Ma i denti, le unghie appuntite vendicheranno presto la lama traditrice. O furore di cuori maturi ulcerati dall'amore!
I nostri eroi, stringendosi furiosamente, sono precipitati nel burrone infestato dai gattopardi e dalle lonze, e la loro pelle fiorirà i roveti aridi.
Quell'abisso è l'inferno, popolato dai nostri amici. Rotoliamoci senza rimorsi, amazzone inumana, al fine di eternare l'ardore del nostro odio.
36 • IL BALCONE (Torna all'indice)
O madre dei ricordi, amante delle amanti, o tu che assommi tutti i miei piaceri, tutti i miei doveri. Ricorderai la bellezza delle carezze, la dolcezza del focolare, l'incanto delle sere, madre dei ricordi, amante delle amanti?
Le sere illuminate dall'ardore dei tizzoni e le sere al balcone, velate da vapori rosa. Come il tuo seno m'era dolce, il tuo cuore fraterno! Noi abbiamo pronunciato spesso imperiture parole, le sere illuminate dall'ardore dei tizzoni.
Come sono belli i soli nelle calde sere, come lo spazio è profondo, il cuore possente! Curvandomi su di te, regina fra tutte le adorate, credevo respirare il profumo del tuo sangue. Come sono belli i soli nelle calde sere!
La notte s'ispessiva come un muro, i miei occhi indovinavano al buio le tue pupille e io bevevo il tuo respiro, o dolcezza mia, mio veleno, mentre i tuoi piedi s'addormentavano nelle mie mani fraterne. La notte s'ispessiva come un muro.
Conosco l'arte di evocare gli istanti felici: così rividi il mio passato, accucciato fra i tuoi ginocchi. Perché cercare la tua languida bellezza fuori del tuo caro corpo e del tuo cuore così dolce? Conosco l'arte di evocare gli istanti felici.
Giuramenti, profumi, baci senza fine rinasceranno da un abisso interdetto alle nostre sonde così come risalgono al cielo i soli, rinvigoriti, dopo essersi lavati nel profondo dei mari. O giuramenti, profumi, baci senza fine!
37 • L'INDEMONIATO (Torna all'indice)
Il sole s'è velato. Come lui, Luna della mia vita, copriti d'ombra; dormi o fuma a tuo piacere; sii muta, scura in volto, tuffati nell'abisso della noia.
T'amo così come sei! E pure, se oggi vuoi, come un astro eclissato che esce dalla penombra, pavoneggiarti là dove regna la Follia, fallo. Grazioso pugnale, esci dalla tua guaina.
Accendi la pupilla alla fiamma dei candelabri e accendi la brama nello sguardo della gente più rozza. Tutto di te mi dà un piacere morboso e irrequieto;
sii ciò che tu vuoi, notte nera come rossa aurora. Non ho una sola fibra del mio corpo tremante che non gridi: O diletto Belzebù, io ti adoro!
38 • UN FANTASMA (Torna all'indice)
_I • Le tenebre
Nei sotterranei d'insondabile tristezza dove il Destino m'ha relegato e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui, tutto solo con la Notte, scontrosa ospite,
sto come un pittore che un Dio ironico condanna a dipingere, ahimè, nelle tenebre; e dove, cuoco dai funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore,
a momenti brilla allungandosi, e distendendosi, un fantasma di grazia e di splendore. Alla sua sognante andatura, quando raggiunge la sua totale estensione, riconosco la mia bella visitatrice: è Lei, nera e tuttavia luminosa.
_II • Il profumo
Lettore, hai tu qualche volta respirato, con ebbrezza e sottile ghiottoneria, il granello d'incenso che riempie una chiesa o l'antico muschio d'un sacchetto?
Incanto profondo, magico, del quale il passato tornato a vivere ci inebria nel presente! Così l'amante coglie sul corpo amato il fiore squisito del ricordo.
Dei suoi capelli elastici e grevi, vivente cuscinetto, incensiere d'alcova, saliva un sentore selvaggio e fulvo,
e dagli abiti, fossero di mussola o di velluto (tutti impregnati della sua giovinezza pura) si sprigionava un profumo di pelliccia.
_III • La cornice
Come una bella cornice aggiunge al quadro, anche se sia opera d'un famoso pennello, un nonsoché di strano e d'incantato, isolandolo dall'immensa natura,
così gioielli, mobili, metalli, dorature s'adattavano mirabilmente alla sua rara beltà; nulla ne oscurava il perfetto splendore, tutto sembrava servirle di ornamento.
