Egli avea giudicato dai propri sentimenti dei sentimenti del suo amico.

— Le conseguenze possono essere terribili, — disse.

— Spero di no, — rispose il signor Snodgrass.

— Credo che il dottore sia un eccellente tiratore.

— Come la maggior parte di questi militari, — osservò con calma il signor Snodgrass; — ma anche voi tirate bene, non è vero?

Il signor Winkle rispose affermativamente; e accorgendosi di non aver abbastanza allarmato il suo compagno, mutò subito di terreno.

— Snodgrass, — riprese a dire con voce tremante dall'emozione, — se mai soccombo, voi troverete in un pacchetto che vi consegnerò una lettera per... per mio padre.

Anche questo degli attacchi andò a vuoto. Il signor Snodgrass si mostrò compunto, ma s'incaricò volentieri della consegna della lettera, come se a dirittura fosse stato un fattorino postale.

— Se soccombo io, — disse il signor Winkle, — o se soccombe il dottore, voi, caro amico, sarete chiamato come testimone e vi troverete compromesso. Dovrò io esser causa che il mio amico sia esiliato.... probabilmente a vita?

Il signor Snodgrass tentennò un poco a questa idea, ma il suo eroismo la vinse.

— Nella causa dell'amicizia, — esclamò con calore, — io sfiderei tutti i pericoli.

Come maledisse il signor Winkle la devota amicizia del suo compagno, mentre per alcuni minuti seguitarono a camminare l'uno a fianco dell'altro, immerso ciascuno nelle proprie meditazioni. Il giorno volgeva al suo termine; egli si vedeva sempre più disperato.

— Snodgrass, — esclamò, arrestandosi di botto, — non mi venite meno in questa faccenda, non ne informate le autorità locali, non provocate l'intervento degli ufficiali di pace, per fare arrestare me o il dottor Slammer, del 97° reggimento, quartiere di Chatham, ed impedire così questo duello; vi ripeto, Snodgrass, non lo fate.

Il signor Snodgrass afferrò con calore la mano dell'amico, e rispose con entusiasmo:

— Non lo farò, per tutto l'oro del mondo!

Un fremito percorse le membra del signor Winkle, quando lo assalse il terribile pensiero che non aveva nulla da sperare dai timori del suo amico, e che era pur troppo destinato a divenire un bersaglio vivente.

Spiegato formalmente al signor Snodgrass lo stato delle cose, e presa a nolo da una fabbrica di Rochester una scatola di pistole da duello, con soddisfacente corredo di polvere, palle e capsule, i due amici tornarono all'albergo. Il signor Winkle si ritrasse a ruminare sullo scontro imminente; e il signor Snodgrass se n'andò a mettere in ordine gli strumenti di guerra perchè potessero servire immediatamente.

Era una sera uggiosa e malinconica, quando uscirono di nuovo per la loro bieca escursione. Il signor Winkle era tutto avvolto in un gran mantello per sfuggire ad ogni osservazione; e il signor Snodgrass portava sotto il suo gli strumenti di distruzione.

— Avete tutto? — domandò il signor Winkle con voce malferma.

— Tutto, — rispose il signor Snodgrass. — Munizioni in abbondanza, chi sa mai ce ne fosse bisogno. Nella scatola c'è tre once di polvere e mi son messo due giornali in tasca per le cariche.

Queste senza dubbio erano prove di amicizia per le quali non ci poteva essere gratitudine bastevole. È però da credere che la gratitudine del signor Winkle fosse tanto profonda da non poter trovare una via di uscita. Non disse verbo e seguitò a camminare con una certa lentezza.

— Ci troviamo proprio in tempo, — disse il signor Snodgrass, passando il muro del primo campo; — il sole tramonta.

Il signor Winkle alzò gli occhi a guardare l'astro cadente, e pensò dolorosamente alla non lontana probabilità di un altro tramonto tutto personale.

— Ecco l'ufficiale; — esclamò, dopo che ebbero fatti pochi altri passi.

— Dove? — domandò il signor Snodgrass.

