Il dottore trasalì, diè un passo indietro, si stropicciò gli occhi, gli sbarrò smisuratamente; e finalmente gridò: — Ferma, ferma!
— Che vuol dir ciò? — disse il dottor Slammer; mentre il suo amico e il dottor Snodgrass correvano verso di lui; ¾ non è questa la persona, non è lui.
— Non è lui! — disse il secondo del dottore.
— Non è lui! — balbettò il signor Snodgrass.
— Non è lui! — esclamò il gentiluomo col suo sgabello in mano.
— No di certo, — riprese il piccolo dottore. — Non è questa la persona che m'ha insultato ieri sera.
— È stranissimo! — esclamò l'ufficiale.
— Stranissimo, — ripetette il signore dallo sgabello. — La sola questione sta in questo, se il signore, trovandosi sul terreno, non debba essere considerato, sotto il rispetto delle. formalità, come la persona che ha insultata ieri sera il nostro amico dottor Slammer, sia o non sia egli quella persona.
E dopo aver dato questo suggerimento con un'aria molto saviente e misteriosa, il signore dallo sgabello annusò una abbondante presa di tabacco, e girò intorno uno sguardo profondo con l'aria di un'autorità inappellabile in tali materie.
Il signor Winkle aveva intanto aperto gli occhi e gli orecchi, all'udire che il suo avversario domandava una cessazione delle ostilità; ed accorgendosi dal seguito della conversazione che qualche grosso equivoco ci doveva essere, capì di botto quanto lustro maggiore ne sarebbe venuto alla sua fama, celando il vero motivo dall'accettazione della, sfida da parte sua. Si avanzò dunque arditamente, e disse:
— Io non sono la persona, lo so.
¾ Questo dunque, — disse il signore dallo sgabello, — è un affronto al dottor Slammer ed un motivo sufficiente per procedere senza altri indugi..
— State cheto, Payne, — disse il secondo dottore. — Perchè non me l'avete detto stamane, signore?
— Sicuro, sicuro, — disse il signore dallo sgabello con viva indignazione.
— Vi prego, Payne, di star cheto voi, — disse l'altro. — Posso ripetere la mia domanda, signore?
— Perchè, signore, — rispose il signor Winkle, che ci aveva intanto pensato sopra, — perchè, signore, voi parlaste di una persona ubbriaca e sconveniente vestita di un'uniforme, che io ho l'onore non solo di portare ma anche di avere inventato, — l'uniforme, signore, del Circolo Pickwick di Londra. Io mi sento in dovere di mantenere l'onore di quell'uniforme, epperò, senza chiedere altro, accettai la sfida che mi portavate.
— Mio caro signore, — disse il piccolo dottore porgendogli la mano, — io stimo grandemente il vostro valore. Permettetemi, signore, di esprimervi tutta la mia ammirazione per la vostra condotta, e sono dolentissimo di avervi procurato il disturbo di questo incontro senza scopo di sorta.
— Vi prego, signore, di non parlarne neppure, — disse il signor Winkle.
— Sarò superbo della vostra amicizia, signore, — disse il piccolo dottore.
— Sarò lietissimo di fare la vostra conoscenza, signore, — disse il signor Winkle.
Dopo di che il dottore e il signor Winkle si strinsero la mano, e poi il signor Winkle e il luogotenente Tappleton (secondo del dottore), e poi il signor Winkle e il signore dallo sgabello, e finalmente e sempre il signor Winkle e il signor Snodgrass; quest'ultimo in un eccesso di ammirazione per la nobile condotta del suo eroico amico.
— Si potrebbe andar via, mi pare, — disse il luogotenente Tappleton.
— Certamente, — rispose il dottore.
— A meno che, — venne su il signore dallo sgabello, — a meno che il signor Winkle non si senta offeso dalla sfida; nel qual caso mi permetto di fare osservare che egli ha diritto ad una riparazione.
Il signor Winkle, con grande abnegazione, si dichiarò pienamente soddisfatto.
— O anche, — riprese il signore dallo sgabello, — il secondo del signore potrebbe chiamarsi offeso di alcune osservazioni che sono sfuggite a me sul principio di questo scontro; se la cosa sta così, io sarò lieto di dare a lui soddisfazione immediatamente.
Il signor Snodgrass si affrettò a professarsi obbligatissimo alla graziosa offerta del signore, offerta che la piena soddisfazione di tutto l'affare gl'impediva di accettare. I due secondi aggiustarono e chiusero le scatole, e tutta la brigata lasciò il terreno molto più allegramente che non vi fosse venuta.
— Vi trattenete qui a lungo? — domandò il dottor Slammer al signor Winkle, mentre se n'andavano amichevolmente insieme.
— Credo che partiremo domani l'altro.
— Spero che avrò il piacere di veder voi e il vostro amico a casa mia, e di passar con voi una piacevole serata, dopo questo malaugurato equivoco, — disse il piccolo dottore, — siete impegnati per questa sera?
— Abbiamo qui alcuni amici, — rispose il signor Winkle — e non vorrei veramente lasciarli soli stasera. Se non vi dispiace, voi e gli amici vostri potrete venir da noi, all'Albergo del Toro.
— Volentierissimo, — disse il piccolo dottore — sarebbe troppo tardi alle dieci, per una mezz'oretta?
— Oh no, vi pare! — disse il signor Winkle. — Sarò lietissimo di presentarvi ai miei amici Pickwick e Tupman.
— Ne avrò gran piacere, — rispose il dottor Slammer, poco sospettando chi fosse il signor Tupman
— Venite di sicuro? — domandò il signor Snodgrass..
— Oh, senza dubbio.