Si sarebbe detto, talvolta, ch'essa si credesse amata da ogni cosa: affondava voluttuosamente la sua nudità
nei baci della biancheria e del raso, e, lenta o brusca, in ogni movimento mostrava la grazia infantile della scimmia.
_IV • Il ritratto
Malattia e Morte fanno cenere del fuoco che per noi due arse. Di quei grandi occhi così fervidi, così teneri, di quella bocca in cui il mio cuore annegò,
di quei baci possenti come un balsamo, di quei moti più vivi che raggi, cosa resta? Terribile, anima mia! Null'altro che lo schizzo sbiadito, a matite di tre colori,
che, come me muore in solitudine e che il Tempo, vegliardo ingiurioso, ogni giorno struscia con la sua ala ruvida...
Nero assassino della Vita e dell'Arte, tu non ucciderai mai nella mia memoria colei che fu per me gloria e gioia.
39 (Torna all'indice)
Ti dono questi versi, perché se un giorno il mio nome approderà felicemente alle epoche lontane e farà sognare qualche sera i cervelli degli uomini, vascello assecondato da un gran vento,
il ricordo di te, pari alle vaghe favole, affatichi il lettore come un timpano, e resti appeso come un fraterno e mistico anello alle mie rime altere;
essere maledetto cui, dagli abissi profondi sino al più alto dei cieli, nulla all'infuori di me risponde! O tu, che come un'ombra dall'effimera orma,
calpesti con piede leggero e sguardo sereno gli stupidi mortali che t'hanno giudicato amara, statua dagli occhi metallici, grande angelo dalla bronzea fronte!
40 • SEMPER EADEM (Torna all'indice)
«Di dove viene» dicevi «questa strana tristezza che sale come il mare sulla roccia nera e nuda?» - Quando il nostro cuore ha fatto la sua vendemmia, vivere non è che male. È un segreto noto a tutti,
un dolore semplice, senza misteri e, come la tua gioia, a tutti manifesto. Cessa dunque, bella curiosa, d'indagare. E se pure la tua voce è dolce, taci!
Taci, ignorante, anima perennamente in estasi, bocca dal riso infantile! Assai più che la Vita ci tiene la Morte con i suoi legami sottili.
Lascia, lascia il mio cuore inebriarsi d'una menzogna, tuffarsi nei tuoi begli occhi come in un sogno e a lungo sonnecchiare all'ombra dei tuoi cigli.
41 • TUTTA INTERA (Torna all'indice)
Il Demonio è venuto a trovarmi, questa mattina, lassù in alto, nella mia camera; e con l'intenzione di cogliermi in fallo mi ha detto: «Vorrei sapere qual è la cosa più dolce,
fra tutte quelle che fanno il suo incanto, fra le parti nere o rosa che formano il suo corpo affascinante.»
E tu, Anima mia, rispondesti all'Aborrito: «Poi che in Lei tutto è dittamo, che cosa preferire?
Dacché tutto mi rapisce, ignoro se qualcosa mi seduce maggiormente. Ella abbaglia come l'Aurora, consola come la Notte,
E l'armonia che governa il suo bel corpo è troppo squisita perché un'analisi impotente ne annoti i tanti accordi.
O mistica metamorfosi di tutti i miei sensi fusi in uno! Il suo fiato è musica, la sua voce profumo!»
42 (Torna all'indice)
Che dirai questa sera, povera anima solitaria, che dirai, cuore mio, cuore già vizzo, alla più bella, alla più buona, alla più cara, il cui sguardo divino t'ha all'improvviso fatto rifiorire?
- A cantare le sue lodi impegneremo tutto il nostro orgoglio: nulla eguaglia la dolcezza della sua autorità; la sua carne spirituale ha il profumo degli Angeli, il suo occhio ci veste di splendore.
Sia nella notte e nella solitudine che nella strada e fra la folla il suo fantasma danza nell'aria come una fiaccola.
A volte parla, dice: «Sono bella e ordino che per amor mio tu non ami che il Bello. Sono insieme l'Angelo custode, la Musa e la Madonna.»
43 • LA FIACCOLA VIVENTE (Torna all'indice)
Avanzano davanti a me questi Occhi pieni di luce, che un angelo sapiente ha magnetizzato; avanzano questi divini fratelli a me affratellati, muovendo nei miei occhi i loro fuochi di diamante.
Guidano i miei passi sulla strada del bello, salvandomi da ogni trappola e da ogni grave peccato; sono miei servi e io sono loro schiavo: tutto il mio essere obbedisce a questa viva fiaccola.
Begli occhi, voi brillate della mistica luce dei ceri accesi in pieno giorno: il sole arrossa ma non spegne la loro fiamma fantastica.
