Non sto parlando, no, per contraddire a ciň che ha detto Bruto: son qui per dire quel che so di Cesare. Tutti lo amaste, e non senza cagione, un tempo Qual cagione vi trattiene alora dal compiangerlo? O senno, ti sei andato dunque a rifugiare nel cervelo degli animali bruti, e gli uomini han perduto la ragione? Scusatemi il mio cuore giace lŕ nela bara(73) con Cesare, e mi debbo interromper di parlare fin quando non mi sia tornato in petto.(74) 1° CITTADINO - Mi sembra che ci sia molta ragione in quel che ha detto.

2° CITTADINO - Certo, a ripensarci. Cesare ha ricevuto grandi torti.

3° CITTADINO - Ah, sě, certo compagni.(75) Ed ho paura 3° CITTADINO - Ah, sě, certo compagni.(75) Ed ho paura che al suo posto ne venga uno peggiore.

4° CITTADINO - Avete ben notato quel che ha detto? Non ha voluto accettar la corona: alora č certo, non era ambizioso.

1° CITTADINO - Se davvero č cosě, qualcuno la dovrŕ pagar ben cara.

2° CITTADINO - Poveranima, ha gli occhi tutti rossi come il fuoco, dal piangere.

3° CITTADINO - Non cč uomo piů nobile di Antonio a Roma.

4° CITTADINO - Ecco, riprende a parlare.

ANTONIO - Ancora ieri, la voce di Cesare avrebbe fatto sbigottire il mondo: ed ei giace ora lŕ, e nessuno si stima tanto basso da render riverenza ala sua spoglia. Oh, amici, fosse stata mia intenzione eccitare le menti e i cuori vostri ala solevazione ed ala rabbia, farei un torto a Bruto e un torto a Cassio, i quali sono uomini donore, come tutti sapete. Non farň certo loro questo torto; preferisco recarlo a questo ucciso, a me stesso ed a voi, piuttosto che a quegli uomini onorevoli. Ma ho qui con me una pergamena scritta, col sigilo di Cesare; lho rinvenuta nel suo gabinetto: č il suo testamento. Se solo udisse la gente del popolo quelo chč scritto in questo documento - che, perdonate, non intendo leggere - andrebbe a gara a baciar le ferite di questo corpo, e a immergere ciascuno i propri lini nel suo sacro sangue; e a chiedere ciascuno, per reliquia, un suo capelo, di cui far menzione in morte, per lasciarlo in testamento, prezioso lascito, ai suoi nipoti.

1° CITTADINO - Il testamento lo vogliamo udire. Leggilo, 1° CITTADINO - Il testamento lo vogliamo udire. Leggilo, Marcantonio!

TUTTI - Il testamento! Il testamento! Vogliamo sentire quali sono le volontŕ di Cesare.

ANTONIO - Gentili amici, no, siate pazienti, non lo debbo leggere. Non č opportuno che voi conosciate fino a che punto Cesare vi amasse. Non siete né di legno, né di pietra, ma siete uomini, e, come uomini, sentendo quel che Cesare ha testato, vinfiammereste, fino ala pazzia. Č bene non sappiate che suoi eredi siete tutti voi, perché, se lo sapeste, oh, chi sa mai che cosa ne verrebbe!

4° CITTADINO - Leggi quel testamento! Vogliamo udire quel che dice, Antonio! Devi leggere la sua volontŕ!

ANTONIO - Davvero non volete pazientare? Non volete aspettare ancora un po? Ho trasgredito a me stesso a parlarvene. Fo torto, temo, agli uomini donore i cui pugnali hanno trafitto Cesare.

4° CITTADINO - Che uomini donore: traditori!

ALTRI CITTADINI - Vogliamo il testamento!

2° CITTADINO - Scelerati! Assassini!

Il testamento! Leggici il testamento!

ANTONIO - Mi costringete, dunque, a forza a leggerlo?

Alora fate cerchio tuttintorno al cadavere di Cesare e lasciate chio scopra agli occhi vostri colui che ha fatto questo testamento. Devo scendere? Me lo permettete?

TUTTI - Vieni giů. Scendi. Č questo che vogliamo.

(Antonio scende dal rostro e si porta vicino ala salma di Cesare)

UN CITTADINO - Stiamo in cerchio.

UN ALTRO - Discosti dala bara.

UN ALTRO - Non ci accalchiamo tutti sul cadavere.