Essi ricevono questo specifico carattere sociale solo in condizioni determinate, storicamente sviluppate, così come soltanto in analoghe condizioni ai metalli nobili viene impresso il carattere del denaro, o, addirittura, al denaro quello del capitale monetario.

Esercitando la sua funzione, il capitale produttivo consuma le parti costitutive sue proprie per convertirle in una massa di prodotti di valore superiore. Poiché la forza-lavoro opera soltanto come uno dei suoi organi, anche l’eccedenza del valore - prodotto, generata mediante il suo pluslavoro oltre il valore dei suoi elementi di formazione, è il frutto del capitale. Il pluslavoro della forza-lavoro è il lavoro gratuito del capitale, e costituisce perciò per il capitalista un plusvalore, un valore che non gli costa alcun equivalente.

Il prodotto è perciò non soltanto merce, ma merce fecondata di plusvalore.

Il suo valore è uguale a P + Pv, uguale al valore del capitale produttivo P consumato nella produzione di essa, più il plusvalore Pv da questo generato.

Supponiamo che tale merce consti di 10.000 q.li di filo, per la cui produzione siano stati consumati mezzi di produzione del valore di 89.280 € e forza-lavoro del valore di 12.000 €. Durante il processo di filatura, i filatori trasferiscono il valore dei mezzi di produzione consumati dal loro lavoro, dell’ammontare di 89.280 €, nel filo, mentre nello stesso tempo essi, in corrispondenza alla loro prestazione di lavoro, rappresentano un neovalore, poniamo di 30.720 €. I 10.000 q.li di filo sono perciò depositari di un valore di 120.000 €.

III - TERZO STADIO. M’—D’.

La merce diviene capitale-merce come forma funzionale di esistenza del valore-capitale già valorizzato, scaturita direttamente dallo stesso processo di produzione. Se la produzione delle merci venisse condotta capitalisticamente in tutta la sua estensione sociale, ogni merce sarebbe fin dall’origine elemento di -un capitale-merce, sia che consistesse in ferro greggio o in pizzi di Bruxelles, in acido solforico o in sigari. Il problema: quali tipi dell’esercito delle merci siano destinati per la loro qualità al rango di capitale, quali altri al comune servizio di merci, è una delle soavi afflizioni che l’economia scolastica si è procurata da se stessa.

Nella sua forma di merce, il capitale deve adempiere funzioni di merce. Gli articoli dei quali esso si compone, fin dall’origine prodotti per il mercato, devono essere venduti, trasformati in denaro, percorrere dunque il movimento M — D.

Supponiamo che la merce del capitalista consti di 10.000 q.li di filo di cotone. Se nel processo di filatura sono stati consumati mezzi di produzione per un valore di 89.280 €., e creato un neovalore di 30.720 €, il filo ha un valore di 120.000 €, che esso esprime nel suo prezzo omonimo.

 

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Supponiamo che questo prezzo venga realizzato attraverso la vendita M — D. Che cosa è che fa di questo semplice processo di ogni circolazione di merci, contemporaneamente, una funzione di capitale? Non una variazione che avvenga all’interno di esso, né in relazione al carattere d’uso, poiché la merce passa al compratore come oggetto d’uso, né in relazione al suo valore, poiché questo non subisce mutamenti di grandezza, ma solo un mutamento di forma. Prima esisteva in filo, ora esiste in denaro. Emerge così una differenza essenziale tra il primo stadio D — M e l’ultimo stadio M — D. Là il capitale anticipato opera come capitale monetario, poiché mediante la circolazione si converte in merci dallo specifico valore d’uso. Qui la merce può operare come capitale solo in quanto porta con sé interamente questo carattere fin dal processo di produzione, prima che abbia inizio la sua circolazione. Durante il processo della filatura i filatori hanno creato valore in filo per un ammontare di 30.720 €. Di questi, 12.000 € formano per un capitalista soltanto un equivalente per la sua spesa in forza-lavoro, e 18.720 € — ad un grado di sfruttamento della forza-lavoro del 156% — formano plusvalore.

