La viuzza da questa parte era aperta e, in capo a duecento passi circa, sfociava in una via di cui era l'affluente. La salvezza era da quella parte.

            Nel momento in cui Jean Valjean pensava di svoltare a sinistra, per tentare di guadagnare la via che intravedeva in fondo al vicolo, scorse sull'angolo tra il vicolo e la via verso cui stava per dirigersi una specie di statua nera, immobile.

            Era qualcuno, un uomo, che si era appostato lì evidentemente, e che, sbarrando il passaggio, aspettava.

            Jean Valjean arretrò.

            Il punto di Parigi in cui si trovava Jean Valjean, situato tra il sobborgo Saint-Antoine e la Rapée, è uno di quelli che i recenti lavori, imbruttimento secondo gli uni, trasfigurazione secondo gli altri, hanno trasformato da cima a fondo. Gli orti, i depositi e le vecchie costruzioni sono spariti. Oggi vi sono ampie strade nuovissime, arene, circhi, ippodromi, stazioni ferroviarie, una prigione, Mazas; il progresso, come si vede, col suo correttivo.

            Mezzo secolo fa, in quella lingua d'uso popolare, tutta fatta di tradizioni, che si ostina a chiamare l'Istituto le Quattro Nazioni e l'Opéra-Comique Feydeau, il punto preciso in cui era giunto Jean Valjean si chiamava il Petit-Picpus. La porta Saint-Jacques, la porta Paris, la barriera dei Sergenti, i Porcherons, la Galiote, i Celestini, i Cappuccini, il Mail, la Bourbe, l'Arbre de Cracovia, la Petite Pologne, le Petit-Picpus sono i nomi della vecchia Parigi che galleggiano sulla nuova. La memoria del popolo fluttua su questi relitti del passato.

            Il Petit-Picpus, che del resto è esistito appena e non è mai stato che un abbozzo di quartiere, aveva quasi l'aspetto monacale di una città spagnola. Le strade erano poco pavimentate, i terreni erano poco costruiti. Tranne le due o tre vie di cui parleremo, tutto era muri di cinta e solitudine. Non una bottega, non una vettura; appena qua e là una candela accesa alle finestre; ogni luce spenta dopo le dieci. Giardini, conventi, depositi, orti; rare case basse, e grandi muri di cinta alti come le case.

            Così era quel quartiere nel secolo scorso. La rivoluzione l'aveva già molto strapazzato. La municipalità repubblicana l'aveva demolito, traforato, sventrato. Vi erano stati messi depositi di materiali. Trent'anni orsono, quel quartiere spariva, cancellato dalle costruzioni nuove. Oggi è completamente depennato.

            Il Petit-Picpus, del quale nessuna mappa attuale ha serbato traccia, è ben chiaramente indicato nella pianta del 1727, pubblicata a Parigi da Denis Thierry, rue St-Jacques, di fronte alla rue du Plâtre, e a Lione da Jean Girin, rue Mercière, alla Prudence. Il Petit-Picpus aveva quello che abbiamo chiamato un Y di vie, formato dalla rue du Chemin-Vert-Saint-Antoine che si apriva in due branche e prendeva a sinistra il nome di vicolo Picpus e a destra il nome di rue Polonceau. Le due branche dell'Y erano unite in cima come da una barra. Questa barra si chiamava rue Droit-Mur. La rue Polonceau vi sboccava; il vicolo Picpus passava oltre, e risaliva verso il mercato Lenoir. Colui che, venendo dalla Senna, arrivava all'estremità della rue Polonceau aveva alla sua sinistra la rue Droit-Mur, che girava bruscamente ad angolo retto, davanti a sé il muro di quella strada e alla sua destra un prolungamento troncato della rue Droit-Mur, senza uscita, chiamato vicolo cieco Genrot.

            Lì era Jean Valjean.

            Come abbiamo detto, scorgendo la figura nera di vedetta sull'angolo formato dalla rue Droit-Mur e dal vicolo Picpus, arretrò. Nessun dubbio. Era atteso da quel fantasma.

            Che fare?

            Non era più in tempo a retrocedere. Ciò che aveva visto muoversi nell'ombra a qualche distanza dietro di sé un momento prima, erano senza dubbio Javert e la sua squadra. Javert si trovava probabilmente già all'inizio della via alla fine della quale si trovava Jean Valjean. Javert, secondo ogni apparenza, conosceva quel piccolo dedalo, e aveva preso le sue precauzioni mandando uno dei suoi uomini a bloccarne l'uscita. Queste congetture, così simili all'evidenza, turbinarono subito, come un pugno di polvere che s'involi a una ventata improvvisa, nel cervello doloroso di Jean Valjean. Esaminò il vicolo cieco Genrot; là, sbarramento. Esaminò il vicolo Picpus; là, una sentinella. Vedeva quella figura cupa stagliarsi in nero sul pavé bianco inondato di luna. Avanzare significava cadere su quell'uomo.