Taceva sempre. Sapeva dunque — sapeva senza avere appreso. La sua semplicità scandagliava quello che le persone intelligenti falsavano. La univocità della sua mente le consentiva di cadere a piombo come un sasso, di atterrare con la precisione di un uccello, le dava, in tutta naturalezza, quel volo alto e inesorabile dello spirito che piomba come un uccello da preda sulla verità che incantava, metteva a proprio agio, sosteneva — forse a torto.
(«La natura non ha molta argilla» le aveva detto una volta Bankes, nel sentire la sua voce al telefono, profondamente commosso dalla sua voce sebbene lei gli dicesse soltanto qualcosa che riguardava un treno «simile a quella con cui l’ha forgiata.» La vedeva all’altro capo del filo, greca, con gli occhi azzurri, il naso diritto. Quanto sembrava fuori luogo telefonare a una donna come quella. Le Grazie riunite sembravano aver lavorato di comune accordo in prati di asfodelo per creare quel viso. Sì, avrebbe preso il treno delle 10 e 30 a Euston.
“Ma non si rende conto della sua bellezza come non se ne renderebbe conto una bambina” aveva detto Bankes posando il ricevitore e attraversando la stanza per vedere come procedessero gli operai nella costruzione di un albergo sul retro di casa sua. E aveva pensato alla signora Ramsay mentre guardava tutto quel movimento tra i muri incompleti. Poiché vi era sempre, aveva pensato, un elemento fuori luogo da sistemare nell’armonia del suo volto. Si piantava in testa un cappello da cacciatore; attraversava correndo il prato con le soprascarpe per strappare via un bambino da qualche guaio. Così, se si pensava soltanto alla sua bellezza, bisognava ricordare quella cosa palpitante, quella cosa viva [portavano mattoni su per una piccola asse mentre li guardava], e sistemarla nell’insieme del quadro; o se si pensava a lei soltanto come a una donna, bisognava attribuirle qualche stravagante peculiarità; o immaginare un latente desiderio di liberarsi della legalità del proprio aspetto come se la sua bellezza la annoiasse e tutto quello che gli uomini dicevano della bellezza, e lei volesse soltanto essere come gli altri, insignificante. Chi poteva dirlo. Chi poteva dirlo. Doveva tornare al lavoro.)
Mentre lavorava la calza rossiccia di lana ruvida, il capo assurdamente inquadrato dalla cornice dorata, lo scialle verde che aveva gettato sullo spigolo della cornice, e il capolavoro autenticato di Michelangelo, la signora Ramsay addolcì l’asprezza di un momento prima, sollevò la testa del bambino, e lo baciò sulla fronte. «Cerchiamo un’altra immagine da ritagliare» disse.
6
Ma che cosa era accaduto?
Qualcuno aveva sbagliato.
Scuotendosi dalle sue fantasticherie diede un significa
to a parole che per lungo tempo aveva considerato prive di senso. “Qualcuno aveva sbagliato” — Fissando gli occhi miopi sul marito, che ora stava piombando su di lei, guardò con attenzione fino a che la sua vicinanza le rivelò (quel ritornello le risuonava nella mente) che era accaduto qualcosa, che qualcuno aveva sbagliato. Ma per nulla al mondo avrebbe potuto dire che cosa.
Lui rabbrividì; tremò. Tutta la sua vanità, il suo compiacimento per la propria gloria, cavalcare terribile come un fulmine, selvaggio come un falco alla testa dei suoi uomini nella valle della morte, era stato spezzato, distrutto. In una tempesta di fucili e cannoni, cavalcando con ardore e coraggio, percorremmo come un lampo la valle della morte, ci precipitammo arditi come il tuono — dritto contro Lily Briscoe e William Bankes. Lui rabbrividì; tremò.
Per nulla al mondo gli avrebbe parlato, comprendendo, dai segni familiari, lo sguardo distolto, e un certo curioso restringersi su di sé della persona, come si avvolgesse su sé stesso e avesse bisogno di solitudine per riconquistare il suo equilibrio, che era offeso e angosciato. Accarezzò la testa a James; traspose su di lui quel che sentiva per il marito, e, mentre lo guardava dipingere con
il gessetto giallo la bianca camicia maschile da sera nel catalogo dei Magazzini Militari, pensò che gioia sarebbe stata per lei se si fosse rivelato un grande artista; e perché non avrebbe dovuto? Aveva una fronte splendida. Poi, alzando lo sguardo, mentre il marito tornava a passarle davanti, provò sollievo vedendo che le rovine erano coperte da un velo; la domestica prosaicità aveva trionfato; l’abitudine scandiva teneramente il suo ritmo rassicurante; così, quando lui, fermandosi deliberatamente, nell’istante in cui il suo giro tornò a portarlo là davanti, alla finestra, si chinò scherzosamente e bizzarramente a solleticare il polpaccio nudo di James con un ramoscello, lei lo accusò di essersi liberato di “quel povero ragazzo”, Charles Tansley. Tansley era dovuto rientrare per scrivere la sua tesi, fu la risposta.
«James dovrà scrivere la sua tesi uno di questi giorni» aggiunse ironicamente, dandogli un colpetto con il ramoscello.
Provando odio per suo padre, James allontanò con la mano quell’irritante ramoscello con cui in un modo che gli era caratteristico, fatto di severità e di umorismo, solleticava la gamba nuda del figlio minore.
Cercava di finire quelle noiose calze da mandare domani al bambino di Sorley, disse la signora Ramsay.
Non c’era neppure la più remota possibilità che domani potessero andare al Faro, ribattè in tono irascibile Ramsay.
Come poteva saperlo? lei gli chiese. Spesso il vento cambiava.
La straordinaria irrazionalità della sua osservazione, la stoltezza della mente femminile lo infuriarono. Aveva cavalcato lungo la valle della morte, era stato distrutto e aveva rabbrividito; e ora lei negava l’evidenza dei fatti, dava ai suoi figli speranze assolutamente irrealizzabili, in sostanza diceva bugie. Batté rabbiosamente il piede sul gradino di pietra. «Maledizione» disse. Ma che cosa aveva detto? Soltanto che domani avrebbe potuto essere una bella giornata. E non era così?
Non quando il barometro scendeva e il vento era in direzione ovest.
Inseguire la verità ignorando in modo così incredibile i sentimenti degli altri, strappare così crudelmente, brutalmente i sottili veli della civiltà, era per lei un’offesa tanto orribile contro l’umana correttezza che, senza rispondere, attonita e come accecata, chinò il capo quasi a permettere senza reagire che i colpi dell’aguzza grandine, i fiotti d’acqua sudicia la schizzassero. Non c’era assolutamente nulla da dire.
Lui le rimase accanto in silenzio.
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