Qui si voltò. Il lungosenna era deserto. Le strade erano deserte. Nessuno dietro di lui. Respirò.
Guadagnò il ponte d'Austerlitz.
A quell'epoca il pedaggio esisteva ancora.
Si presentò al pedaggio e diede un soldo.
«Fa due soldi», disse l'invalido del ponte. «Avete in braccio una bambina che può camminare. Dovete pagare per due».
Pagò, contrariato che il suo passaggio avesse provocato un'osservazione. Ogni fuga dev'essere liscia come l'olio.
Un grosso carretto attraversava la Senna contemporaneamente a lui, e andava come lui sulla riva destra. Questo gli fu utile. Poté attraversare il ponte nell'ombra di quel carretto.
A metà del ponte, Cosette, che aveva i piedi intorpiditi, volle camminare. La posò a terra e le diede di nuovo la mano.
Passato il ponte, scorse dei depositi di legname davanti a sé, sulla destra: vi si diresse. Per raggiungerli bisognava avventurarsi in un ampio spiazzo scoperto e illuminato. Non esitò. Coloro che lo braccavano erano evidentemente depistati e Jean Valjean si credeva fuori pericolo. Cercato sì; seguito no.
Una viuzza, la rue du Chemin-Vert-Saint-Antoine, si apriva tra due depositi di legname cinti da muri. Quella via era stretta, buia e come fatta apposta per lui. Prima di entrarvi, si guardò alle spalle. Dal punto in cui era, vedeva in tutta la sua lunghezza il ponte d'Austerlitz.
Quattro ombre stavano per metter piede sul ponte.
Quelle ombre davano le spalle al Jardin des Plantes e si dirigevano verso la riva destra.
Quelle quattro ombre erano i quattro uomini.
Jean Valjean ebbe il fremito della bestia ripresa.
Gli restava una speranza; che quegli uomini forse non erano ancora entrati sul ponte e non l'avevano visto nel momento in cui aveva attraversato, tenendo Cosette per mano, il grande piazzale illuminato.
In questo caso, immergendosi nella viuzza che gli stava davanti, se riusciva a raggiungere i depositi, gli orti, i campi, i terreni abbandonati, poteva fuggire.
Gli parve di potersi affidare a quella piccola via silenziosa. Vi entrò.
III • SI VEDA LA MAPPA DI PARIGI DEL 1727 (torna all'indice)
In capo a trecento passi, giunse in un punto in cui la via si biforcava. Si divideva in due strade, una che deviava a destra, l'altra a sinistra. Jean Valjean aveva davanti a sé come le due branche di una Y. Quale scegliere?
Non indugiò, e prese a destra.
Perché?
La branca sinistra andava verso il sobborgo, ossia verso luoghi abitati, e la branca destra verso la campagna, ossia verso luoghi deserti.
Tuttavia non camminavano più molto rapidamente. Il passo di Cosette rallentava il passo di Jean Valjean.
La riprese in braccio. Cosette appoggiava la testa sulla spalla del buonuomo e non diceva una parola.
Egli si voltava di tanto in tanto a guardare. Badava a tenersi sul lato buio della strada. La via era diritta dietro di lui. Le due o tre prime volte che si voltò non vide nulla, il silenzio era profondo, continuò la marcia un poco rassicurato. D'un tratto, a un certo istante, essendosi voltato, gli parve di vedere nella parte della strada da cui era passato, lontano nel buio, qualcosa che si muoveva.
Si precipitò in avanti, più che camminare, sperando di trovare qualche viuzza laterale, di evadere di là, e di far perdere ancora una volta la pista.
Arrivò davanti a un muro.
Quel muro peraltro non era un'impossibilità di andare oltre; era un recinto che bordava una viuzza trasversale in cui sfociava la via che aveva preso Jean Valjean.
Qui di nuovo bisognava decidersi; prendere a destra o a sinistra.
Guardò a destra. La viuzza si prolungava diritta fra costruzioni che erano capannoni o fienili, poi terminava, senza sbocchi. Si vedeva distintamente il fondo del vicolo cieco; un gran muro bianco.
Guardò a sinistra.
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