— Laggiù; quel signore col mantello turchino.

Il signor Snodgrass guardò nella direzione indicata dal dito dell'amico, e notò appunto una figura avvolta in un gran mantello. L'ufficiale mostrò di essersi accorto della loro presenza facendo con la mano un lieve saluto; e i due amici, a breve distanza, gli tennero dietro.

La sera si faceva sempre più scura e triste, e il vento s'andava lamentando attraverso i campi deserti, come un gigante lontano che chiamasse col fischio il suo cane. La tristezza della scena incombeva fieramente sui sentimenti del signor Winkle. Varcando l'angolo della trincea trasalì; il fortino aveva l'aspetto di una tomba immane.

L'ufficiale lasciò di botto il sentiero; e dopo avere scavalcato una bassa palizzata e poi una siepe, entrò in un campo appartato. Due gentiluomini stavano lì ad aspettare: un ometto grasso dai capelli neri, ed una specie di colosso chiuso in un cappotto di munizione e seduto tranquillamente sopra uno sgabello di campagna.

— Il primo avversario ed un chirurgo, mi figuro, — disse il signor Snodgrass. — Prendete un sorso di acquavite.

Il signor Winkle diè di piglio alla bottiglia che l'amico gli porgeva e bevve tutto d'un fiato.

— Il mio amico Snodgrass, signore, — disse il signor Winkle all'ufficiale. L'amico del dottor Slammer s'inchinò, e tirò fuori una scatola simile a quella portata dal signor Snodgrass.

— Non abbiamo altro da aggiungere, mi pare, — disse freddamente aprendo la scatola; — delle scuse sono state recisamente negate.

— Nient'altro, signore, — disse il signor Snodgrass, il quale per verità incominciava a non sentirsi troppo bene.

— Vogliamo misurare il terreno? — domandò l'ufficiale.

— Certamente, — rispose il signor Snodgrass.

Il terreno fu misurato e i preliminari aggiustati.

— Troverete queste migliori delle vostre, — disse il secondo avversario offrendo le sue pistole. — Me le avete viste caricare. Avete nulla in contrario?

— No, di certo, — rispose il signor Snodgrass. L'offerta lo toglieva da un grave imbarazzo; poichè le sue nozioni sul modo di caricare una pistola erano piuttosto vaghe e confuse.

— Possiamo dunque situare i nostri uomini, credo, — osservò l'ufficiale, con una completa indifferenza, come se i due primi fossero stati due pezzi di scacchi, e i secondi i giocatori.

— Credo che lo possiamo, — rispose il signor Snodgrass, il quale avrebbe detto di sì a qualunque proposta, perchè non ne capiva un'acca di questa sorta di faccende. L'ufficiale andò verso il dottor Slammer, e il signor Snodgrass si avvicinò al signor Winkle.

— Tutto è pronto, — disse, porgendogli la pistola. Datemi il vostro mantello.

— Vi ho dato il pacchetto, mio caro amico, — disse il povero Winkle.

— Non pensate, — disse il signor Snodgrass. — State saldo e mirate bene.

Pensò il signor Winkle che questo consiglio somigliava molto a quello che gli astanti non mancano mai di dare al più piccolo dei monelli in una baruffa: "Avanti, e vinci!" bellissima raccomandazione, se si sapesse soltanto come metterla in pratica. Si levò nondimeno il mantello senza far motto; pigliava sempre molto tempo questa operazione, ed accettò la pistola. I secondi si ritirarono in disparte, il gentiluomo dallo sgabelletto fece lo stesso, e i belligeranti si avanzarono l'uno contro l'altro.

Una delle qualità più notevoli del signor Winkle era sempre stata una singolare gentilezza di animo. È però da credere che questo suo ritegno a far male di proposito deliberato ad un prossimo suo, fosse cagione ch'ei chiudesse gli occhi quando fu arrivato al punto fatale; e che questo fatto speciale gl'impedisse di osservare la condotta veramente straordinaria ed inesplicabile del dottor Slammer.