Dietro la grata, dietro l'imposta si scorgeva, per quel tanto che la grata permetteva di scorgere, una testa della quale si vedevano soltanto la bocca e il mento; il resto era coperto da un velo nero. Si intravedeva un velo nero e una forma appena distinta coperta da un sudario nero. Quella testa vi parlava, ma non vi guardava e non vi sorrideva mai.
La luce che veniva da dietro di voi era disposta in modo che voi la vedevate bianca e che essa vi vedeva nero. Quella luce era un simbolo.
Eppure l'occhio si tuffava avidamente, attraverso quell'apertura, in quel luogo chiuso a tutti gli sguardi. Un vuoto profondo avvolgeva quella forma vestita a lutto e gli occhi frugavano quel vuoto e cercavano di distinguere ciò che c'era intorno all'apparizione. Ma subito si constatava che non si vedeva nulla. Si vedeva la notte, il vuoto, le tenebre, la nebbia dell'inverno mista a esalazioni di tomba, una sorta di pace spaventosa, un silenzio dal quale non usciva niente, neanche i sospiri, un'ombra nella quale non si distingueva nulla, neanche i fantasmi.
Era l'interno di un chiostro.
L'interno di quella casa tetra e triste che chiamavano il convento delle bernardine dell'Adorazione Perpetua. Il palco dove eravamo era il parlatorio. La voce, la prima che aveva parlato, era quella della monaca addetta alla ruota, sempre seduta, immobile e silenziosa, dall'altra parte del muro, vicino all'apertura quadrata, difesa dalla grata di ferro e dalla lastra dai mille buchi, quasi fosse una doppia visiera.
L'oscurità in cui era immerso il palco con grata dipendeva dal fatto che il parlatorio che aveva una finestra dalla parte del mondo non ne aveva alcuna dalla parte del convento. Nulla di quel luogo sacro doveva essere visto da occhi profani.
Eppure c'era qualcosa al di là di quell'ombra, c'era una luce; c'era una vita in quella morte. Anche se questo convento fosse il più murato di tutti, cercheremo di penetrarvi, di farvi penetrare il lettore, e di dire, senza dimenticare la misura, cose che altri narratori non hanno mai visto e, di conseguenza, mai raccontato.
II • LA REGOLA DI MARTIN VERGA (torna all'indice)
Quel convento, che nel 1824 esisteva già da molti anni in rue Picpus, era una comunità di bernardine della regola di Martin Verga.
Queste bernardine si riallacciavano quindi non a Clairvaux, come i bernardini, ma a Citeaux, come i benedettini. In altri termini erano soggette non a san Bernardo ma a san Benedetto.
Chi abbia un po' sfogliato qualche in-folio sa che nel 1425 Martin Verga fondò una congregazione di bernardine-benedettine con casa-madre a Salamanca e succursale ad Alcalà.
La congregazione aveva ramificato in tutti i paesi cattolici d'Europa.
Questi innesti di un ordine sull'altro non hanno nulla d'insolito nella chiesa latina. Per non parlare che del solo ordine di san Benedetto, di cui appunto ci stiamo occupando, a quest'ordine si riallacciano, prescindendo da quello di Martin Verga, quattro congregazioni, due in Italia, Montecassino e Santa Giustina di Padova, e due in Francia Cluny e Saint-Maur; e nove ordini, Vallombrosa, Grammont, i celestini, i camaldolesi, i certosini, gli umiliati, gli olivetani, i silvestrini e, per finire, Citeaux; infatti Citeaux, tronco per alcuni ordini, è solo un germoglio per san Benedetto. Citeaux risale infatti a san Roberto, nel 1098 abate di Molesme nella diocesi di Langres. Sembra che nel 529 il diavolo, ritiratosi nel deserto di Subiaco (era vecchio: che si fosse fatto eremita?), fu scacciato dal vecchio tempio di Apollo, dove alloggiava, da san Benedetto che aveva allora diciassette anni.
Dopo la regola delle carmelitane che vanno a piedi nudi e portano sul collo dei vimini intrecciati e non si siedono mai, la regola più dura è quella delle bernardine-benedettine di Martin Verga. Sono tutte vestite di nero, con un soggolo che, secondo l'esplicita prescrizione di san Benedetto, sale fino al mento. Una veste di saia a maniche larghe, un grande velo di lana, il soggolo che sale fino al mento ed è tagliato quadrato sul petto, la benda che scende fino agli occhi, ecco il loro abito. Tutto nero, eccetto la benda che è bianca. Le professe hanno in più un rosario al fianco.
Le bernardine-benedettine di Martin Verga praticano l'Adorazione Perpetua, come le benedettine dette Dame del Santo Sacramento; queste, all'inizio del secolo, avevano a Parigi due case, una al Tempio, l'altra a rue Neuve Sainte-Geneviève. Le bernardine-benedettine del Petit-Picpus, delle quali stiamo appunto parlando, erano un ordine completamente diverso dalle Dame del Santo Sacramento di rue Neuve Sainte-Geneviève e del Tempio. C'erano varie differenze nella regola e anche nell'abito. Le bernardine-benedettine del Petit-Picpus portavano il soggolo nero e le benedettine della rue Neuve Sainte-Geneviève lo portavano bianco e in più avevano ricamato sul petto un Santissimo Sacramento alto quasi tre pollici di argento o rame dorato. Le monache del Petit-Picpus questo Santissimo Sacramento non ce l'avevano proprio. L'Adorazione Perpetua comune alla casa del Petit-Picpus e a quella del Tempio lascia peraltro i due ordini nettamente distinti. C'è solo una certa somiglianza, appunto questa pratica, tra le Dame del Santo Sacramento e le bernardine di Martin Verga, come lo studio e la glorificazione di tutti i misteri relativi all'infanzia, alla vita e alla morte di Gesù Cristo e alla Vergine accomuna due ordini in verità molto diversi e all'occorrenza nemici: l'Oratorio d'Italia, fondato a Firenze da Filippo Neri, e l'Oratorio di Francia, istituito a Parigi da Pierre de Bérulle. L'Oratorio di Parigi pretendeva la precedenza: Filippo Neri era solo santo, mentre Bérulle era cardinale.
Ritorniamo alla dura regola spagnola di Martin Verga. Le bernardine-benedettine di quest'obbedienza mangiano di magro tutto l'anno, digiunano in quaresima e in molti altri giorni loro particolari, durante il primo sonno si alzano dall'una alle tre del mattino per leggere il breviario e cantare il mattutino, dormono fra lenzuola di saia e sulla paglia in tutte le stagioni, non usano fare il bagno, non accendono mai il fuoco, si fustigano tutti i venerdì, osservano la regola del silenzio, non parlano che durante le ricreazioni, peraltro molto brevi, e portano camicie di lana grezza per sei mesi, dal 14 settembre giorno dell'esaltazione della Santa Croce, fino a Pasqua. La regola avrebbe prescritto di portarla per tutto l'anno: questi sei mesi sono quindi un'attenuazione; il fatto è che questa camicia di bigello, insopportabile con il caldo estivo, faceva venire febbri e spasmi nervosi. Fu quindi necessario limitarne l'uso. Ma anche con questa attenuazione quando le suore, il 14 settembre, mettono questa camicia, hanno la febbre per tre o quattro giorni.
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