Sembrava un gentiluomo perfetto nel suo cappotto piuttosto logoro e nel suo cappello perfettamente indossato. Margaret era orgogliosa di suo padre; provava sempre una tenera fierezza per come riusciva a impressionare favorevolmente ogni forestiero; con uno sguardo rapido osservò il suo volto, e nuovamente vi trovò tracce di qualche preoccupazione insolita, che ancora non se n’era andata.
Il Signor Hale chiese il permesso di guardare i loro bozzetti.
“Penso che avete dipinto la paglia in un tono troppo scuro, non vi pare?” disse rivolto a Margaret, tendendo la mano al Signor Lennox, trattenendola per un attimo, non di più.
“No, papà! Non direi. Tutte le cose appaiono più scure dopo la pioggia, non è così?” domandò lei, facendo capolino dietro la sua spalla, mentre lui osservava le figure nel disegno del Signor Lennox.
“Si, davvero somiglianti. L’espressione e la postura sono fondamentali. Sembra proprio di vedere il povero vecchio Isaac, con la sua schiena dolorante. Cosa c’è appeso al ramo dell’albero? Sicuramente non è un nido d’uccello”.
“Oh no! Quella è la mia cuffietta. Non riesco mai a disegnare con la cuffietta in testa, rende la mia testa così calda!” sorrise Margaret. “Mi domando se sarei in grado di fare un ritratto. Vi sono così tante persone qui che vorrei disegnare”.
“Devo dire che quando si desidera molto qualcosa, si riesce sempre” affermò il Signor Lennox. “Ho grande fiducia nel potere della volontà. Io stesso credo d’essere riuscito abbastanza bene nel dipingere voi”. Il Signor Hale li aveva preceduti in casa, mentre Margaret si soffermò a cogliere delle rose, con cui adornare il suo abito per il pranzo.
“Una normale ragazza di Londra avrebbe capito subito il significato implicito di quel discorso” pensò il Signor Lennox. “Avrebbe riflettuto su ogni allusione espressa da un giovane uomo sui propri pensieri come un riferimento a lei. Ma non credo che Margaret abbia capito. – Fermatevi! Esclamò lui, “lasciate che vi aiuti” e raccolse per lei alcune rose vellutate che si trovavano troppo in alto perché lei vi arrivasse; ne custodì due che pose nel suo fiore all’occhiello, poi la congedò, contenta e felice d’organizzare i suoi abbellimenti.
La conversazione durante il pranzo scorse tranquilla e piacevole. C’erano molte domande da porre da entrambe le parti – riguardanti le ultime informazioni che ciascuno aveva dei movimenti della Signora Shaw in Italia; parlarono della semplicità senza pretese della vita nella canonica e di Helstone, ma il Signor Lennox aveva dimenticato il piccolo sentimento di delusione che aveva provato in un primo momento, e si ricordò che Margaret gli aveva effettivamente raccontato la pura verità, quando gli aveva descritto la canonica di suo padre come una dimora molto piccola.
“Margaret, figlia mia, si potrebbe raccogliere delle pere per i nostri dessert” suggerì il Signor Hale, con il tono ospitale d’una bottiglia appena stappata e messa sul tavolo.
La Signora Hale s’allarmò. Suo marito si stava comportando come se fosse stata un’abitudine improvvisare i dessert nella canonica; se solo il Signor Hale avesse guardato dietro di lui, avrebbe visto i biscotti e la marmellata, tutti disposti in ordine sulla credenza. Ma l’idea delle pere aveva preso possesso della mente del Signor Hale, e non avrebbe desistito facilmente.
“Vi sono dei peri vicini al muro meridionale, che sono più buoni di qualsiasi frutto straniero o delle marmellate. Margaret sareste così gentile da andare a raccoglierne alcuni?”.
“Propongo d’addentrarci nel giardino e di mangiarle lì” disse il Signor Lennox. “Non vi è nulla di così delizioso come addentare la frutta croccante, succosa, calda e profumata del sole. L’unico inconveniente potrebbe derivare dalle api, che sono abbastanza impudenti da impedircelo, ma ne usciremo vittoriosi e assaggeremo con piacere il nostro premio”.
Il Signor Lennox seguì Margaret, che era appena scomparsa dietro la finestra; attese solo un momento il permesso dalla Signora Hale per congedarsi. Lei aveva desiderato che il pranzo si svolgesse in modo corretto, e tutto si era svolto senza intoppi fino a quel momento; lei e Dixon avevano tirato fuori i cristalli, come si addiceva alla sorella della vedova del Generale Shaw, ma il Signor Hale fu troppo rapido con quell’uscita infelice, e lei non poté fare altro che annuire.
“Io mi armerò d’un coltello” disse il Signor Hale. “I tempi d’addentare la frutta in modo così primitivo come il Signor Lennox ha descritto, sono finiti per me! Devo tagliarla e sbucciarla prima di poterla mangiare!”.
Margaret come contenitore per le pere usò una foglia di barbabietola rossa, sulla quale gettò i frutti marroni dorati. Il Signor Lennox era più interessato a lei che alle pere; ma suo padre, poco incline ad abbandonare l’ora d’ansia che era stata scalzata da quei piacevoli momenti, scelse con grazia il frutto più maturo, e s’appartò in una panchina del giardino, per godere del frutto in solitudine. Margaret e il Signor Lennox passeggiarono lungo il piccolo terreno sotto la parete Sud, dove le api ronzavano rumorose e lavoravano alacremente nei loro alveari.
“Che vita perfetta sembrate avere qui! Mi sono sempre sentito piuttosto sprezzante verso la poesia finora, nel leggere quei versi: “La mia capanna accanto alla collina” e cose del genere: ma temo che la verità sia che non sono nient’altro che un viziato londinese. Ora sento che tutti i miei duri anni di studio nel diritto, potrebbero essere ampiamente ripagati da un anno di vita così squisita e serena come questa – con questi cieli! Gridò guardando su – con queste foglie cremisi e ambra, e la natura perfetta anche nell’immobilità” disse, indicando alcuni alberi nell’immensa foresta, che circondavano il giardino come fosse stato un nido.
“Vi prego di ricordare che i nostri cieli non sono sempre azzurri come adesso. Abbiamo le piogge, e le foglie cadono e s’inzuppano: anche se penso che Helstone sia il posto più perfetto del mondo. Ricordatevi piuttosto come avete disprezzato la mia descrizione di esso quella sera in Harley Street: “Un villaggio da fiaba”.
“Disprezzato, Margaret, è una parola esagerata”.
“Forse lo è. So che avrei dovuto raccontarvi il modo d’impiegare le mie giornate, e voi – come posso esprimermi? – Avete parlato irrispettosamente di Helstone, come d’un villaggio da fiaba”.
“Non accadrà mai più” egli rispose, calorosamente. Poi tornarono verso la canonica.
“Margaret, vorrei quasi…” si fermò esitando.
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