Le due figlie e Gavroche fecero appena in tempo ad accorgersi di avere due fratellini. A un certo grado di miseria, si è sopraffatti da una sorta di spettrale indifferenza in cui le creature si vedono come larve. Le più prossime sono spesso soltanto vaghe forme d'ombra, a malapena distinte dal fondo nebuloso della vita e facilmente confuse con l'infinito.
La sera del giorno in cui aveva consegnato i suoi due piccini alla Magnon, con la ben esplicita volontà di rinunciarvi per sempre, la Thénardier ebbe, o fece credere di avere, uno scrupolo. Disse a suo marito: «Ma questo è abbandonare i figli!». Thénardier, magistrale e flemmatico, cauterizzò quello scrupolo con queste parole: «Jean-Jacques Rousseau ha fatto di peggio!». Dallo scrupolo la madre era passata all'inquietudine: «E se la polizia ci tormentasse? Quel che abbiamo fatto, signor Thénardier, è permesso?». Thénardier rispose: «Tutto è permesso. Nessuno pescherà nel torbido. D'altro canto, con bambini che non hanno un soldo, non si guarderà troppo per il sottile».
La Magnon era, si può dire, una elegantona del crimine. Aveva un gran guardaroba, divideva l'alloggio, ammobiliato in modo lezioso e miserabile, con una esperta ladra inglese francesizzata. L'inglese, naturalizzata parigina, raccomandabile per le sue ricchissime relazioni, intimamente legata alle medaglie della biblioteca e ai diamanti della Mars, divenne celebre in seguito negli annali giudiziari. Veniva chiamata signorina Miss.
I due piccini capitati alla Magnon non ebbero di che lamentarsi.
Raccomandati dagli ottanta franchi, erano trattati bene, come tutto ciò che viene sfruttato; né malvestiti né malnutriti, vivevano quasi come «signorini», meglio con la madre fasulla che con la vera. La Magnon faceva la signora e non parlava argot davanti a loro.
Trascorsero qualche anno in tal modo. La Thénardier presagiva per loro ogni bene. Un giorno le capitò di dire alla Magnon che le consegnava i dieci franchi mensili: «Bisognerà che "il padre" dia loro un'educazione".
All'improvviso, quei due poveri bambini, fino a quel momento protetti, pure nella loro cattiva sorte, furono bruscamente gettati nella vita e costretti a viverla.
Un arresto in massa di malviventi come quello della stamberga Jondrette, necessariamente complicato da perquisizioni e incarcerazioni ulteriori, è un vero disastro per quella lurida contro-società occulta che vive sotto la società pubblica; un'avventura di questo genere produce crolli di ogni sorta in quel mondo tetro. La catastrofe dei Thénardier produsse la catastrofe della Magnon.
Un giorno, poco dopo che la Magnon aveva consegnato a Eponine il biglietto relativo a rue Plumet, vi fu un'improvvisa irruzione della polizia in rue Cloche-Perce, la Magnon venne acciuffata così come la signorina Miss e tutti i coinquilini sospetti incapparono nella retata. I due bambini in quel momento giocavano in un cortiletto posteriore e non videro nulla. Quando vollero rincasare, trovarono la porta chiusa e la casa vuota. Un ciabattino di un chiosco di fronte gli consegnò un foglio che la «madre» aveva lasciato per loro. Sul foglio c'era un indirizzo: «Signor Barge, esattore, rue Roi-de-Sicile 8». L'uomo del chiosco disse: «Voi non vivete più qui. Andate là. È vicinissimo, la prima via a destra. Chiedete la strada con questo foglio».
I bambini si avviarono, il maggiore conduceva il minore, con il foglio che doveva guidarli stretto in mano. Aveva freddo e le sue ditine intorpidite stringevano poco e tenevano male il foglio. All'angolo di rue Cloche-Perce un colpo di vento glielo strappò e, siccome stava calando la notte, il bambino non poté più ritrovarlo.
Cominciarono a girare per le vie, a casaccio.
II • DOVE IL PICCOLO GAVROCHE TRAE PARTITO DA NAPOLEONE IL GRANDE (torna all'indice)
La primavera parigina è attraversata abbastanza spesso da venti pungenti e rigidi dai quali si viene, se non gelati, infreddoliti; quei venti, che rattristano le giornate più belle, fanno esattamente l'effetto di ventate di aria fredda che entrino in una stanza riscaldata attraverso le fessure di una finestra o di una porta mal chiusa. Pare che la buia porta dell'inverno sia rimasta socchiusa e che da lì giunga il vento. Nella primavera del 1832, epoca in cui in Europa scoppiò la prima grande epidemia di questo secolo, quei venti erano più aspri e sferzanti che mai, una porta ancor più gelida di quella dell'inverno era dischiusa. Era la porta del sepolcro. Si sentiva in quei venti l'alito del colera.
Dal punto di vista meteorologico, quei venti freddi avevano la particolarità di non escludere affatto una forte tensione elettrica.
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