E gli spariva il rosa dale labbra sbiancate di paura, e quel suo occhio al cui sguardo ora trema tutto il mondo, sera sbiadito. E lho sentito gemere; e quela stessa lingua chha ordinato ai Romani dammirarlo e deternare nei libri i suoi discorsi, gridava, come una bimbetta inferma: Dammi, Titinio, un sorso dacqua!

Oh dči! Quale atroce stupore nel vedere un uomo dala tempra cosě fiacca sovrastare ora al maestoso mondo, e portarne da solo, lui, la palma!

(Grida di acclamazione e fanfara dalinterno) BRUTO - Unaltra generale acclamazione! Questi applausi saranno, debbo credere, per nuovi onori tributati a Cesare.

CASSIO - Giŕ, lui cavalca questo stretto mondo ormai come un colosso; e noi, gli omuncoli, passiamo sotto le sue gambe enormi, e ci scrutiamo intorno per ritrovarci tutti quanti siamo come tanti sepolcri senza onore. A unora dela storia, siamo come tanti sepolcri senza onore. A unora dela storia, spetta agli uomini farsi padroni dei loro destini: non č colpa degli astri, caro Bruto, ma di noi stessi, se restiamo schiavi. Cesare e Bruto: che ci sarŕ mai in questo nome: Cesare? Perché dovrebbe esso risuonare piů del tuo sula bocca dela gente? Prova a scriverli luno accanto alaltro: Cesare e Bruto: il tuo non č men belo; e prova a pronunciarli: quelo tuo ben sadatta ala bocca, come il suo; pésali: sono degual peso entrambi; usali a fare un qualche sortilegio: Bruto, al pari di Cesare, saprŕ di colpo evocare uno spirito. Alora, in nome di tutti gli dči, di che cibo si nutre questo Cesare per crescer cosě grande?

O vergogna del nostro tempo!

O Roma, hai perso il seme di tua stirpe nobile! Ma ci fu mai, dal gran diluvio in poi(8), unčra che sia stata resa celebre nela storia dal nome dun sol uomo? Ebbene, č questa nostra, adesso: č Roma! E cč spazio abbastanza, perché in essa non cč che un uomo solo(9). Eppur li abbiamo uditi i nostri vecchi raccontarci che un tempo vi fu un Bruto che avrebbe sopportato a Roma un re con lo stesso piacere che se il diavolo vi avesse stabilito la sua corte(10).

BRUTO - Delamicizia tua, Cassio, non dubito; di ciň di cui vorresti persuadermi, ho giŕ in me maturato qualche idea. Come abbia a tutto questo e a questi tempi io riflettuto, ti dirň piů tardi; per il momento, perň, non vorrei, se ti posso pregare in amicizia, gravarmi di ulteriore turbamento. Rifletterň su quelo che mhai detto; ascolterň con animo sereno quantaltro possa tu volermi dire. Poi troveremo il tempo dincontrarci per ascoltarci e ragionare insieme di argomenti di sě grave momento. Fino ad ragionare insieme di argomenti di sě grave momento. Fino ad alora, mio nobile amico, rimugina su questo che ti dico: Bruto preferirebbe essere un vilico anziché credersi figlio di Roma, sotto le miserande condizioni che la temperie minaccia dimporci.

CASSIO - Sono contento che le mie parole, pur cosě fiacche, abbiano acceso in Bruto almeno questa piccola fiammela.

BRUTO - La cerimonia devesser finita: Cesare torna a casa.

CASSIO - E tu, come ti passan qui da presso, Bruto, fa sě di trattenere Casca tirandolo pel pizzo dela manica, e lui con la consueta aciditŕ ti dirŕ quanto sia degno di nota quel che č successo.

BRUTO - Bene. Lo farň.

Rientra CESARE con tutto il seguito

Osserva, Cassio, di che vampa dira sembra infiammata la fronte di Cesare, e tutti gli altri sembrano un corteggio di segugi frustati: e comč palida la guancia di Calpurnia, e Cicerone che volge intorno gli occhi di furetto, cosě rossi e infuocati, come labbiamo visto tante volte in Campidoglio, quando, mentre parla, un qualche senatore lo contrasta.

CASSIO - Ci dirŕ Casca quelo chč successo.

CESARE - Antonio!

ANTONIO - Dimmi, Cesare

CESARE - Intorno a me voglio solo vedere gente bene paffuta e ben lisciata, e che dorma la notte. Troppo magro e paffuta e ben lisciata, e che dorma la notte. Troppo magro e segaligno č Cassio e legge troppo: tipi cosě sono pericolosi.

ANTONIO - Non temerlo, non č pericoloso. Č un nobile romano, e ben disposto.

CESARE - Vorrei fosse piů in carne! Non chio lo tema; ma se di qualcuno dovesse aver paura il nome mio, non so qual uomo scanserei piů in fretta di quel Cassio sparuto e alampanato. Legge molto, č un acuto osservatore, e al contrario di te, scruta nel fondo le azioni degli uomini; non ama nessun genere di ludi; non gli piace la musica(11); sorride raramente, e se sorride, lo fa come ad irridere se stesso, a farsi beffa del suo proprio spirito per essersi concesso di sorridere davanti a questa od a questaltra cosa. Individui cosě non hanno pace finché si trovin davanti qualcuno che selevi piů in alto; e quindi sono assai pericolosi. Parlo naturalmente in generale, voglio dire di quel chč da temere, non perchio tema, chio son sempre Cesare.