Essi celebrano la Morte, voi cantate il Risveglio, voi procedete cantando il risveglio dell'anima mia, astri di cui nessun sole può abbagliare la fiamma
44 • REVERSIBILITÀ (Torna all'indice)
Angelo pieno di gaiezza, conosci tu l'angoscia, la vergogna, i rimorsi, i singhiozzi, i fastidi e i vaghi terrori di quelle orrende notti che comprimono il cuore come si spiegazza una carta? Angelo pieno di gaiezza, conosci tu l'angoscia?
Angelo pieno di bontà, conosci tu l'odio, i pugni serrati nell'ombra e le lagrime di fiele - quando la Vendetta suona il suo infernale richiamo e si fa guida delle nostre virtù? Angelo pieno di bontà, conosci tu l'odio?
Angelo pieno di salute, conosci tu le Febbri che lungo i grandi muri dell'ospizio sbiadito, come degli esiliati, vanno, con piede strascicato, cercando il sole raro e muovendo le labbra? Angelo pieno di salute, conosci tu le Febbri?
Angelo pieno di bellezza, conosci tu le rughe, e la paura d'invecchiare e il tormento orribile di leggere l'orrore segreto della devozione negli occhi ove a lungo bevvero i nostri avidi occhi? Angelo pieno di bellezza, conosci tu le rughe?
Angelo pieno di felicità, di gioia e di luce, si dice che Davide morente chiedesse guarigione ai profumi del tuo corpo incantato... Ma da te non imploro che preghiere, angelo pieno di felicità, di gioia e di luce.
45 • CONFESSIONE (Torna all'indice)
Una volta, una sola, dolce e amabile donna, il tuo braccio levigato s'appoggiò al mio (sul fondo tenebroso dell'anima il ricordo non è impallidito);
era tardi, la luna si affacciava come una medaglia nuova e la solennità della notte scorreva come un fiume su Parigi addormentata.
Lungo le case, dietro i portoni, gatti avanzavano furtivi, l'occhio vigile, oppure, come ombre amate, ci accompagnavano lentamente.
D'un tratto, nella libera intimità fiorita sotto il pallido chiarore, da te, ricco e sonoro strumento in cui non vibra che radiosa gaiezza,
da te, chiara e allegra come una fanfara nel mattino scintillante, sfuggì una notte lamentosa e bizzarra, vacillando
come una bambina meschina, orribile, cupa, immonda, di cui la famiglia arrossisce rinchiudendola a lungo in una cantina, per nasconderla alla gente.
Povero angelo, così suonava la tua stridula nota: «Nulla v'è di certo quaggiù, e per quanto con cura s'imbelletti, sempre si tradisce l'egoismo umano.
È duro essere una donna bella, banale la fatica della fredda e folle ballerina che si pavoneggia in un sorriso stereotipato;
è sciocco travaglio costruire sui cuori: tutto crolla, amore e bellezza, sino a che l'Oblìo non li butta nella sua gerla per renderli all'Eternità!»
Sovente ho rievocato quella luna incantata, quel silenzio e languore, e l'orribile confidenza sussurratami al confessionale del cuore.
46 • L'ALBA SPIRITUALE (Torna all'indice)
Quando per i libertini l'alba bianca e vermiglia si associa all'Ideale tormentoso, un mistero vendicatore risveglia l'angelo assopito nel bruto.
Per l'uomo tormentato che sogna ancora e che soffre, dai Cieli spirituali l'irraggiungibile azzurro s'apre e sprofonda con l'attrattiva dell'abisso. Così, amata Dea, Essere luminoso e puro,
il ricordo di te, più chiaro, roseo, incantevole, ai miei occhi ingranditi volteggia senza posa sui relitti fumosi di stupide orge.
Il sole ha oscurato la fiamma delle candele: e, sempre vittorioso, il suo fantasma assomiglia, anima splendente, al sole immortale.
47 • ARMONIA DELLA SERA (Torna all'indice)
Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.
Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme come un cuore straziato; valzer malinconico, languida vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.
Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.
Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce come un ostensorio.
48 • LA FIALA (Torna all'indice)
Vi sono profumi acuti per i quali ogni materia è porosa: si direbbe che attraversino il vetro. Aprendo un piccolo cofano venuto dall'Oriente, la cui serratura geme e stride e grida,
o, in una casa deserta, qualche armadio pieno dell'acre odore del tempo, nero e polveroso, a volte si trova una vecchia, memore fiala, da cui esce tutta viva un'anima che ritorna.