 

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Il valore delle 10.000 q.li di filo contiene dunque in primo luogo il valore del capitale produttivo consumato P, del quale: la parte costante è pari a 89.280 € e la parte variabile è uguale a 12.000 €., la loro somma che è uguale a 101.280 € equivale a 8.440 q.li di filo.

 

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Il valore del capitale produttivo P è però M, valore dei suoi elementi di formazione, che nello stadio D — M si trovavano di fronte al capitalista come merci nelle mani dei loro venditori. In secondo luogo, però, il valore del filo contiene un plusvalore di 18.720 € pari a 1.560 q.li di filo. M, come espressione di valore dei 10.000 q.li di filo è dunque = M + ΔM, M più un incremento di M (18.720 €) che chiameremo m, poiché esso esiste nella stessa forma di merce in cui esiste ora il valore originario M. Il valore dei 10.000 q.li di filo che é di 120.000 € è dunque uguale a M + m = M’. Ciò che fa di M, come espressione del valore dei 10.000 q.li di filo, M’, non è quindi la sua grandezza assoluta di valore (120.000 €), giacché essa, come per ogni altra M che sia espressione di valore di una qualsiasi altra somma di merci, è determinata dalla grandezza del lavoro in essa oggettivato; è la sua grandezza di valore relativa, la sua grandezza di valore paragonata con il valore del capitale P consumato per produrla. Essa contiene questo valore, più il plusvalore fornito dal capitale produttivo. Il suo valore è maggiore, eccedente questo valore-capitale, di questo plusvalore m.

 

 

valore monetario

valore espresso in quantità di merci

 

 

q.li

capitale merce prodotta

filo

120.000

10.000

Capitale produttivo consumato

P

101.280

8.440

capitale variabile

v

12.000

 

capitale costante

c

89.280

 

plusvalore

m

18.720

1.560

I 10.000 q.li di filo sono depositari del valore-capitale valorizzato, arricchito di un plusvalore, e sono ciò in quanto prodotto del processo capitalistico di produzione. M’ esprime un rapporto di valore, il rapporto in cui sta il valore del prodotto-merce con il valore del capitale speso per produrlo, dunque la combinazione di valore-capitale e plusvalore, che forma il suo valore. I 10.000 q.li di filo sono capitale-merce, M’, solo come forma trasformata del capitale produttivo P, dunque in un nesso che all’inizio esiste soltanto nel ciclo di questo capitale individuale, ossia per il capitalista che con il suo capitale ha prodotto filo. È, per così dire, solo un rapporto interno, non esterno, che fa dei 10.000 q.li di filo, in quanto depositari di valore, un capitale-merce; essi recano l’impronta capitalistica non nella grandezza assoluta del loro valore, bensì nella grandezza relativa di questo, nella loro grandezza di valore paragonata con quella che possedeva il capitale produttivo in essi contenuto, prima che si fosse trasformato in merce. Perciò se i 10.000 q.li di filo vengono venduti al loro valore di 120.000 €, questo atto della circolazione, considerato per sè, è uguale a  M — D, mera trasformazione di un valore invariato da forma di merce in forma di denaro. Ma come stadio particolare nel ciclo di un capitale individuale, il medesimo atto realizza il valore-capitale di 101.280 € racchiuso nella merce, più il plusvalore di 18.720 € racchiuso in essa, dunque M’ — D’, trasformazione del capitale-merce dalla sua forma di merce in forma di denaro4.

La funzione di M’ è ora quella di ogni prodotto-merce: tra sformarsi in denaro, essere venduto, compiere la fase della circolazione M — D. Fino a che il capitale ora valorizzato perdura nella forma di capitale-merce, giace fermo sul mercato, il processo di produzione si arresta. Il capitale non opera come creatore di prodotto né come creatore di valore. Secondo il diverso grado di velocità con cui il capitale respinge la sua forma di merce e assume la sua forma di denaro, ossia secondo la rapidità della vendita, lo stesso valore-capitale, in grado assai differente, servirà come creatore di prodotto e di valore, e la scala della riproduzione si estenderà o si restringerà. Nel primo Libro è stato mostrato come il grado di efficacia di un dato capitale sia condizionato da potenze del processo di produzione che in certo grado sono indipendenti dalla grandezza di valore del capitale stesso.