Confer la più autorevole fra le recenti edizioni critiche del Chaucer, quella curata da F.N. Robinson (“The Works of Geoffrey Chaucer”, London, O.U.P., Second Edition, 1957), che abbiamo seguito anche nella nostra traduzione.

Nota 7. Si veda, all’inizio di ciascun racconto, la nota contrassegnata da (*) in cui, insieme con la data di composizione, viene indicata la fonte da cui esso è tratto.

Nota 8. Anche la ballata di “Ser Topazio” e il “Racconto del Monaco” sono interrotti, ma la loro interruzione rientra nello schema drammatico dell’opera.

La vita e le opere di Geoffrey Chaucer.

Nato a Londra fra il 1340 e il 1345 da una famiglia di prosperi commercianti di vino, Chaucer entrò ben presto al servizio della corte, dapprima come paggio presso la famiglia d’uno dei figli di Edoardo Terzo (1357) e quindi come valletto alle dirette dipendenze dello stesso re (1367). Nel frattempo, dopo aver probabilmente completato gli studi presso uno dei collegi legali di Londra, partecipò ad alcune missioni militari e diplomatiche in Francia e sposò Philippa Roet, damigella della regina. A questo primo periodo, culturalmente saturo d’influsso francese, risale la traduzione (parziale) del famoso “Roman de la Rose”, epitome in forma di sogno d’una cultura cortese-cavalleresca ormai in declino. Al modello onirico di quest’opera è legato “The Boke of the Duchesse” (1369), poemetto narrativo di tono elegiaco composto per la morte della duchessa Blanche, nuora del re e moglie di John of Gaunt, alle cui dipendenze il poeta aveva prestato servizio militare in Francia. Importante in questa prima opera l’invenzione chauceriana del narratore come ingenuo sognatore a disagio nel mondo di sogno da lui stesso evocato.

Nel 1372-73 Chaucer venne inviato in Italia con l’incarico di stabilire un trattato di commercio con Genova e di negoziare un prestito con i banchieri di Firenze. Durante la missione ebbe anche l’opportunità di conoscere direttamente le opere dei nostri grandi trecentisti, Dante, Petrarca e Boccaccio (anche se pare che di quest’ultimo non conoscesse il “Decameron” e gli altri scritti gli giungessero anonimi). Tornato in patria, venne nominato nel 1374 ispettore delle dogane del porto di Londra, incarico che mantenne per dodici anni, fino al 1386, salvo brevi interruzioni dovute a missioni diplomatiche e d’affari nelle Fiandre (1376-77), ancora in Francia (1377) e di nuovo in Italia, presso la corte milanese di Bernabò Visconti, nel 1378. Durante i dodici anni d’impiego come «doganiere», Chaucer compose altri due poemetti imperniati sulla figura dell’ingenuo sognatore-narratore, “The Hous of Fame” (incompiuto) e “The Parlement of Foules”, mentre nel più ampio e complesso poema “Troylus and Criseyde”

il narratore è uno storico assai fallibile alle prese con un’antica vicenda d’amore e di guerra. Contemporanee a queste tre opere principali furono: “The Legende of Good Women” (che riprende lo schema onirico, ma costituisce anche il primo tentativo chauceriano di narrazione «incorniciata»), alcune parafrasi e traduzioni, fra cui il “De Consolatione Philosophiae” di Boezio, e diverse composizioni minori successivamente riprese nei “Canterbury Tales”.

Nel 1386 Chaucer si dimetteva dall’ispettorato delle dogane e si ritirava nel Kent, per la quale contea era stato eletto l’anno prima giudice di pace e rappresentante parlamentare. Nacque in questo periodo l’idea dei “Canterbury Tales”, alla cui realizzazione il poeta si dedicò poi sempre, pur non trascurando gli impegni pubblici che anche il nuovo re, Riccardo Secondo, continuò ad affidargli. Nel 1389 venne nominato sopraintendente alle costruzioni reali nel palazzo di Westminster e alla Torre di Londra; l’anno successivo, ispettore di muri, ponti e fossati lungo il Tamigi e sopraintendente ai restauri della Saint George’s Chapel di Windsor; infine, nel 1391, viceintendente forestale del parco di North Petherton nel Somerset. Pare che in quella lontana contea Chaucer risiedesse fino al 1399, l’anno in cui salì al trono Enrico Quarto, figlio di John of Gaunt, che concesse un’aggiunta allo stipendio del poeta. Il 24

dicembre di quell’anno Chaucer prendeva in affitto una casa a Westminster, dove morì, secondo l’iscrizione che tuttora porta la tomba nell’abbazia, il 25 ottobre 1400.

I RACCONTI DI CANTERBURY.

Frammento Primo.

PROLOGO GENERALE.

Qui comincia il Libro dei Racconti di Canterbury.

Quando Aprile con le sue dolci piogge ha penetrato fino alla radice la siccità di Marzo, impregnando ogni vena di quell’umore che ha la virtù di dar vita ai fiori, quando anche Zeffiro col suo dolce fiato ha rianimato per ogni bosco e ogni brughiera i teneri germogli, e il nuovo sole ha percorso metà del suo cammino in Ariete, e cantano melodiosi gli uccelletti che dormono tutta la notte a occhi aperti (tanto li punge in cuore la natura), la gente allora è presa dal desiderio di mettersi in pellegrinaggio e d’andare per contrade forestiere alla ricerca di lontani santuari variamente noti, e fin dalle più remote parti d’ogni contea d’Inghilterra molti si recano specialmente a Canterbury, a visitare quel santo martire benedetto (1) che li ha soccorsi quand’erano malati.

Un giorno, appunto in quella stagione, mentre sostavo alla locanda del ‘Tabarro’ in Southwark, (2) pronto a mettermi devotamente in pellegrinaggio per Canterbury, ecco capitare verso sera una brigata di ben ventinove persone, gente d’ogni ceto trovatasi per caso in compagnia e tutti pellegrini che intendevano recarsi a cavallo fino a Canterbury. Camere e stalle erano grandi, e perciò fummo alloggiati nel migliore dei modi. In breve, stava appena per tramontare il sole che già avevo parlato con tutti e anch’io ero ormai della brigata, e combinammo dunque d’alzarci presto per proseguire il viaggio dove vi ho detto.