Giambi ed epodi

Giambi ed epodi

di Giosue Carducci

Letteratura italiana Einaudi Edizione di riferimento:

Giambi e Epodi e Rime Nuove, Edizione Nazio-nale delle opere, Zanichelli, Bologna 1942

Letteratura italiana Einaudi Sommario

Prologo

2

Libro I

I

Agli amici della valle tiberina 4

II

Meminisse horret

7

III

Per eduardo corazzini

9

IV

Nel vigesimo anniversario

16

V

Il cesarismo

20

VI

Per Giuseppe Monti

22

I

Torpido fra la nebbia ed increscioso II

E pur tu sei canuto: e pur la vita 24

III

Meglio cosí! Sangue de i morti, affretta 25

VII

Heu Pudor!

28

I

Mènte chi dice ch’ove il core avvampa 28

II

No. Vanni Fucci in faccia a Dio rubava 28

III

Da le tombe del pian che aprile infiora 29

VIII Le nozze Del mare

30

IX

Via Ugo Bassi

32

X

Onomastico

33

XI

La Consulta Araldica

34

XII Nostri Santi e nostri morti 36

XIII In morte di Giovanni Cairoli 37

XIV Per le nozze di Cesare Parenzo 42

XV

Ripresa

46

I

Avanti, avanti, o sauro destrier de la canzone! 46

Letteratura italiana Einaudi Sommario

II

Ahi, da’ primi anni, o gloria, nascosi del mio cuore

47

III

Avanti, avanti, o indomito destrier de gl’inni alato!

48

Libro II

XVI

A Certi censori

51

XVII

Per il lxxviii anniversario 55

XVIII

Per Vincenzo Caldesi

58

XIX

Oblii

60

XX

Io triumphe!

62

XXI

Versaglia

64

XXII

Canto dell’Italia

67

XXIII

Giuseppe Mazzini

70

XXIV

Alla morte di Giuseppe Mazzini XXV

A un Heiniano d’Italia

73

XXVI

Per il quinto anniversario 75

XXVII A messer cante Gabrielli da Gubbio 77

XXVIII La Sacra di Enrico quinto 78

XXIX

A proposito del processo Fadda 82

I

Da i gradi alti del circo ammantellati 82

II

Voi sgretolate, o belle, i pasticcini 83

XXX

Il canto dell’amore

84

iv

Letteratura italiana Einaudi GIAMBI ED EPODI

1867-1879

1

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi PROLOGO

No, non son morto. Dietro me cadavere Lasciai la prima vita. Sopra i vólti Che m’arrideano impallidîr le rose, Moriro i sogni de la prima età.

I miei piú santi amori io gli ho sepolti, 5

Sepolti ho nel mio cuore i desii sterili.

Ad altri le ghirlande glorïose E i tuoi premii divini, o Libertà.

O Lete, o Lete, la tua pia corrente 10

Sol dunque ne l’inferno o in eden è?

Fiorisce sol nel verso il pio nepente Ond’Elena infondea le tazze a i re?

Io vo’ fuggir del turbine co ’l volo Dove una torre ruinata so: 15

Là come lupo ne la notte solo Io co ’l vento e co ’l mare ululerò.

Ululerò le lugubri memorie Che mi fasciano l’alma di dolore, 20

Ululerò gl’insonni accidiosi Tedi che fuman da la guasta età, Invidïando il rorido fulgore De’ miei giovani sogni e i desii splendidi De le infrante catene e gli animosi 25

Vostri richiami, o Gloria, o Libertà.

Tutto che questo mondo falso adora Co ’l verso audace lo schiaffeggerò: Ei mi tese le frodi in su l’aurora, A mezzogiorno io le calpesterò.

30

Che se i delúbri crollano e i tempietti Ove l’ideal vostro, o vulghi, sta, Che importa a me? Non fo madrigaletti Che voi mitriate d’immortalità.

