Era così insolito vedere quell’uomo esitare, un avvocato così sicuro di sé, che Margaret lo guardò, in un leggero stato interrogatorio di meraviglia; ma durò un istante – v’era qualcosa in lui che lei non riusciva a capire – ma desiderò tornare da sua madre – e suo padre – ovunque fossero, pur d’allontanarsi immediatamente da lui, perché aveva la sensazione che stava per dirle qualcosa, e che non avrebbe saputo cosa rispondere. Per un attimo il suo forte orgoglio vinse l’agitazione improvvisa, e sperò che lui non l’avesse percepita. Naturalmente lei avrebbe risposto con le dovute maniere; ma era così triste e spregevole sentirsi obbligata all’ascolto di qualsiasi discorso, e non poter mettere semplicemente fine ad esso con dignità. 

“Margaret” sospirò lui, cogliendola di sorpresa, prendendole improvvisamente la mano, in modo che lei fosse costretta a fermarsi e ascoltare, disprezzando se stessa per l’incessante martellare del suo cuore per tutto il tempo; “Margaret, ditemi che Helstone non vi piace così tanto -  e che non siete perfettamente serena e felice qui. Ho sperato che in questi tre mesi rimpiangevate Londra – e gli amici che avete lasciato lì, almeno un po’ – abbastanza da rendervi le mie parole più liete (adesso era tranquilla, ma fermamente decisa a districare la mano dalla sua presa) dette da chi non ha molto da offrirvi, è vero – nessuna prospettiva certa per il futuro – ma che vi ama, Margaret, quasi suo malgrado. Margaret vi ho forse spaventata? Parlate!”. Lui vide le labbra di lei tremare, quasi come se stesse per piangere. Fece un grande sforzo per restare calmo, sapeva che lei non avrebbe risposto finché non fosse riuscita a dominare completamente la sua voce, e poi disse: “Sono sorpresa. Non sapevo che tenevate così tanto a me. Vi ho sempre visto come un amico, e per favore, preferirei continuare a vedervi così. Non mi piace che mi parliate come avete fatto, e non posso rispondere come desiderate. Sono davvero dispiaciuta se vi sto contrariando”.

“Margaret” insistette lui, guardandola negli occhi, incontrando il suo sguardo aperto, che esprimeva la massima buona fede e la riluttanza nel causargli dolore. “Forse…” – stava per dire: – “Amate qualcun altro?” ma pensò che quella domanda sarebbe stata un insulto alla serenità di quegli occhi. “Perdonatemi se sono stato troppo diretto. Mi dispiace. Solo lasciatemi una speranza. Datemi il conforto d’assicurarmi che non vi è nessun altro che potrebbe…” ma ancora una volta si fermò. Non riusciva a finire la frase. Margaret rimproverava sé stessa per essere la causa di tanta angoscia.

“Ah! Come potete avere queste idee in testa! Ho avuto sempre piacere nel pensarvi come un buon amico!”.

“Ma posso sperare o no, Margaret, che un giorno potreste pensare a me come a un compagno? Non ancora, lo capisco – non v’è fretta – ma forse tra qualche tempo…”.

Lei rimase in silenzio per un minuto o due, cercando di capire la verità nel suo cuore prima di rispondere, poi disse: “Ho sempre pensato a voi come a un amico. Mi piace pensarvi così; e sono certa che non riuscirei mai a pensarvi in nessun altro modo. Pregate per dimenticare tutta questa (sgradevole, stava per dire, ma si fermò) conversazione che abbiamo avuto”.

Egli aspettò prima di rispondere. Poi, ritrovando nella voce la sua abituale freddezza, rispose: “Certamente, visto che i vostri sentimenti sono così decisi, e che questa conversazione è stata evidentemente spiacevole per voi, sarà meglio dimenticarla. Questo sarà semplice in teoria, un eccellente piano per dimenticare tutto ciò che è doloroso, anche se sarà difficile per me, metterlo in pratica”.

“Siete irritato” notò lei dispiaciuta; “come posso aiutarvi?”.

Sembrava così addolorata mentre pronunciava quelle parole, che lui dimenticò per un attimo la cocente delusione e rispose più allegramente, ma sempre con un po’ di durezza nel tono della voce: “Si dovrebbero fare assegni per la mortificazione, non solo per l’amore, Margaret, ma per un uomo a cui è stato negato il romanticismo in generale – alcuni mi definiscono prudente e mondano – e devo ammettere d’essere stato catapultato fuori dalle mie abitudini dalla forza della passione – ma non parleremo mai più di questo”; nell’impeto delle sue parole però riaffiorarono tutti i sentimenti più profondi e devoti della sua natura, e solo con un enorme sforzo li represse. “Mi consolerò passando il tempo a disprezzare la mia follia! Un avvocato che si strugge al pensiero del matrimonio!”.

Margaret non poté replicare a quelle affermazioni. Il tono di lui l’aveva infastidita. Erano nuovamente emersi tutti i punti di differenza che talvolta l’avevano indispettita quando lui era ancora un uomo piacevole, il suo amico preferito, la persona che riusciva a capirla meglio di tutti gli altri in Harley Street. Sentiva una punta di disprezzo mista al dolore per averlo rifiutato. Le sue ampie e morbide labbra si erano arricciate in un leggero disprezzo. Fu una fortuna, appena ebbero finito il giro del giardino, d’essere improvvisamente raggiunti dal Signor Hale, del quale entrambi si erano completamente dimenticati. Non aveva ancora finito di mangiare la pera, ma l’aveva sbucciata interamente, formando con la buccia una lunga striscia luccicante, con la quale giocava deliberatamente. A Margaret tornò alla memoria la storia del Re orientale, che al comando del mago aveva immerso la testa in una bacinella d’acqua, e in quell’istante gli venne permesso di vedere la sua intera vita.