRI GRANDI

E noi tutti.

 

ALBA

Chi mi segue nello studio? Vado a gettarmi ai piedi del re.

 

LERMA (uscendo bruscamente dallo studio)

Duca d’Alba!

 

DOMINGO

Finalmente! Dio sia lodato!

 

(Alba entra in fretta)

 

LERMA (ansante, molto scosso)

Se arrivasse il cavaliere di Malta, il re non è solo, lo farà chiamare…

 

DOMINGO (a Lerma, mentre tutti con estrema curiosità lo incalzano da tutte le parti)

Conte, cos’è accaduto? Siete pallido come un morto.

 

LERMA (che vuole andarsene)

È una cosa infernale!

 

PARMA e FERIA

Cosa? Cosa?

 

MEDINA SIDONIA

Cosa fa il re?

 

DOMINGO (contemporaneamente)

Infernale? Ma cosa?

 

LERMA

Il re ha pianto.

 

DOMINGO

Ha pianto!

 

TUTTI (all’unisono, sgomenti e affranti)

Il re ha pianto!

 

(Si sente suonare un campanello dallo studio. Il conte di Lerma si affretta ad entrare)

 

DOMINGO (lo segue e tenta di trattenerlo)

Conte, ancora una parola… Se n’è andato! E noi restiamo qui ammutoliti dal terrore.

 

Scena ventiquattresima

 

 

La principessa d’Eboli, il duca di Feria, il duca di Medina Sidonia, il principe di Parma, padre Domingo e altri Grandi.

 

EBOLI (correndo, fuori di sé)

Dov’è il re? Dove? Devo parlargli. (Al duca di Feria) Duca, portatemi da lui.

 

FERIA

Il re è impegnato in affari d’estrema importanza. Nessuno può entrare.

 

EBOLI

Sta firmando l’orribile sentenza? L’hanno ingannato, gli porterò le prove che l’hanno ingannato!

 

DOMINGO (rivolgendole da lontano un cenno significativo)

Principessa d’Eboli!

 

EBOLI (avvicinandosi a lui)

Ci siete anche voi, prete? Bene! Ho proprio bisogno di voi. Sosterrete la mia tesi. (Lo prende per mano e tenta di trascinarlo con sé nello studio)

 

DOMINGO

Io? Siete padrona di voi stessa, principessa?

 

FERIA

Fermatevi. In questo momento il re non vi ascolterà.

 

EBOLI

Mi deve ascoltare. Deve ascoltare la verità. La verità! Fosse dieci volte un Dio!

 

DOMINGO

Via! Via! Voi rischiate di perdere tutto! Fermatevi.

 

EBOLI

Uomo, sei tu a dover tremare davanti all’ira del tuo idolo! Io non corro nessun rischio.

 

(Mentre corre in direzione dello studio, il duca d’Alba esce a precipizio)

 

ALBA (gli brillano gli occhi, cammina con aria di trionfo. Corre verso Domingo e lo abbraccia)

Fate suonare il Te Deum in tutte le chiese. La vittoria è nostra.

 

DOMINGO

Nostra?

 

ALBA (a Domingo e agli altri Grandi)

Andiamo tutti dal re. Avrete presto altre notizie di me.

 

ATTO QUINTO

 

 

 

Una stanza nel palazzo reale, divisa da un cancello di ferro da un gran cortile dove marciano le sentinelle.

 

 

Scena prima

 

 

(Don Carlos, seduto a un tavolo, col capo appoggiato alle braccia come se dormisse. In fondo alla stanza alcuni ufficiali della guardia, rinchiusi con lui. Il marchese di Posa entra senza essere scorto da lui, e confabula sottovoce con gli ufficiali che escono subito. Si avvicina a Don Carlos e lo contempla tristemente, in silenzio, per qualche minuto e alla fine fa un movimento che lo risveglia dal suo sopore)

 

(Carlos si alza, si accorge della presenza del marchese e trasale spaventato. Lo guarda a lungo con gli occhi sbarrati e si passa una mano sulla fronte come se cercasse di ricordare qualcosa)

 

MARCHESE

Carlos, sono io.

 

CARLOS (dandogli la mano)

Vieni ancora a trovarmi! Un gesto nobile da parte tua.

 

MARCHESE

Ho pensato che potevi aver bisogno del tuo amico.

 

CARLOS

Davvero? Lo pensavi davvero? Ah, questo mi dà molta gioia, un’infinita gioia. Ah, lo sapevo che mi volevi ancora bene.

 

MARCHESE

Io merito la tua fiducia.

 

CARLOS

Non è vero? Oh, noi ci comprendiamo fino in fondo. Mi fa piacere. Questa gentilezza, questa cortesia ed elevatezza di sentire si addicono alle grandi anime come la tua e la mia. È probabile che una delle mie aspirazioni fosse ingiusta e prematura, ma non è un buon motivo perché tu, per questo, rigettassi in blocco anche quelle giuste. La virtù può essere inflessibile, ma non può tramutarsi in qualcosa di implacabile e disumano… Dev’esserti costata molto! Sono assolutamente certo che il tuo cuore tenero ha sanguinato parecchio quando hai adornato di fiori la tua vittima per condurla all’altare.

 

MARCHESE

Carlos! Cosa vuoi dire?

 

CARLOS

Tu porterai a termine ciò che io avrei dovuto fare e non ho potuto… Tu darai agli spagnoli quell’età dell’oro che hanno invano sperato da me. Per me è finita, finita per sempre. Tu l’hai compreso… Oh, quell’amore spaventoso ha trascinato orribilmente con sé i fiori e le gemme del mio spirito, ed io sono morto alle tue grandi speranze. La Provvidenza o la pura fatalità mettono il re sulla tua strada, ed egli è tuo a prezzo del mio segreto, e tu puoi tramutarti nel suo buon angelo. Per me non c’è più scampo, ma forse ce n’è ancora per la Spagna… Ah, non posso maledire nulla, proprio nulla, se non la mia colpevole cecità di non aver compreso fino a questo momento che tu, nella tua grandezza, sei capace di una tenerezza infinita!

 

MARCHESE

No! Non avevo previsto questo… non avevo previsto che la generosità di un amico potesse superare persino le sottigliezze e la solerzia dell’ingegno! Il mio edificio si sgretola… avevo dimenticato il tuo cuore.

 

CARLOS

Tuttavia, se fossi riuscito ad evitare a lei una simile sorte, te ne sarei stato immensamente grato! Non potevo sopportarlo da solo? Perché doveva proprio essere lei la seconda vittima? Ma adesso basta! Non voglio soffocarti con le mie rimostranze! Che importanza ha la regina per te? Tu ami forse la regina? La tua integrità morale dev’essere costretta a scendere a patti con le piccole pene del mio amore? Perdonami! Sono stato ingiusto.

 

MARCHESE

Lo sei. Ma non per ciò che mi rimproveri.