“Vostro padre ha già completamente usufruito del reddito derivante dalla parrocchia questo mese. Sto quindi già elargendo il denaro della quota successiva, ma è probabile che l’inverno sarà molto rigido, e non possiamo esentarci dall’aiutare quella povera gente”.
“Oh, madre, invero dobbiamo fare tutto il possibile” disse Margaret con passione, non pensando all’imprudenza di quelle azioni, ma avendo a cuore soltanto il fatto che sarebbero state compiute per l’ultima volta.
“Vi sentite male, mia cara?” chiese la Signora Hale con ansia, non riuscendo a comprendere la preoccupazione di Margaret, come se temesse di non rivedere più quei luoghi e quella gente. “Siete così pallida e stanca. Certamente quest’aria umida è malsana oltre ogni dubbio”.
“No – no mamma, non è quello: l’aria è deliziosa. C’è odore di freschezza, fragranza pura in confronto alla fumosità di Harley Street. Ma è vero che sono stanca: sicuramente desidero coricarmi”.
“Non manca molto – sono le nove e mezza. Ma forse è meglio se andate a letto adesso, cara. Fatevi preparare da Dixon un po’ di farinata. Verrò a trovarvi appena sarete in camera. Temo che abbiate preso freddo; o respirato troppa aria cattiva di quei laghetti pestilenziali”.
“Oh, mamma” disse Margaret, sorridendo debolmente e baciandola, “mi sento bene – non preoccupatevi per me, sono soltanto un po’ stanca”.
Margaret salì al piano di sopra. Per accontentare sua madre, si fece preparare una scodella piena zeppa di farinata. Se ne stava sdraiata mollemente sul letto, quando la Signora Hale s’avvicinò per porle qualche domanda e per darle un ultimo bacio, prima di raggiungere la propria camera da letto. Ma appena sentì chiudere la porta, Margaret saltò fuori dal letto, si tolse la vestaglia, e cominciò a camminare su e giù per la stanza, fino a quando lo scricchiolio d’una delle tavole del pavimento le ricordò che non doveva fare alcun rumore. Allora andò a rannicchiarsi davanti alla piccola finestra. Si ricordò di quella stessa mattina; appena sveglia aveva guardato fuori, e il suo cuore aveva danzato nel vedere le luci chiare che riflettevano sulla torre della chiesa, facendo presagire una bellissima e soleggiata giornata. Mentre quella sera – soltanto dieci ore dopo – era rannicchiata lì, così piena di dolore da non riuscire neanche a piangere, un dolore così freddo, che sembrava aver distrutto la giovinezza e la gioia nel suo cuore, per non farle tornare mai più. La visita del Signor Henry Lennox – la sua proposta – adesso le sembravano un sogno, qualcosa di lontano dalla sua vita reale. La dura verità era che suo padre aveva permesso ai propri dubbi di sopraffarlo, trasformandolo in un reietto, e tutti i cambiamenti conseguenti avrebbero indubbiamente creato un’infinità di scocciature e problemi.
Guardò fuori, oltre le linee grigie scure della torre della chiesa, la piazza si trovava al centro della sua visuale, immersa in un profondo blu notte, e sentiva che avrebbe potuto guardare quel luogo per sempre, anche se allo scandire del tempo che passava, lo sentiva più lontano, e senza alcun segno di Dio. Così le sembrava in quel momento, la terra era più desolata del solito, come cinta da una cupola di ferro, dietro la quale da qualche parte si doveva trovare la pace e l’incancellabile gloria dell’Onnipotente: quei profondi spazi infiniti, in loro vi era ancora serenità, e questo le sembrava un beffardo controsenso – ripensando a coloro che tanto soffrivano in quella terra; e in quel momento desiderava soltanto salire in quello splendore infinito di vastità e perdersi, - perdersi per sempre , fino a raggiungere Dio.
In quello stato d’animo suo padre andò a parlarle. La luce della luna era abbastanza forte per fargli intravedere sua figlia in un posto e in un atteggiamento insoliti. S’avvicinò a lei e le toccò la spalla, per informarla della sua presenza.
“Margaret, ho sentito che eravate salita in camera. Sono venuto a chiedervi di pregare con me – di recitare il Padre Nostro, vedrete che esso porterà conforto a entrambi”.
Il Signor Hale e Margaret s’inginocchiarono davanti alla finestra – e con gli sguardi rivolti in alto, si prostrarono umilmente. Dio era lì, vicino a loro, che ascoltava le parole sussurrate di suo padre. Suo padre poteva anche essere considerato un eretico; ma forse lei, fino a cinque minuti prima, non era divorata dai dubbi, dimostrandosi più scettica di lui? Margaret non disse una parola, ma s’infilò a letto appena suo padre lasciò la stanza, come una bambina che si vergognava delle proprie colpe. Se il mondo era pieno di scetticismo, lei voleva credere, si domandava soltanto quale sarebbe stato il passo successivo. Il Signor Lennox – la sua visita, la sua proposta – il modo in cui era stato duramente messo da parte dagli eventi successivi del giorno – ossessionarono i suoi sogni quella notte. Sognò che lui si stava arrampicando sull’alto albero per recuperarle la cuffietta: era caduto, e lei stava lottando disperatamente per salvarlo, ma era come trattenuta da una mano potente e invisibile. Lui era morto. Poi, la scena cambiò, si ritrovò nel salotto di Harley Street, e parlava con lui del passato, avendo per tutto il tempo la consapevolezza d’averlo visto morire in quella terribile caduta.
Notte miserabile e senza riposo! Pessimo inizio del nuovo giorno! Margaret si svegliò di soprassalto, per niente riposata, con l’amara consapevolezza che la realtà era assai peggiore dei suoi sogni inquieti. Tutto le tornò alla memoria; non solo il dolore, ma soprattutto il malcontento provocato dal dolore.
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