Mille pensieri assopiti, funebri crisalidi, frementi dolcemente nella greve oscurità, liberano l'ala e prendono slancio, tingendosi d'azzurro, lucendo di rosa, laminandosi d'oro.
Ed ecco il ricordo inebriante volteggiare nell'aria turbata, ecco gli occhi chiudersi, la Vertigine impadronirsi dell'anima sconfitta e spingerla a due mani verso un abisso oscurato da miasmi umani
e atterrarla in riva a un abisso secolare in cui, come Lazzaro che si straccia il sudario, si muove, svegliandosi, il cadavere spettrale d'un vecchio amore irrancidito, affascinante e sepolcrale.
Così, quando sarò perduto nella memoria degli uomini, buttato, vecchia fiala desolata, polverosa, sudicia, abietta, vischiosa e incrinata, nell'angolo d'un sinistro armadio,
sarò allora, amabile pestilenza, la tua bara! Testimone della tua forza e virulenza, caro veleno preparato dagli angeli, liquore che mi rodi, o tu, vita e morte del mio cuore.
49 • IL VELENO (Torna all'indice)
Il vino sa rivestire il più sordido tugurio d'un lusso miracoloso e innalza portici favolosi nell'oro del suo rosso vapore, come un tramonto in un cielo annuvolato.
L'oppio ingrandisce le cose che già non hanno limite, allunga l'infinito, approfondisce il tempo, scava nella voluttà e riempie l'anima al di là delle sue capacità di neri e cupi piaceri.
Ma tutto ciò non vale il veleno che sgorga dai tuoi occhi, dai tuoi occhi verdi, laghi in cui la mia anima trema specchiandovisi rovesciata... I miei sogni accorrono a dissetarsi a quegli amari abissi.
Tutto questo non vale il terribile prodigio della tua saliva che morde, che sprofonda nell'oblìo la mia anima senza rimorso, e trasportando la vertigine, la rotola estinta alle rive della morte!
50 • CIELO TURBATO (Torna all'indice)
Si direbbe che il tuo sguardo è coperto di vapori; il tuo occhio misterioso (azzurro, grigio o verde?) ora tenero ora sognante o crudele, riflette l'indolenza e il pallore del cielo.
Ricordi i giorni bianchi, tiepidi, velati, che sciolgono in lagrime i cuori stregati, quando, presi da un male sconosciuto che li torce, i nervi troppo svegli si fan gioco dello spirito assopito?
Tu somigli qualche volta agli splendidi orizzonti che accendono i soli delle stagioni brumose... E come risplendi, umido paesaggio infiammato dai raggi cadenti da un cielo turbato!
O donna affascinante, o climi seducenti! Adorerò anche la tua neve e le vostre brine, e saprò ricavare dall'implacabile inverno piaceri più acuti del ghiaccio e del ferro?
51 • IL GATTO (Torna all'indice)
_I
Nel mio cervello passeggia come se fosse in casa sua un bel gatto: forte, dolce e grazioso. Se miagola lo si sente appena,
tanto il suo timbro è tenero e discreto; ma se la sua voce si allarga o incupisce essa diviene ricca e profonda. Sta in questo il suo incanto e il suo segreto.
La voce, che stilla e sgoccia nel mio intimo più tenebroso, mi riempie come verso un ritmato e mi rallegra come un filtro.
Addorme i miei mali più crudeli, contiene tutte le estasi; per dire le più lunghe frasi non ha bisogno di parole.
Non v'è archetto che morda sul mio cuore, strumento perfetto, o faccia più regalmente cantare la sua corda più vibrante,
della tua voce, gatto misterioso, gatto strano e serafico, in cui tutto, come in un angelo, è sottile e armonioso.
_II
Dal suo pelame biondo e bruno esce un profumo così dolce che una sera, per averlo carezzato una volta, una sola, ne fui tutto impregnato.
È il genio familiare del luogo: giudica, presiede e ispira ogni cosa nel suo regno. È forse una fata, forse un dio?
Quando i miei occhi, tirati come da una calamita, si volgono docilmente verso questo gatto che amo (e guardo dentro me stesso),
con stupore vedo il fuoco delle sue pupille pallide, chiare lanterne, opali viventi, che mi contemplano fissamente.
52 • LA BELLA NAVE (Torna all'indice)
Voglio raccontarti, o molle incantatrice, le bellezze diverse che ornano la tua gioventù; voglio dipingere per te la tua bellezza, in cui l'infanzia s'allea alla maturità.
Quando vai spazzando l'aria con la tua larga gonna, sembri una bella nave che prende il largo, carica di tele, e il suo rullìo segue un ritmo pigro, dolce e lento.
