Quei due uomini, insensibili al calore come le salamandre, continuavano ad avanzarsi in mezzo alle isole, agli isolotti ed ai banchi, ma sempre con prudenza.
- Vedi? - chiese ad un tratto il giovanotto, volgendosi verso il rematore. - Vedi, Harry?
- Sě, signor Oliviero, ma si tengono fuori di portata. Voi li avete troppo spaventati i giorni scorsi.
Un sorriso sfiorň le labbra del giovane tenente.
- č il caldo che li tiene lontani dalle isole, mio vecchio Harry - disse.
- Ma anche il vostro fucile. Č una settimana che tuona contro tutti i volatili della baia.
- č l’unica distrazione che offre PortCanning, ma se verranno dei compagni lasceremo in pace i volatili e andremo a scovare le tigri. Si dice che a Raimatla ed a Jamera abbondino.
- č vero, signor Oliviero, ma č meglio che i vostri amici rimangano al forte William. Le tigri sono pericolose, signore, e se dovessi perdervi io morrei di dolore.
- Non temere, vecchio mio. Le tigri sono meno pericolose di quello che si crede e ardo dal desiderio di affrontarne una. Quando tre mesi or sono lasciammo il Gallese, credevo, venendo di guarnigione in India, di ucciderne almeno una alla settimana.
— Vi dico, signor Oliviero, che fanno paura quelle bestiacce. Quando navigavo con vostro padre, ne cacciammo piů d’una a Ceylan e vi so dire che quegli animali sono terribili. - Povero padre!…
- Zitto, signor Oliviero, o vedrete il vecchio quartiermastro Harry a piangere come una femmina. Lŕ!… Guardate le anitre braminiche che s’alzano di giŕ. Scommetterei una rupia contro UN penny, che ormai conoscono la nostra barca.
Uno stormo di volatili grossi come le nostre anitre, ma colle penne dai riflessi azzurregnoli e brillanti, che fino allora si teneva seminascosto fra le larghe foglie galleggianti degli jhil, che sono piante acquatiche simili al loto e le cui radici formano una specie di rapa assai ricercata, si era alzato rumorosamente volando verso un gruppo d’isolotti deserti.
10
- Che questa sera debba tornare a PortCanning senza un volatile? - disse il giovanotto. - La mia riputazione di cacciatore andrŕ perduta.
- Non ancora, signor Oliviero - disse Harry, che aguzzava gli sguardi verso un isolotto le cui sponde erano coperte di paletuvieri dai rami arcuati. - Laggiů potrete prendere una splendida rivincita.
- Dove, vecchio mio?
- Lŕ, guardate.
Il giovane tenente volse gli sguardi nella direzione indicatagli da Harry e scorse, ritti sui rami dei paletuvieri, una fila di esseri bianchi, alti assai e perfettamente immobili. -~ Dei pescatori! - esclamň.
- Sě, ma colle ali - disse il vecchio Harry, ridendo. - Colle ali!… Sono uomini, vecchio mio.
— Ma no, signor Oliviero.
- Sono alti come uomini.
- Ma sono arghilah o se vi piace chiamarli meglio, uccelli aiutanti.
- Ne ho vedute delle centinaia passeggiare gravemente per le vie di Calcutta in cerca di carogne, ma a tale distanza mi sembrano piů uomini che uccelli.
- L’inganno č facile.
- Ma cosa vuoi che ne faccia di quegli uccelli mostruosi che vivono di carogne!
- Non vi dico di ucciderli, tanto piů che gl’indiani sarebbero capaci di farvi qualche cattivo tiro.
— Lo dici sul serio?
- Sě, signor Oliviero, perché credono che nel corpo di quei mangiatori di carogne si trovino le anime dei sacerdoti di Brahma. Ma se ci avviciniamo, vedrete che dietro a quegli arghilah si alzeranno quelle grasse oche che sono cosě deliziose.
- Avanziamoci con prudenza, allora, vecchio mio. Ci tengo alle oche. Harry riafferrň le pagaie e spinse lentamente il battello verso quel banco contornato di paletuvieri, procurando di non far rumore.
A duecento metri, gli arghilah erano perfettamente visibili. Erano almeno una trentina e si tenevano gravemente allineati, colla testa affondata nel loro mostruoso gozzo e appoggiati su una sola zampa, come č loro costume quando sono in riposo.
Quei volatili, che gl’indiani chiamano anche filosofi, sono di statura veramente gigantesca, poiché sorpassano in altezza il metro e mezzo e dal becco alle zampe misurano sovente perfino due metri e trenta centimetri, mentre da un’ala all’altra superano i quattro. Sembrano cicogne giganti, ma sono ben piů brutti, anzi veramente ributtanti
colla loro testa calva, rognosa, traforata da due occhi piccoli e rossastri, col loro becco enorme in forma d’imbuto e col loro gozzo violaceo che serve d’anticamera ad uno stomaco che puň dare dei punti a quello d’uno struzzo. Il loro dorso č coperto di penne grigiastre e rigide, mentre il ventre ed il petto sono coperti di piume bianche e assai lunghe. Il loro collo invece č quasi nudo, calloso, quasi violaceo, rassomigliante a quello dei condor delle Ande. Le loro gambe poi sono lunghissime, giallastre, armate di artigli d’una certa robustezza.
Nel Bengala sono numerosissimi, specialmente nelle cittŕ dove hanno cura di purgare le vie dalle immondizie. Funzionano da spazzini, ma il letamaio č il loro stomaco e quale stomaco!… Tutto sparisce entro quel becco monumentale che si spalanca come un abisso senza fondo. Spazzature, carogne di animali, sorci, corvi interi, ossa, che poi rigettano dopo un certo tempo, e perfino si trovarono nei loro gozzi dei gatti interi male digeriti e delle tartarughe di terra di dieci pollici!
Quegli uccellacci, assorti nella loro laboriosa digestione e mezzo addormentati, pareva che non si fossero ancora accorti dell’avvicinarsi dell’imbarcazione. Solamente qualcuno, di tratto in tratto, emetteva una specie di fremito cupo simile a quello che lanciano gli orsi. Ad un tratto perň rialzarono bruscamente le teste, tesero i loro lunghi colli, aprirono le loro ali smisurate e s’alzarono maestosamente, producendo un fragore strano e provocando una rapida corrente d’aria.
Quasi subito, dietro ai paletuvieri si lanciň in aria uno stormo di altri uccelli somiglianti alle oche, col collo perň piů lungo, le ali ornate di nero e la testa adorna d’un ciuffo.
Il giovane tenente puntň rapidamente il fucile e lasciň partire i due colpi, mentre il vecchio Harry diceva con aria soddisfatta:
- Vedete che non mi ero ingannato. Le oche contavano sulla vigilanza degli arghilah.
Due volatili, colpiti a morte dal piombo del cacciatore, caddero in acqua; uno fu raccolto, ma l’altro, quantunque gravemente ferito, attraversň il banco e andň a cadere su di un isolotto coperto di verzura.
- Non la perderň di certo quell’oca - disse il tenente. - Mi parve piů grossa di questa.
- Andremo a cercarla - rispose Harry.
Riprese le pagaie, fece fare al battello il giro del banco e lo arenň sulla sponda
dell’isoletta.
Il tenente balzň agilmente a terra non senza aver prima ricaricato il fucile, non
ignorando come in quelle isole si trovino numerosi e pericolosissimi rettili, e
si mise a frugare fra i cespugli.
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