C'era uno squillo particolare per ogni persona e ogni cosa. Per la priora uno e uno; per la sottopriora uno e due. Sei e cinque indicavano l'inizio delle lezioni e quindi le alunne non dicevano mai entrare in classe, ma andare a sei-cinque. Quattro-quattro era lo squillo di madame de Genlis. Si sentiva spesso. È il diavolo a quattro dicevano le meno caritatevoli. Diciannove colpi annunciavano un grande evento. Si trattava dell'apertura della porta di clausura, spaventosa lastra di ferro irta di catenacci che girava sui cardini solo per far entrare l'arcivescovo.
Lui e il giardiniere, come abbiamo già detto, erano gli unici uomini che avessero l'accesso nel convento. Le educande ne potevano vedere altri due: uno, il cappellano, l'abate Banès vecchio e brutto, che era loro concesso contemplare nel coro attraverso una grata; l'altro il maestro di disegno, signor Ansiaux, che la lettera già nominata chiama signor Anciot, e descrive come orribile vecchio gobbo.
Come si vede tutti gli uomini erano ben selezionati.
Così era quella strana casa.
VIII • «POST CORDA LAPIDES» (torna all'indice)
Dopo averne abbozzato la figura morale, non è inutile spendere qualche parola sulla sua configurazione fisica. Il lettore se ne sarà fatta un'idea.
Il convento del Petit-Picpus Saint-Antoine riempiva quasi completamente il grande trapezio che risultava dalle intersezioni di rue Polonceau, rue Droit-Mur, del vicolo Picpus, di una stradina cieca chiamata, nelle vecchie piante, rue Aumarais. Le quattro vie circondavano il trapezio come un fossato. Il convento si componeva di vari fabbricati e di un giardino. L'edificio principale, nel suo complesso, era una giustapposizione di costruzioni ibride che, viste a volo d'uccello, disegnavano con sufficiente esattezza una forca adagiata per terra. Il braccio più lungo della forca occupava il tratto di rue Droit-Mur compreso tra il vicolo Picpus e la rue Polonceau; il braccio più breve era una facciata alta, grigia e severa, tutta grate, che guardava su vicolo Picpus; il portone numero 62 ne segnava l'estremità. A metà di questa facciata polvere e cenere imbiancavano una bassa porta centinata, sulla quale i ragni intessevano la loro tela, che si apriva solo una o due ore, la domenica e nelle rare occasioni nelle quali il feretro di una monaca usciva dal convento. Era l'entrata pubblica della chiesa. Il gomito della forca era costituito da una sala quadrata che serviva da dispensa e che le monache chiamavano la credenza. Nel braccio lungo si aprivano le celle delle madri e delle sorelle e il noviziato. Nel braccio corto le cucine, il refettorio costeggiato dal chiostro, e la chiesa. Tra il portone numero 62 e l'angolo della stradina cieca Aumarais stava il pensionato, ma da fuori non si vedeva. Il resto del trapezio era costituito dal giardino posto molto più in basso della rue Polonceau; infatti le mura erano molto più alte dalla parte interna che da quella esterna. Il giardino, leggermente bombato, aveva nel mezzo, al centro di un piccolo rialzo, un bell'abete puntuto e conico dal quale si dipartivano, come dall'umbone aguzzo di un scudo, quattro viali grandi e otto piccoli, disposti a due a due fra le biforcazioni dei grandi, in modo che, se il recinto fosse stato circolare, il piano geometrico dei viali sarebbe sembrato una croce posata su di una ruota. I viali, di varia lunghezza, che andavano tutti a finire contro i muri molto irregolari del giardino, erano fiancheggiati da cespugli di ribes. Sul fondo un filare di grandi pioppi portava dalle rovine del vecchio convento che si trovava all'angolo di rue Droit-Mur, alla casa del Convento Piccolo che era all'angolo della ruelle Aumarais. Davanti al Convento Piccolo c'era il cosiddetto giardino piccolo. Aggiungete a questo insieme un cortile, gli angoli più vari formati dagli edifici interni, mura da prigione come unica prospettiva e per vicinato la lunga linea nera dei tetti che orlavano il lato opposto di rue Polonceau, e avrete così un quadro completo di com'era, quarantacinque anni fa, la casa delle bernardine-benedettine del Petit-Picpus. Questa casa santa era stata costruita sull'area di un Jeu de paume famoso tra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo, chiamato il gioco degli undicimila diavoli.
Queste strade erano peraltro tra le più antiche di Parigi; anche i nomi Droit-Mur e Aumarais sono vecchi, ma le strade che li portano sono più vecchie ancora. La ruelle Aumarais si chiamava Maugout e la rue Droit-Mur si chiamava rue des Eglantiers, perché Dio ci faceva sbocciare i fiori prima che l'uomo tagliasse le pietre.
IX • UN SECOLO SOTTO UN SOGGOLO (torna all'indice)
E poiché ci stiamo dilungando fin nei dettagli su quello che era un tempo il convento del Petit-Picpus e abbiamo osato aprire una finestra su quell'asilo discreto, voglia il lettore permetterci ancora una piccola digressione, estranea in fondo a questo libro, ma caratteristica e utile perché fa capire che anche il chiostro ha i suoi personaggi originali.
C'era, nel Convento Piccolo, una suora centenaria che veniva dall'abbazia di Fontevrault. Prima della Rivoluzione era appartenuta all'alta società. Parlava molto del signor di Miromesnil, guardasigilli con Luigi XVI, e di una presidentessa Duplat che aveva molto frequentato.
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