Poiché nella semplice esistenza di questa somma di denaro è dissolta la mediazione della sua provenienza, ed è scomparsa ogni traccia della differenza specifica che le diverse parti costitutive del capitale possiedono nel processo di produzione, la distinzione esiste ancora soltanto nella forma concettuale di una somma principale (in inglese principal) uguale al capitale anticipato di 101.280 € e di una somma di valore eccedente di 18.720 €. D’ sia, ad esempio, uguale a 26.400 €, di cui 24.000 € (D), costituiscono la somma principale, e 2.400 € (Pv), costituiscono il plusvalore. Assoluta omogeneità, quindi mancanza di distinzione concettuale, regna tra le due parti costitutive della somma di 26.400 €. 2.400 € prese a piacimento sono sempre 1/11 della somma totale di 26.400 €, siano esse 1/10 della somma principale anticipata di 24.000 € ovvero la sua eccedenza di 2.400 €. Somma principale e somma aggiunta, capitale e plus-somma sono quindi esprimibili come frazioni della somma complessiva; nel nostro esempio 10/11 formano la somma principale ossia il capitale, 1/11 la plus-somma. E’ perciò una espressione empirica del rapporto di capitale, quella in cui qui, alla fine del suo processo, il capitale realizzato appare nella sua espressione monetaria.
Ma ciò vale anche per M’(M + m). Con la distinzione però che M’, nel quale M e m sono pure soltanto parti di valore proporzionali della medesima massa omogenea di merci, rimanda alla sua origine P, di cui esso è prodotto immediato, mentre in D’, forma derivante immediatamente dalla circolazione, è scomparso il rapporto diretto con P.
La distinzione empirica tra somma principale e somma aggiunta, che è contenuta in D’, in quanto questo esprime il risultato del movimento D... D’, scompare immediatamente, non appena D’ opera di nuovo attivamente da capitale monetario, quindi, inversa mente, non viene indicato come espressione monetaria del capitale industriale valorizzato. Il ciclo del capitale monetario non può mai cominciare con D’ (sebbene ora D’ operi da D), ma soltanto con D; cioè mai come espressione del rapporto di capitale, bensì solo come forma di anticipazione del valore-capitale. Non appena le 120.000 € vengono di nuovo anticipate come capitale per valorizzarsi di nuovo, esse sono punto di partenza anziché di ritorno. Invece di un capitale di 101.280 € viene ora anticipato un capitale di 120.000 €, più denaro di prima, più valore-capitale, ma il rapporto tra le due parti costitutive è caduto, proprio come originariamente la somma di 120.000 €, anziché quella di 101.280 €, avrebbe potuto operare come capitale.
Non è funzione attiva del capitale monetario presentarsi come D’; la sua rappresentazione come D’ è piuttosto una funzione di M’. Già nella circolazione semplice delle merci,
1) M1 — D,
2) D — M2,
D ha funzione attiva solo nel secondo atto D — M2 la sua rappresentazione come D è soltanto risultato del primo atto, solo in forza del quale esso si presenta come forma trasformata di M1 Il rapporto di capitale contenuto in D’, la relazione di una delle sue parti, in quanto valore-capitale, con l’altra, in quanto suo incremento di valore, riceve tuttavia un significato funzionale, in quanto nella costante ripetizione del ciclo D... D’, D’ si scinda in due circolazioni, circolazione del capitale e circolazione del plusvalore, e quindi ambedue le parti assolvano funzioni differenti non soltanto quantitativamente ma anche qualitativamente, D funzioni diverse da quelle di d. Ma, in sé considerata, la forma D... D’ non comprende il consumo del capitalista, bensì espressamente solo la autovalorizzazione e la accumulazione, in quanto quest’ultima si esprime in primo luogo in un accrescimento periodico del capitale monetario sempre di nuovo anticipato.
Sebbene forma empirica del capitale, allo stesso tempo soltanto D’ = D + d è il capitale monetario nella sua forma realizzata, in quanto denaro che ha generato denaro. Qui è però da distinguere dalla funzione del capitale monetario nel primo stadio D — M(L + Pm). In questo primo stadio, D circola come denaro. Esso opera come capitale monetario unicamente perché solo nel suo stato di denaro può assolvere una funzione di denaro, può convertirsi negli elementi di P che gli stanno dinanzi come merci, in L e Pm. In questo atto della circolazione esso opera soltanto come denaro; ma poiché questo atto è il primo stadio del valore-capitale che compie il suo processo, esso è contemporaneamente funzione del capitale monetario, grazie alla specifica forma di uso delle merci L e Pm che vengono comperate. D’, viceversa, composto da D, il valore-capitale e d, il plusvalore da questo generato, esprime valore-capitale valorizzato, il fine e il risultato, la funzione dall’intero processo ciclico del capitale. Che esso esprima questo risultato in forma di denaro, come capitale monetario realizzato, non scaturisce dal fatto che esso è forma di denaro del capitale, capitale-denaro, ma al contrario dal fatto che esso è capitale-denaro, capitale in forma di denaro, dal fatto che Sotto tale forma il capitale ha aperto il processo, è stato anticipato in forma di denaro. La ritrasformazione nella forma di denaro, come abbiamo visto, è una funzione del capitale-merce, M’, non del capitale monetario. Ma per quanto concerne la differenza di D’ rispetto a D, essa (d) è soltanto forma di denaro di m, dell’incremento di M; D’ è uguale a D + d, soltanto perché M’ era uguale a M + m. In M’ dunque questa differenza ed il rapporto del valore-capitale con il plusvalore da esso generato sono presenti ed espressi, prima che ambedue siano trasformati in D’, in una somma di denaro nella quale le lue parti di valore si presentano autonome una di fronte all’altra, e perciò si possono anche impiegare per funzioni autonome e differenti le une dalle altre.
D’ è soltanto il risultato della realizzazione di M’. Ambedue, M’ come D’, sono solo forme differenti, forma di merce e forma di denaro, del valore-capitale valorizzato, ambedue hanno questo in comune, che sono valore-capitale valorizzato. Ambedue sono capitale realizzato, poiché qui il valore- come tale esiste unitamente al plusvalore, come ad un frutto da esso differente, ricavato da esso, sebbene questo rapporto sia espresso soltanto nella forma empirica del rapporto di due parti di una somma di denaro o di un valore-merce. Ma in quanto espressioni del capitale in rapporto al plusvalore da esso generato e a differenza di questo, cioè come espressioni di valore valorizzato, D’ ed M’ sono la medesima cosa ed esprimono la medesima cosa, solo in forma differente; essi si distinguono non in quanto capitale monetario e capitale-merce, bensì in quanto denaro e merce. In quanto rappresentano valore valorizzato, capitale reso attivo come capitale, essi esprimono sol tanto il risultato della funzione del capitale produttivo, dell’unica funzione in cui il valore-capitale produca valore. Il loro lato comune è che ambedue, capitale monetario e capitale-merce, sono modi di esistenza del capitale. [La differenza tra di loro consiste nel fatto che essi sono differenti modi di esistenza del capitale]. L’uno è capi tale in forma di denaro, l’altro in forma di merce.
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