Che al di là ci sia qualcuno che ha qualcosa da dirmi, ma non fatemi ridere. Tutte invenzioni delle balie. L'orco per i bambini e Jeova per i grandi. No: il nostro domani è la notte. Oltre la tomba ci sono soltanto dei nulla, tutti uguali. Che voi siate stato Sardanapalo o Vincenzo de' Paoli, sempre lo stesso nulla. Questa è la verità. Quindi vivete, soprattutto. Servitevi del vostro io finché l'avete. In verità, signor vescovo, ho la mia filosofia e ho i miei filosofi. Non mi lascio contare delle frottole. Dopodiché, è bene che ci sia qualcosa per quelli che sono in basso, per i nullatenenti, per gli arrotini, per i poveretti. E diamogli da succhiare le leggende, le chimere, l'anima, l'immortalità, il paradiso, le stelle. Nutritevi! E spalmateci il pane secco. Chi non ha nulla, ha il buon Dio. È il meno che si possa avere. Per me va anche bene, ma il signor Naigeon me lo tengo stretto. Il buon Dio è buono per il popolo».
Il vescovo applaudì.
«Questo sì che si chiama parlare!», esclamò. «Ottima cosa, meravigliosa davvero, questo materialismo! Non tutti riescono ad averlo. Ma quando si ha, non si è più così fessi; non ci si lascia più stupidamente esiliare come Catone, né lapidare come Stefano né bruciare vivi come Giovanna d'Arco. Chi si riesce a procurare questo meraviglioso materialismo ha la gioia di sentirsi irresponsabile e di pensare di potersi divorare tutto senza scrupoli, cariche, sinecure, onorificenze, potere raggiunto bene o male, lucrose palinodie, utili tradimenti e gustose capitolazioni della coscienza, e di arrivare nella tomba a digestione avvenuta. Com'è gradevole! Non dico questo per voi, signor senatore!... però mi è impossibile non congratularmi. Voialtri, gran signori, avete, lo dite voi, una vostra filosofia tutta per voi, squisita, raffinata, accessibile ai ricchi soltanto, buona in tutte le salse, che condisce in modo superbo tutte le voluttà della vita. Questa filosofia è presa nel profondo ed è dissotterrata da speciali cercatori. Ma voi siete principi buoni e non trovate disdicevole che la fede nel buon Dio sia la filosofia del popolo, più o meno come l'oca con le castagne è il tacchino ai tartufi del povero».
IX • IL FRATELLO RACCONTATO DALLA SORELLA (torna all'indice)
Per dare un'idea dell'andamento della casa di monsignor il vescovo di D. e del modo in cui quelle due sante donne subordinavano le loro azioni, i loro pensieri, perfino i loro istinti di donne che si spaventavano per niente alle abitudini e alle intenzioni del vescovo, senza che egli non dovesse neanche prendersi la briga di parlare per esprimerle, non troviamo di meglio che trascrivere una lettera della signorina Baptistine alla signora viscontessa di Boischevron, sua amica d'infanzia. Questa lettera è nelle nostre mani.
D. 16 dicembre 18...
«Mia cara signora, non passa giorno senza che parliamo di voi. È una nostra abitudine, ma c'è una ragione di più per farlo.
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