Sul tuo collo ampio e tondo e sulle tue spalle piene il tuo capo si pavoneggia con strane grazie, e tu avanzi per la tua strada con aria placida e trionfante, maestosa fanciulla.
Voglio raccontarti, o molle incantatrice, le bellezze diverse che ornano la tua gioventù; voglio dipingere per te la tua bellezza, in cui l'infanzia s'allea alla maturità.
Il tuo seno che avanza e che spinge la seta, il tuo seno trionfante è un bell'armadio i cui pannelli curvi e luminosi come scudi mandano lampi;
scudi provocanti, armati di punte rosa! Armadio dai dolci segreti, pieno di cose buone, di vini, di profumi, di liquori, delirio di cervelli e di cuori!
Quando vai spazzando l'aria con la tua larga gonna, sembri una bella nave che prende il largo, carica di tela, e il suo rullìo segue un ritmo pigro, dolce e lento.
Le tue nobili gambe, sotto i volani che sempre respingono, tormentano i desideri oscuri e li provocano, simili a due streghe che fanno girare un filtro nero in un vaso profondo.
Le tue braccia, che si prenderebbero gioco di ercoli precoci sono, solidi emuli dei lucidi boa, fatte per serrare ostinatamente - come a volerlo imprimere nel tuo cuore - il tuo amante.
Sul tuo collo ampio e tondo, sulle tue spalle piene, il tuo capo si pavoneggia con strane grazie, e tu avanzi per la tua strada con aria placida e trionfante, maestosa fanciulla.
53 • INVITO AL VIAGGIO (Torna all'indice)
Mia fanciulla e sorella, pensa come sarebbe bello vivere insieme laggiù. Amarsi senza fine, amarsi e morire nel paese che ti assomiglia! Gli umidi soli di quei cieli turbati hanno per il mio spirito l'incanto misterioso dei tuoi occhi traditori splendenti tra le lagrime.
Laggiù tutto è ordine, bellezza, lusso, calma e voluttà.
Mobili lucenti, levigati dagli anni, decorerebbero la nostra stanza; i fiori più rari, mischianti i loro profumi ai vaghi sentori dell'ambra, i ricchi soffitti, gli specchi profondi, lo splendore orientale, tutto parlerebbe in segreto all'anima la sua dolce lingua natìa.
Laggiù tutto è ordine, bellezza, lusso, calma e voluttà.
Guarda sui canali dormire vascelli dall'umore vagabondo: è per assecondare il tuo minimo desiderio che vengono di capo al mondo. - I soli declinanti rivestono i campi, i canali, l'intera città, di giacinto e d'oro; il mondo s'addormenta in una calda luce.
Laggiù tutto è ordine, bellezza, lusso, calma e voluttà.
54 • L'IRREPARABILE (Torna all'indice)
Possiamo soffocare il vecchio, il lungo Rimorso, che vive, si agita e si contorce, nutrendosi di noi come il verme dei morti, come il bruco della quercia? Possiamo soffocare l'implacabile rimorso?
In quale filtro, in quale vino, in quale tisana affogheremo questo vecchio nemico, distruttore e ghiotto come la cortigiana, paziente come la formica? - In quale filtro? - in quale vino? - in quale tisana?
Dillo, bella strega, oh, dillo, se lo sai, a questo spirito carico d'angoscia, e pari al moribondo schiacciato dai feriti, calciato dal cavallo: dillo, bella strega, oh, dillo, se lo sai,
a questo agonizzante che già il lupo va fiutando e il corvo adocchia, a questo soldato ferito; dillo, se deve disperare d'avere la sua croce e la sua tomba, questo povero agonizzante che già il lupo va fiutando.
Si può illuminare un cielo nero e fangoso? Si possono lacerare tenebre più dense che la pece, senz'alba né tramonto, senza astri né lampi funerei? Si può illuminare un cielo nero e fangoso?
La Speranza che brilla alle vetrate dell'Albergo è spenta, morta per sempre! Senza luna e senza raggi, oh trovare dove alloggiano i martiri d'una strada sbagliata! Il Diavolo ha spento tutto alle vetrate dell'Albergo!
Adorabile strega, li ami tu i dannati? Dimmi, conosci l'irremissibile? Conosci il Rimorso dai dardi avvelenati cui il nostro cuore serve da bersaglio? Adorabile strega, li ami tu i dannati?
L'Irreparabile rode col dente maledetto il pietoso monumento della nostra anima e sovente ne attacca, simile alla termite, l'edificio alla base.
1 comment