Per quanto posso giudicare finora, esso in generale presenterà difficoltà soltanto tecniche, ad eccezione, certo, di alcune sezioni molto importanti.
È qui il caso di respingere un’accusa contro Marx, la quale, elevata dapprima solo sommessamente ed isolatamente, ora, dopo la sua morte, viene diffusa dai rappresentanti del socialismo tedesco della cattedra e di Stato e dal loro seguito come un fatto assodato: l’accusa che Marx abbia commesso un plagio ai danni di Rodbertus. Ho già detto in altra sede a questo proposito ciò che era più urgente1, ma soltanto qui posso produrre la documentazione decisiva.
Questa accusa, a quanto mi risulta, si trova per la prima volta nella Lotta per l’emancipazione del Quarto Stato, p. 43, di R. Meyer: :«Da queste pubblicazioni» (retrodatate da Rodbertus alla seconda metà del decennio ‘30-40) «Marx ha attinto e lo si può dimostrare, la maggior parte della sua critica». Posso a ragione supporre, fino a che non ci sia più ampia dimostrazione, che tutta la «dimostrabilità» di questa asserzione consiste nel fatto che Rodbertus ne ha dato assicurazione al signor Meyer. Nel 1879 Rodbertus stesso entra in scena e scrive a J. Zeller (Zeitschrift für die gesammte Staatswis senschaft di Tubinga, 1879, p. 219), riferendosi al proprio scritto Per la conoscenza delle condizioni della nostra economia pubblica (1842), quanto segue: «Ella troverà che lo stesso» (il corso delle idee ivi svolto) «è già stato da Marx... bellamente utilizzato, naturalmente senza citarmi». Cosa che il suo postumo editore Th. Kozak senz’altro ripete pedissequamente (Rodbertus, Il capitale, Berlino, 1884, Introduzione, p. XV). Infine, in Lettere e articoli politico-sociali del Dott. Rodbertus-Jagetzow editi nel 1881 da R. Meyer, Rodbertus dice addirittura: «Oggi mi vedo saccheggiato da Schäffle e da Marx senza esser nominato» (Lettera n. 60, p. 134). E in un altro passo, la pretesa di Rodbertus assume forma più definita: «Di dove scaturisca il plusvalore del capitalista ho mostrato nella mia terza lettera sociale in sostanza alla stessa maniera di Marx, solo con molto maggior brevità e chiarezza» (Lettera n. 48, p. 111).
Di tutte queste accuse di plagio, Marx non aveva mai avuto sentore. Nel suo esemplare della Lotta per l’emancipazione erano state tagliate soltanto le pagine che concernono l’Internazionale, a tagliare le altre ho provveduto io stesso soltanto dopo la sua morte. Egli non vide mai la rivista di Tubinga. Le Lettere ecc. a R.
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