Qui si mostra come il processo di circolazione metta in movimento nuove potenze del grado di efficacia del capitale, della sua espansione e della sua contrazione, indipendenti dalla grandezza di valore di quest’ultimo.

La massa di merci M’, in quanto depositaria del capitale valorizzato, deve inoltre compiere in tutta la sua estensione la metamorfosi M’ — D’. La quantità della merce venduta diviene qui una determinazione essenziale. La singola merce figura ancora soltanto come parte integrante della massa totale. I 120.000 € di valore esistono in 10.000 q.li di filo. Se il capitalista riesce a vendere soltanto 7.440 q.li al loro valore di (7.440 : 10.000) ∙120.000 = 89.280 €, egli ha sostituito soltanto il valore del suo capitale costante, il valore dei mezzi di produzione spesi; se vende 8.440 q.li, ha sostituito soltanto la grandezza di valore del capitale complessivo anticipato (8.440 : 10.000) ∙120.000 = 101.280 €. Egli deve vendere di più per realizzare plusvalore, e deve vendere tutti i 10.000 q.li di filo, per realizzare l’intero plusvalore di 18.720 € (pari a 1.560 q.li di filo). Egli dunque ottiene in 120.000 € di denaro solo un valore equivalente alla merce venduta; la sua operazione entro la circolazione è un semplice M — D. Se avesse pagato ai suoi operai 15.360 € di salario anziché 12.000 €, il suo plusvalore sarebbe di solo 15.360 €, anziché di 18.720 €, ed il grado di sfruttamento solo del 100% anziché del 156%; ma il valore del suo filo rimarrebbe come prima invariato; soltanto il rapporto delle sue diverse parti sarebbe un altro; l’atto della circolazione M — D sarebbe, come prima, la vendita di 10.000 q.li di filo per il loro valore di 120.000 €.

M’ = M + m (101.280 € + 18.720 €). M è uguale al valore di P, ossia al capitale produttivo, e questo è uguale al valore di D, che venne anticipato in D — M, acquisto degli elementi di produzione; nel nostro esempio 101.280 €. Se la massa di merci viene venduta al suo valore, allora M = 101.280 € e m = 18.720 €, il valore del plusprodotto di 1.560 q.li di filo. Chiamando d, il plusprodotto m espresso in forma di denaro, allora

M’ — D’ = (M + m) — (D + d),

ed il ciclo

D — M... P... M’ — D’

nella sua forma esplicita è dunque

D — M(L + Pm)...P... (M + m) — (D + d).

Nel primo stadio, il capitalista sottrae articoli d’uso a! mercato delle merci vero e proprio ed al mercato del lavoro; nel terzo stadio egli fa rifluire nuovamente della merce, ma su un solo mercato, il mercato delle merci vero e proprio. Ma se mediante la sua merce egli sottrae nuovamente al mercato più valore di quanto non vi avesse originaria mente immesso, ciò avviene soltanto perché egli vi immette un maggior valore in merci di quello che originariamente sottrasse. Egli vi immise il valore D e ne sottrasse il valore equivalente M; vi immette M + m e ne sottrae l’equivalente D + d.

D nel nostro esempio era pari al valore di 8.440 q.li di filo; ma egli getta sul mercato 10.000 q.li, vi immette dunque un valore maggiore di quello che ne tolse. D’altra parte, egli vi ha immesso questo accresciuto valore unicamente perché nel processo della produzione ha prodotto plusvalore (come parte aliquota del prodotto, espressa in plusprodotto) mediante lo sfruttamento della forza-lavoro. Solo in quanto prodotto di questo processo, la massa delle merci è capitale-merce, depositano di valore-capitale valorizzato. Con il compimento di M’ — D’, viene realizzato tanto il valore-capitale anticipato quanto il plusvalore. Il realizzo di ambedue coincide nella serie di vendite, ovvero anche nella vendita in un so! blocco dell’intera massa di merci, che M’ — D’ esprime. Ma il medesimo processo di circolazione M’ — D’ è differente per il valore-capitale e per il plusvalore, in quanto per ciascuno dei due esprime un differente stadio della loro circolazione, una sezione differente nella serie di metamorfosi che essi devono attraversare all’interno della circolazione. Il plusvalore m è venuto alla luce solo entro il processo di produzione. Esso compare dunque per la prima volta sul mercato delle merci, e precisamente in forma di merce; questa è la sua prima forma di circolazione, perciò anche l’atto m — d è il suo primo atto di circolazione o la sua prima metamorfosi, che resta dunque ancora da completare mediante l’opposto atto della circolazione, ossia la metamorfosi inversa d — m5

Diversamente avviene per la circolazione che il valore-capitale M compie nel medesimo atto di circolazione M’ — D’, che per esso è l’atto di circolazione M — D, nel quale M = P, uguale al D originariamente anticipato. Esso ha iniziato il suo primo atto di circolazione come D, come capitale monetario, e attraverso l’atto M — D ritorna alla medesima forma; ha dunque percorso le due opposte fasi della circolazione, 1) D — M e 2) M — D e si trova ancor una volta nella forma da cui può di nuovo incominciare il medesimo processo ciclico. Ciò che per il plusvalore è la prima trasformazione della forma di merce in forma di denaro, per il valore-capitale è ritorno, ossia ritrasformazione nella sua originaria forma di denaro.

Mediante D — M(L + Pm) il capitale monetario è stato convertito in una equivalente somma di merci, L e Pm. Queste merci non funzionano nuovamente da merci, da articoli di vendita. Il loro valore esiste ora nelle mani del loro compratore, il capitalista, come valore del suo capitale produttivo P. E nella funzione di P, del consumo produttivo, essi vengono trasformati in una qualità di merci materialmente differente dai mezzi di produzione, in filo, nel quale il loro valore viene non soltanto mantenuto, ma accresciuto, da 101.280 € a 120.000 €. Attraverso questa reale metamorfosi le merci sottratte al mercato nel primo stadio D — M vengono sostituite da merce differente per materia e valore, che ora deve operare come merce, essere trasformata in denaro e venduta.