UN ALTRO - Fate largo ad Antonio
al nobilissimo Antonio.
ANTONIO - (Che č sceso dal rostro) No, no, non dovete accalcarvi intorno a me, state discosti.
ALCUNI - Indietro, gente, indietro!
ANTONIO - Ora, se avete lacrime, Romani, preparatevi a spargerle. Il mantelo lo conoscete tutti: io ho, nel mio ricordo, la prima volta chegli lha indossato: nela sua tenda, una sera destate, il giorno stesso che sconfisse i Nervi.(76) Guardate: in questo punto č penetrato il pugnale di Cassio; qui, vedete, che squarcio ha fatto nela sua ferocia Casca, e per lŕ č poi passato il pugnale del suo diletto Bruto; e quando questi ha estratto da quel varco il maledetto acciaio, ecco, osservate come il sangue di Cesare nč uscito quasi a precipitarsi fuor di casa per sincerarsi sera stato Bruto, o no, che avesse cosě rudemente bussato ala sua porta: perché Bruto era langelo di Cesare, lo sapete. E voi siete testimoni, o dči, di quanto caramente egli lamasse! Questo di tutti i colpi č stato certamente il piů crudele: perché il nobile Cesare quando vide colui che lo vibrň, lingratitudine, piů che la forza dele braccia degli altri traditori, lo soverchiň del tutto, e il suo gran cuore gli si spezzň di schianto; e, coprendosi il volto col mantelo, ai piedi dela statua di Pompeo, che intanto sera mantelo, ai piedi dela statua di Pompeo, che intanto sera inondata di sangue, il grande Cesare crolň e cadde. Oh, qual caduta, miei compatrioti, č stata quela! Tutti, in quelistante, siamo caduti, mentre su di noi trionfava nel sangue il tradimento.
Oh, ora voi piangete; e la pietŕ, maccorgo, fa sentire in voi il suo morso: son generose lacrime, le vostre; e voi piangete, anime gentili, e avete visto solo sula veste del nostro Cesare le sue ferite. Guardate qua: (Soleva il lenzuolo e scopre il corpo di Cesare) il suo corpo straziato dai pugnali traditori.
CITTADINI - Uh, quale scempio! Oh, magnanimo Cesare!
O infausto giorno! Infami traditori! Oh, che orribile vista! Quanto sangue! Vendicarlo dobbiamo. Sě, vendetta! Vendetta! Attorno, frugate, bruciate, incendiate, uccidete, trucidate, non resti vivo un solo traditore!
1° CITTADINO - Silenzio, olŕ! Ascoltiamo ancora Antonio.
2° CITTADINO - Ascolteremo, seguiremo Antonio, moriremo con lui
ANTONIO - Miei buoni amici, miei cari amici, non fatemi carico distigarvi ad un simile improvviso flutto di ribelione. I responsabili di questazione sono gente donore Quali private cause di rancore possano averli indotti, ahimč, a compierla, non so: essi son saggi ed onorevoli e vi sapranno dire le ragioni. Non son venuto, amici, a rapire per me il vostro cuore; non sono un oratore come Bruto, sono - mi conoscete -
un uomo semplice che amava Cesare con cuor sincero; e questo sanno bene anche coloro che mhan concesso il loro beneplacito a parlare di lui cosě, in pubblico; perché io non posseggo né a parlare di lui cosě, in pubblico; perché io non posseggo né lingegno, né la facondia, né labilitŕ, né il gesto, né laccento, né la forza dela parola adatta a riscaldare il sangue dela gente: parlo come mi viene sula bocca, vi dico ciň che voi stessi sapete, vi mostro le ferite del buon Cesare, povere bocche mute, e chiedo a loro di parlar per me. Sio fossi Bruto e Bruto fosse Antonio, alora sě, che qui a parlare a voi vi sarebbe un Antonio ben capace di riscaldare gli animi e di dar voce ad ogni sua ferita per trascinare a Roma anche le pietre ala rivolta ed alinsurrezione!
CITTADINI - E cosě noi faremo! Insorgeremo! Daremo fuoco ala casa di Bruto!
1° CITTADINO - Via, dunque, a caccia dei cospiratori!
ANTONIO - No, cittadini, ascoltatemi ancora. Ho ancora da parlarvi.
1° CITTADINO - Olŕ, silenzio! Sentiamo ancora quel che vuole dirci il nobilissimo Antonio.
ANTONIO - Ma, amici, andate a far non sapete che cosa.
Sapete perché Cesare ha tanto meritato il vostro affetto?
Ahimč, maccorgo che non lo sapete. Dunque bisognerŕ che ve lo dica. Il testamento di cui vho parlato lavete giŕ dimenticato CITTADINI - Č vero! Sentiamo quel che dice il testamento.
ANTONIO - Eccolo qua: col sigilo di Cesare: lascia pro capite a ciascun Romano, settantacinque dramme.(77) 2° CITTADINO - Cesare nobilissimo! Vendetta! Dela sua morte faremo vendetta!
3° CITTADINO - Oh, Cesare regale!
ANTONIO - Ascoltatemi ancora con pazienza.
ANTONIO - Ascoltatemi ancora con pazienza.
CITTADINI - Silenzio, olŕ! Silenzio!
ANTONIO - Inoltre vi ha lasciati tutti quanti eredi dei giardini, dele vigne e degli orti da lui fatti piantare di lŕ dal Tevere recentemente: li lascia tutti a voi e ai vostri eredi, in perpetuo possesso, perché siano pubblici luoghi di divertimento per passeggiate e per ricreazione. Questo era, cittadini, il vero Cesare. Quando ne verrŕ uno come lui?
1° CITTADINO - Mai, mai! Venite, cremiamo il suo corpo nel luogo consacrato,(78) e coi tizzoni accesi diamo fuoco ale case di questi traditori! Prendete su il cadavere!
2° CITTADINO - Avanti, andiamo, prepariamo il rogo!
3° CITTADINO - Fracassiamo le panche
4° CITTADINO -
le finestre, i sedili di legno ed ogni cosa!
(Escono tutti, trasportando a spala il corpo di Cesare meno Antonio)
ANTONIO - Ora che tutto funzioni da sé. Ormai sei scatenato, maleficio: prendi il corso che vuoi Entra un SERVO
Che cč, ragazzo?
SERVO - Padrone, Ottavio č giŕ arrivato a Roma.
ANTONIO - Dovč?
ANTONIO - Dovč?
SERVO - Con Lepido in casa di Cesare.
ANTONIO - E lŕ mi reco ad incontrarlo, subito. Egli arriva a buon punto: la Fortuna ci arride, e in questo suo ridente umore saprŕ concederci qualunque cosa.
SERVO - Ho sentito da lui che Bruto e Cassio son fuggiti a cavalo, come pazzi, attraverso le porte di cittŕ.
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