Erano intanto arrivati sulla via maestra. Si accomiatarono con molta cordialità, e la brigata si sciolse. Il dottor Slammer e i suoi amici presero la volta del quartiere, e il signor Winkle con l'amico Snodgrass tornarono al loro albergo.
III.
Una nuova conoscenza — Storia del commediante. — Una ingrata interruzione ed uno spiacevole incontro.
Il signor Pickwick era stato in una certa apprensione per l'insolita assenza dei suoi due amici, nè aveva punto contribuito a rassicurarlo la loro misteriosa condotta di tutta la mattina. Si levò dunque con grandissimo piacere per salutarli, quando li vide entrare; e con vivo interesse s'informò della cagione che li avea tenuti lontani. In risposta alle sue domande su questo punto, il signor Snodgrass si disponeva a dare una storica relazione delle cose or ora narrate, quando s'ebbe ad arrestare di botto osservando che non solo erano presenti il signor Tupman e il compagno di viaggio del giorno innanzi, ma un altro forestiero di aspetto non meno notevole. Era un uomo che i pensieri ed i guai parevano avere invecchiato; dei lunghi capelli neri gli cadevano in disordine fino a metà del viso e faceano spiccare singolarmente degli occhi cupi ed infossati ed una faccia sparuta. Lo splendore e l'acutezza di quegli occhi erano quasi fuori del naturale; gli zigomi sporgevano; e le mascelle erano così larghe e pronunciate da far sospettare ch'egli, per una contrazione muscolare, assorbisse la carne dalle guance, se la bocca semiaperta e l'espressione impassibile non avessero dimostrato esser quello il suo aspetto ordinario. Portava attorno al collo una gran cravatta verde, le cui larghe estremità gli pendevano sul petto, e che si mostrava ad intervalli di sotto agli occhielli logori della sottoveste. Un lungo soprabito nero lo copriva; e di sotto un par di calzoni larghi di fustagno e delle grosse scarpe decrepite.
Su questa persona dallo strano aspetto l'occhio del signor Winkle si fermò, e il signor Pickwick fu pronto a presentarla, dicendo:
— Un amico del nostro amico qui. Abbiamo scoperto stamane che il nostro amico avea relazioni col teatro di qua, benchè non gli piaccia di farlo sapere a molti, e questo signore appartiene appunto all'arte drammatica. Egli si apparecchiava a favorirci un aneddoto di palcoscenico, quando voi siete entrato.
— Quanti ne volete degli aneddoti, — disse lo sconosciuto del giorno innanzi, avvicinandosi al signor Winkle, e parlando in tono basso e confidenziale. — Un bel tipo, fa le fatiche più grosse, non è attore, uomo strano, ogni sorta di disgrazie, Jemmy faccia da cataletto, così lo chiamano nell'arte.
Il signor Winkle e ll signor Snodgrass s'inchinarono cortesemente a questo signor Jemmy, e ordinato del ponce, ad imitazione del resto della compagnia, presero i loro posti intorno alla tavola.
— Ed ora, signore, — disse il signor Pickwick, — volete favorirmi il racconto ch'eravate sul punto di incominciare?
Il lugubre personaggio tirò fuori dalla tasca un rotolo molto sudicio di carta, e volgendosi al signor Snodgrass, che avea già posto mano al suo libro degli appunti, domandò con voce cupa, perfettamente consona all'aspetto:
— Siete voi il poeta?
— Ma.... così, scrivo qualche cosuccia, — rispose il signor Snodgrass, piuttosto imbarazzato da quella domanda direttagli a bruciapelo.
— Ah! la poesia è per la vita quel che sono i lumi o la musica per la scena. Strappate a questa i suoi falsi ornamenti ed all'altra le sue illusioni, e fatemi la finezza di dirmi quel che ci resta di reale e che ci possa premere.
— Verissimo, signore, — rispose il signor Snodgrass.
— Stare di qua dalla ribalta, — riprese a dire l'uomo lugubre, — è come lo stare a sedere ad una solennità di corte, ammirando le vesti di seta e la folla gaudente e sfarzosa; stare al di là, sulle scene, significa essere la gente che fabbrica quella vistosa ricchezza, gente sconosciuta e non curata, e lasciata a se stessa perchè nuoti od affoghi, viva o muoia di fame, al beneplacito della fortuna.
— Certamente, — disse il signor Snodgrass, il quale sentiva la necessità di dir qualche cosa, visto che l'occhio infossato di quel singolare individuo si fissava specialmente sopra di lui.
— Avanti, Jemmy, — disse il viaggiatore spagnuolo, niente brontolii, parla forte, svelto, silenzio.
— Volete prendere un altro bicchiere, prima d'incominciare? — chiese il signor Pickwick.
L'uomo-cataletto non si mostrò sordo all'invito, e dopo aver lentamente vuotato metà del suo bicchiere, svolse il rotolo di carta sudicia e un po' leggendo, un po' narrando, prese ad esporre il seguente incidente, che noi troviamo registrato negli Atti del Circolo sotto il titolo di Storia del commediante.
Storia del commediante.
"Non c'è nulla di meraviglioso nel racconto che vi farò — disse l'uomo lugubre; — e nemmeno di straordinario. La miseria e le malattie son cose tanto comuni, in molte classi sociali, che non possono meritare maggior attenzione che non si soglia dare a' casi quotidiani della vita umana. Ho buttato giù queste noterelle, poichè per molti anni ne ho conosciuto il protagonista. L'ho seguito passo passo nella sua discesa nell'abisso sino al punto in cui cadde nel primo stadio della miseria, dalla quale non si sollevò più mai.
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