Quattro sole relazioni parlamentari hanno trovato utilizzazione, peraltro abbastanza larga. Le elenco di seguito:

1) Reports from Committees (della Camera dei Comuni) vol. VIlI, Commercial distress, vol. II, Parte I, 1847-48. Minutes of evidence (citati come: Commercial distress 1847-48).

2) Secret Committee of the House of Lords on commercial distress 1847. Repoirt printed 1848. Evidence printed 1857 (perché nel 1848 considerata troppo compromettente). Citato come: Commercial distress 1848-57.

3) Report: Bank Acts, 1857; Idem, 1858. Rapporti della Commissione della Camera dei Comuni sugli effetti dei Bank Acts del 1844 e 1845, corredati da dichiarazioni di testi. Sono indicati come:

Bank Acts (talvolta anche Bank Committee) 1857, e rispettivamente 1858.

All’edizione del quarto Libro — la storia della teoria del plusvalore — mi accingerò non appena mi sarà in qualche modo possibile.

Nella prefazione del secondo Libro del Capitale dovetti trattare con quei signori che avevano allora sollevato gran rumore con la pretesa di aver scoperto in Rodbertus « la fonte segreta e un più grande predecessore di Marx ». Io offrii loro l’occasione di indicare « a che cosa può servire l’economia di Rodbertus »; e li sfidai a dimostrare « che non soltanto senza pregiudizio della legge del valore, ma piuttosto sul fondamento di essa, può e deve formarsi un uguale saggio medio di profitto. Quegli stessi signori, che allora, per motivi soggettivi od oggettivi, e in genere tutt’altro che scientifici, magnificavano il buon Rodbertus come una stella economica di primissima grandezza, sono ancora oggi senza eccezione debitori di una risposta. Al contrario altri hanno ritenuto che valesse la pena di occuparsi della questione.

L’affronta, nella sua critica del secondo Libro (Conrads Jahrbucher, XI,5,1885, pp. 452-65) il prof. W. Lexis, senza intendimento peraltro di darle una diretta soluzione. Egli afferma: « La soluzione di quella contraddizione » (precisamente la contraddizione fra la legge del valore di Ricardo-Marx e l’uniformità del saggio medio del profitto) « è impossibile, se le varie specie di merci vengono considerate isolatamente e il loro valore viene posto uguale al loro valore di scambio e questo a sua volta uguale o proporzionale al loro prezzo ». A suo parere la soluzione è possibile soltanto alle seguenti condizioni: « Che per le singole specie di merci si rinunci ad assumere a misura del valore il lavoro, che la produzione delle merci venga intesa nel suo complesso, e la sua distribuzione considerata per le classi dei capitalisti e degli operai nel loro complesso... Del prodotto complessivo la classe operaia non riceve che una certa parte....,. la parte rimanente — quella che tocca ai capitalisti — costituisce, nel pensiero di Marx, il plusprodotto e pertanto anche... il plusvalore. I membri della classe capitalistica si dividono fra di loro plusvalore, non già secondo il numero degli operai da essi impiegati, ma in proporzione del volume del capitale da ciascuno apportato, includendo nel computo del valore-capitale anche i beni fondiari ». I valori ideali di Marx, determinati dalle unità di lavoro incorporate nelle merci non corrispondono ai prezzi, ma possono « essere considerati come punto iniziale di uno spostamento, che conduce ai prezzi effettivi. I quali sono condizionati dalla regola che capitali di eguale grandezza esigono eguali retribuzioni ». Donde, fra i capitalisti alcuni riceveranno per le loro merci prezzi più elevati, altri prezzi minori dei valori ideali. « Poiché però decurtazioni e aggiunte di plusvalore si compensano reciprocamente nell’interno della classe capitalistica, la grandezza complessiva del plusvalore è la medesima che se tutti i prezzi fossero proporzionati ai valori ideali delle merci ».

Come si vede la questione qui è ben lungi dall’essere risolta, ma nel complesso è posta rettamente, anche se in forma fiacca e piatta. In realtà è più di quanto fossimo in diritto di aspettarci da un autore, che, come il Nostro, si presenta con una certa fierezza come un « economista volgare »; la sua impostazione è addirittura sorprendente, se la si raffronta coi risultati a cui sono giunti altri economisti volgari di cui tratteremo più avanti. L’economia volgare dell’autore è veramente di natura particolare. Egli dice che il reddito del capitale potrebbe essere dedotto con il procedimento indicato da Marx, ma che nulla impone simile concezione. Al contrario. L’economia volgare offre una spiegazione per lo meno più plausibile: « i venditori capitalistici, ossia il produttore di materie prime, il fabbricante di manufatti, il commerciante all’ingrosso e quello al minuto, realizzano un utile nei loro affari, in quanto ciascuno vende a più caro prezzo di quanto comperi, cioè aumenta di una certa percentuale il prezzo di costo delle proprie merci.