Ahi, se piú tardi, Romito e taumaturgo esser vorrò: Da la faccia de’ rei figli codardi 75

Ne le tombe de’ padri io fuggirò.

Con l’arti vo’ che cielo o inferno insegna Da questi monti il foco isprigionar, E fiamme in vece d’acqua a Roma indegna, Al Campidoglio vile io vo’ mandar.

80

Pieve Santo Stefano, 25 Agosto 1867.

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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi II.

meminisse horret

Sbarrate la soglia, chiudete ogni varco, Gittatemi intorno densissimo un vel!

D’orribile sogno mi preme l’incarco: Ho visto di giallo rifulgere il ciel.

Un lezzo nefando d’avello e di fogna 5

Uscia dal palagio che a fronte ci sta: Le vecchie campane sonavano a gogna Di Piero Capponi per l’ampia città, E giú da’ bei colli che a’ dí del cimento Tonavan la morte su ’l fulvo stranier 10

Un suon di letane scendea lento lento E pallide torme dicean – Miserer. –

Con giunte le mani prostrato il Ferruccio Al reo Maramaldo chiedeva mercé, E Gian de la Bella levato il cappuccio 15

Mostrava lo schiaffo che Berto gli diè.

E Dante Alighieri vestito da zanni Laggiú in Santa Croce facea ’l ciceron, Diceva – Signori, badatevi a’ panni!

Entrate, signori: voi siete i padron.

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Che importa se l’onta piú, meno, ci frutti?

Io sono poeta, né so mercantar.

Il ghetto d’Italia dischiuso è per tutti.

Al popol d’Italia chi un calcio vuol dar? –

E dietro una tomba vid’io Machiavello 25

De gli occhi ammiccare con un che passò 7

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi E dir sotto voce – Crin morbido e bello, Sen largo ha mia madre; né dice mai no.

Son fòri fulgenti di dorie colonne I talami aperti di sue voluttà: 30

Su ’l gran Campidoglio si scigne le gonne E nuda su l’urna di Scipio si dà.

Firenze, nei primi giorni di Nov. del 1867.

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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi III.

per eduardo corazzini

morto delle ferite

ricevute nella campagna romana del mdccclxvii.

Dunque d’Europa nel servil destino Tu il riso atroce e santo, O di Ferney signore, e, cittadino Tu di Ginevra, il pianto

Messaggeri inviaste, onde gioioso 5

Abbatté poi Parigi

E la nera Bastiglia e il radïoso Scettro di san Luigi;

Dunque, tra ’l ferro e ’l fuoco, al piano, al monte, Cantando in fieri accenti, 10

Co’ piedi scalzi e la vittoria in fronte E le bandiere a’ venti,

Vide il mondo passar le tue legioni, O repubblica altera,

E spazzare a sé innanzi altari e troni, 15

Come fior la bufera;

Perché, su via di sangue e di tenèbre Smarriti i figli tuoi

E mutata ad un’upupa funèbre L’aquila de gli eroi,

20

Là ne’ colli sabini, esercitati Dal piè de l’immortale

9

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Storia, tu distendessi i neri agguati, Masnadiera papale,

E, lui servendo che mentisce Iddio, 25

Francia, a le madri annose Tu spegnessi i figliuoli et il desio Di lor vita a le spose,

E noi per te di pianto e di rossore Macchiassimo la guancia,

30

Noi cresciuti al tuo libero splendore, Noi che t’amammo, o Francia?

Ahi lasso! ma de’ tuoi monti a l’aprico Aer e nel chiostro ameno

Piú non ti rivedrò, mio dolce amico, 35

Come al tempo sereno.

Per l’alpestre cammino io ti seguia; E ’l tuo fucil di certi

Colpi il silenzio ad or ad or fería De’ valloni deserti.

40

L’alta Roma io cantava in riva al fiume Famoso a l’universo:

E il can latrando a le cadenti piume Rompeva a mezzo il verso,

O a te accennando usciva impazïente 45

Fuor de la macchia bruna;

Or raspa su la tua fossa recente, E piagnesi a la luna.

Squallidi or sono i monti: ma l’aprile Roseo nel ciel natio

50

10

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Tornerà, che doveva una gentile Ghirlanda al tuo desio:

E in vece condurrà l’allegra schiera De gli augelli in amore

Su l’erba ch’alta andrà crescendo e nera 55

Dal tuo giovenil core.

Perché i bei colli di vendemmia lieti, Perché lasciasti, amico,

Sfuggendo a’ pianti de l’amor segreti Sur un volto pudico?

60

Perché la madre tua lasciasti? Oh, quando A mensa ella sedea,

Il tuo loco guardava, e lacrimando Il viso rivolgea.

Madre, perdona. A un cenno tuo la testa, 65

La balda testa ei piega;

Ma il suo duce prigion bandí la gesta, E la gran Roma prega.

Egli su’ trionfali archi diritta Vide, nel ciel del Lazio,

70

Di Roma vide l’alta imago, afflitta D’inverecondo strazio.

Ella che tien del nostro patto l’arca, L’ara del nostro dritto;

Per cui Dante gemé, fremé il Petrarca, 75

E ’l Machiavelli ha scritto; Austera e pia ne la materna faccia Con lagrimoso ciglio

11

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Lo riguardava, e gli tendea le braccia, E gli diceva: O figlio.

80

Ed ei, questo predone (ascolta, o greggia Turpe di schiavi, ascolta), Questo predon cui l’Apennin verdeggia Di lieti paschi e folta

Mèsse, questo feroce a cui nel core 85

Ridea queto un desire,

Per lei lasciava il suo solingo amore, Per lei corse a morire.

Ed or ne’ luoghi, ove fra sé ristretta È la gente de i morti

90

Per forza, e chiama a Dio la gran vendetta Che il mondo riconforti,

Or co’ i caduti là nel giugno ardente De l’alta Roma a fronte

E co’ i caduti nel decembre algente 95

De’ martiri su ’l monte

Parla, e Nemesi al suo ferreo registro Guarda con muto orrore,

Parla di lui, del Cesare sinistro, Del bieco imperatore.

100

Le madri intanto accusano ne’ pianti Del viver tardo i fati

E con le man che gli addormian lattanti Compongon gli occhi a’ nati, In vece di ghirlande le fanciulle 105

Vestonsi i neri panni,

12

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Mancan le vite a le aspettanti culle…

Maledetti i tiranni!

Ma io per man torrommi questa madre Vedova, questa sposa

110

Vedova; e, dove fra sue turbe ladre Quel prete empio riposa,

E sogna d’armi e ad un selvaggio agguato Pare che frema e rugga,

E su ’l capo gli penzola inchiodato 115

Gesú perché non fugga,

Là me n’andrò, là sorgerò, per vie A tutt’altri secrete,

Come una larva del supremo die Lento, e dirògli – O prete, 120

Godi. Di larga strage il breve impero Empisti e le tue brame.

Trionfa nel tuo splendido San Piero, O vecchio prete infame.