2

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Oh, pria ch’io giaccia, altri e piú forti e fulgidi 35

Colpi da l’arco liberar vogl’io, E su le penne de gli ardenti strali Mandare io voglio il vampeggiante cor.

Chi sa che su dal ciel la Musa o Dio Non l’accolga sanando e sovra il torpido 40

Padule de l’oblio non gli dia l’ali Da rivolare a gli sperati amor?

Giugno 1871

3

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi LIBRO I

I.

agli amici della valle tiberina Pur da queste serene erme pendici D’altra vita al rumor ritornerò; Ma nel memore petto, o nuovi amici, Un desio dolce e mesto io porterò.

Tua verde valle ed il bel colle aprico 5

Sempre, o Bulcian, mi pungerà d’amor; Bulciano, albergo di baroni antico, Or di libere menti e d’alti cor.

E tu che al cielo, Cerbaiol, riguardi Discendendo da i balzi d’Apennin, 10

Come gigante che svegliato tardi S’affretta in caccia e interroga il mattin, Tu ancor m’arridi. E, quando a i freschi venti Di su l’aride carte anelerà L’anima stanca, a voi, poggi fiorenti, 15

Balze austere e felici, a voi verrà.

Fiume famoso il breve piano inonda; Ama la vite i colli; e, a rimirar Dolce, fra verdi querce ecco la bionda Spiga in alto a l’alpestre aura ondeggiar.

20

De i vecchi prepotenti in su gli spaldi Pasce la vacca e mira lenta al pian; E de le torri, ostello di ribaldi, Crebbe l’utile casa al pio villan.

4

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Dove il bronzo de’ frati in su la sera 25

Solo rompeva, od accrescea, l’orror, Croscia il mulino, suona la gualchiera E la canzone del vendemmiator.

Coraggio, amici. Se di vive fonti Córse, tócco dal santo, il balzo alpin, 30

A voi saggi ed industri i patrii monti Iscaturiscan di fumoso vin; Del vin ch’edúca il forte suolo amico Di ferro e zolfo con natia virtú: Co ’l quale io libo al padre Tebro antico, 35

Al Tebro tolto al fin di servitú.

Fiume d’Italia, a le tue sacre rive Peregrin mossi con devoto amor Il tuo nume adorando, e de le dive Memorie l’ombra mi tremava in cor.

40

E pensai quando i tuoi clivi Tarconte Coronato pontefice salí,

E, fermo l’occhio nero a l’orizzonte, Di leggi e d’armi il popol suo partí; E quando la fatal prora d’Enea 45

Per tanto mar la foce tua cercò, E l’aureo scudo de la madre dea In su l’attonit’onde al sol raggiò; E quando Furio e l’arator d’Arpino, Imperador plebeo, tornava a te, 50

E coprivan l’altar capitolino Spoglie di galli e di tedeschi re.

Fiume d’Italia, e tu l’origin traggi Da questa Etruria ond’è ogni nostro onor; 5

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Ma, dove nasci tra gli ombrosi faggi, 55

L’agnel ti salta e túrbati il pastor.

Meglio così, che tra marmoree sponde Patir l’oltraggio de’ chercuti re, E con l’orgoglio de le tumid’onde L’orme lambire d’un crociato piè.

60

Volgon, fiume d’Italia, omai tropp’anni Che la vergogna dura: or via, non piú.

Ecco, un grido io ti do – Morte a’ tiranni –; Portalo, o fiume, a Ponte Milvio, tu.

Portal con suono ch’ogni suon confonda, 65

Portal con le procelle d’Apennin, Portalo, o fiume; e un’eco ti risponda Dal gran monte plebeo, da l’Aventin.

Tende l’orecchio Italia e il cenno aspetta: Allor chi fia che la vorrà infrenar?

70

Cento schiere di prodi a la vendetta Da le tue valli verran teco al mar.

Risplendi, o fausto giorno.