Il re mi ha offerto il suo cuore, mi ha chiamato figlio… io possiedo il suo sigillo, e i suoi Alba non contano più niente! (S’interrompe e guarda un istante la regina in silenzio) Voi piangete, oh anima diletta, io conosco questo pianto! È la gioia che ve lo fa versare! Ma, tutto ormai è finito! O Carlos o io. La scelta è stata breve e tremenda. Uno di noi era condannato, ed io voglio essere quello… sì, io… non chiedetemi nient’altro.
REGINA
Solo adesso comincio a capirvi. Cos’avete fatto, sciagurato?
MARCHESE
Ho sacrificato due insignificanti ore del tramonto per far risplendere una magnifica giornata d’estate. Io lascio il re: cosa posso essere per il re? Su quel suolo arido e incolto non crescono più le rose! Il destino dell’Europa matura tra le mani del mio grande amico. A lui io lascio in eredità la Spagna! Fino a quel momento sanguini pure sotto lo scettro di Filippo! Ma guai a lui e guai a me se dovessi pentirmi e giungessi alla conclusione d’aver imboccato la strada peggiore… Ma non è possibile! Conosco il mio Carlos: e questo non accadrà. Voi, mia regina, ne sarete responsabile! (Dopo un attimo di pausa) Io ho visto nascere questo amore, ho visto questa infelice passione prendere radici nel suo cuore. Allora potevo efficacemente contrastarlo, e non l’ho fatto. Ho invece nutrito quella passione, che non consideravo deleteria. Il mondo è libero di giudicare come crede: io non ho nessun rimpianto, e il cuore non mi muove nessuna accusa. Io scorgevo la vita dove altri scorgevano solo la morte, e in quella fiamma che non dava adito a nessuna promessa, io intravvidi fin dal principio il raggio dorato della speranza! Volevo condurlo alla perfezione, elevarlo alla pura, all’eccelsa bellezza: nella vita mortale non c’erano immagini di tale sublime altezza, la lingua non disponeva di parole adatte… ed allora io lo rivolsi a questo, ed ogni mia iniziativa fu rivolta a illustrargli il suo amore!
REGINA
Marchese, il vostro amico riempiva talmente il vostro spirito che, perso in lui, finiste per scordare me. Mi ritenevate tanto priva di femminilità quando mi avete definita il suo angelo custode e, alle sue armi, avete aggiunto la virtù? Certo non avete mai pensato che è un grave pericolo per il nostro cuore rivestire la passione di un nome simile!
MARCHESE
Per tutte le donne; ma non per una! Su quell’una io giuro! O forse provate vergogna dell’ambizione più eccelsa, quella di ispirare virtù eroiche? Cosa importa a re Filippo se la sua apoteosi all’Escorial ispira il senso sublime dell’eterno al pittore che la ammira? E la soave armonia latente nelle corde dello strumento appartiene forse a chi l’ha comprato e veglia, completamente sordo, sul suo acquisto? Quell’uomo ha comprato il diritto di annientarlo, ma non l’arte di suscitare quel suono argenteo e di nutrirsi della sublime dolcezza della sua melodia! La verità è stata creata per il saggio, la bellezza per la sensibilità del cuore, e l’una e l’altra si appartengono. Nessun vile pregiudizio potrà mai minacciare la mia incrollabile fiducia. Promettetemi di amarlo per sempre di un amore eterno e fedele, e che nessun falso eroismo o vili rinunce o improvvisi timori ve ne distoglieranno! Me lo promettete, me lo giurate su questa mano, mia regina?
REGINA
Il mio cuore, ve lo prometto, sarà sempre e soltanto il giudice del mio amore.
MARCHESE (ritraendo la mano)
Adesso posso morire in pace, il mio compito è finito. (S’inchina alla regina e si avvia all’uscita)
REGINA (seguendolo con gli occhi)
Ve ne andate, marchese, senza dirmi quando ci rivedremo?
MARCHESE (torna indietro, ma distogliendo il viso)
Oh, certo! Ci rivedremo.
REGINA
Vi ho compreso, Posa. Vi ho capito benissimo. Perché l’avete fatto?
MARCHESE
O lui o io.
REGINA
No! No! Vi siete gettato a capofitto in questa azione, che chiamate sublime! Non mentite, vi conosco. Da molto tempo voi bramavate di compierla. Che si spezzino più di mille cuori, a voi che importa una volta che avete appagato il vostro orgoglio? Oh, adesso imparo finalmente a conoscervi! Voi andavate solo in cerca dell’ammirazione.
MARCHESE (colpito, tra sé)
No! A questo non ero preparato.
REGINA (dopo un attimo di pausa)
Marchese! Non c’è nessuna via di scampo?
MARCHESE
Nessuna.
REGINA
Nessuna? Nemmeno con la mia mediazione? Riflettete, proprio nessuna?
MARCHESE
Nemmeno con la vostra mediazione.
REGINA
Mi conoscete solo in parte. Sono coraggiosa.
MARCHESE
Lo so.
REGINA
Allora non c’è via di scampo?
MARCHESE
No, nessuna.
REGINA (lo lascia coprendosi il viso)
Andate! Non ho più stima di nessuno.
MARCHESE (inginocchiandosi davanti a lei, con viva emozione)
Mia regina! Dio mio, com’è bella la vita!
(Si rialza e si allontana in fretta. La regina entra nelle sue stanze)
Scena ventiduesima
Anticamera del re. Il duca d’Alba e padre Domingo passeggiano nervosamente l’uno lontano dall’altro in silenzio. Il conte di Lerma esce dallo studio del re. Poi Don Raimondo di Taxis, ministro delle poste.
LERMA
Non si è visto il marchese?
ALBA
Non ancora. (Lerma vuole rientrare)
TAXIS (entrando)
Conte di Lerma, annunciatemi!
LERMA
Il re non c’è per nessuno.
TAXIS
Ditegli che devo parlargli. È una cosa della massima importanza per Sua Maestà. Su, fate presto, non c’è tempo da perdere!
(Lerma entra nello studio del re)
ALBA (avvicinandosi al ministro delle poste)
Caro Taxis, abituatevi ad aver pazienza. Voi non parlerete al re…
TAXIS
No? E si può sapere perché?
ALBA
Perché era meglio chiedere preventivamente il permesso al cavaliere di Posa che tiene prigionieri padre e figlio.
TAXIS
Come? Di Posa? Benissimo! È proprio lui che mi ha consegnato questa lettera.
ALBA
Una lettera? Che lettera?
TAXIS
Quella che avrei dovuto inviare a Bruxelles…
ALBA (attento)
Bruxelles?
TAXIS
E che porto invece al re.
ALBA
Bruxelles! Avete sentito, cappellano? A Bruxelles!
DOMINGO (avvicinandosi)
Una cosa che fa pensare.
TAXIS
E con quanta ansia, e con che fare circospetto mi è stato raccomandata!
DOMINGO
Con ansia, avete detto?
ALBA
A chi è indirizzata?
TAXIS
Al principe di Nassau e Orange.
ALBA
A Guglielmo? Cappellano! Questo è tradimento.
DOMINGO
E cosa potrebbe essere? Sì, questa lettera dev’essere immediatamente consegnata al re. La vostra dedizione al servizio di Sua Maestà è degna di lode.
TAXIS
Reverendo padre, io ho fatto solo il mio dovere.
ALBA
E avete fatto bene.
LERMA (esce dallo studio. Al ministro delle poste)
Il re vuole parlarvi.
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