C.? Uniforme? Molto curioso.
Il signor Tupman, con indignazione crescente e non poco sussiego, spiegò la mistica divisa.
— Un po' corto di vita, eh? — domandò l'altro torcendosi e cercando di guardarsi dietro per vedere nello specchio i bottoni che gli salivano a mezza schiena — Press'a poco, un'uniforme di postiglione; strani vestiti quelli lì; si fanno per appalto, senza misura, misteriosa distribuzione della Provvidenza; a tutti i piccoli toccano i soprabiti lunghi, e a tutti i lunghi i soprabiti corti.
Seguitando a discorrere su questo tono, il compagno del signor Tupman si aggiustò alla meglio il suo vestito, o piuttosto il vestito del signor Winkle; e, in compagnia del signor Tupman, montò le scale che menavano alla sala da ballo.
— I nomi, signore? — disse il cameriere alla porta. E il signor Tracy Tupman si faceva avanti per annunziare i propri titoli, quando il suo compagno lo prevenne.
— Niente nomi. — Poi gli sussurrò all'orecchio: — Che serve? poco conosciuti; nomi distintissimi nel loro genere, ma non illustri. Eccellenti per una piccola riunione, nessuna impressione in una gran società. Incogniti fa al fatto nostro. Signori di Londra, forestieri di conto, quel che vi piace.
La porta fu aperta a due battenti, e il signor Tracy Tupman col suo compagno entrarono nella sala da ballo.
Era un salone lungo, fornito di panchettini cremisi e di candele di cera in lumiere di cristallo. I musicanti stavano relegati al sicuro sopra un palco; e da tre a quattro quadriglie venivano regolarmente intrecciate da un certo numero di danzatori. Due tavolini da giuoco erano messi su nella stanza contigua, intorno ai quali due paia di vecchie signore con un numero corrispondente di ben pasciuti cavalieri eseguivano il whist.
Terminato il finale, i ballerini si sparsero passeggiando per la sala, e il signor Tupman col suo compagno si situarono in un angolo per fare le loro osservazioni.
— Belle donne, — disse il signor Tupman.
— Aspettate. Or ora viene il bello. Non sono ancora arrivati i sopracciò del luogo. Curioso paese questo qui. Gli impiegati superiori della marina non se la fanno con gli impiegati inferiori; gli impiegati inferiori non se la fanno con la piccola borghesia; la piccola borghesia non se la fa col commercio; e il Commissario del governo non se la fa con nessuno.
— Chi è quel ragazzetto coi capelli biondi e gli occhi rossi, e con un vestito di fantasia? — domandò il signor Tupman.
— Zitto, fate il piacere. Occhi rossi, vestito di fantasia, ragazzetto, via, via! È un sottotenente del 97° L'on. Wilmot Snipe. Gran famiglia gli Snipe. Sicuro.
— Sir Tommaso Clubber, lady Clubber, e le signorine Clubber! — annunziò con voce stentorea l'uomo alla porta. Una viva impressione produsse in tutta la sala l'entrata di un signore lungo in soprabito turchino e bottoni lucidi, accompagnato da una grossa signora vestita di seta turchina, e da due signorine delle medesime proporzioni in abiti molto vistosi dello stesso colore.
— Commissario, capo della marina, grand'uomo, molto grande, — bisbigliò nell'orecchio di Tupman l'amico suo, mentre il Comitato di beneficenza accompagnava sir Tommaso Clubber e la famiglia fino in capo alla sala. L'onorevole Wilmot Snipe ed altri distinti gentiluomini fecero ressa intorno alle signorine Clubber; e sir Tommaso Clubber se ne stava ritto impalato, guardando maestosamente alla società di sopra alla sua cravatta nera.
— Il signor Smithie, la signora Smithie, e le signorine Smithie, — gridò di nuovo l'annunziatore.
— Chi è questo Smithie? — domandò il signor Tracy Tupman.
— Qualche cosa nella marina, — rispose l'amico.
Il signor Smithie s'inchinò con deferenza a sir Tommaso Clubber, e sir Tommaso Clubber consentì amabilmente ad accorgersi del saluto. Lady Clubber sbirciò dall'alto in basso con le lenti la signora Smithie e relativa famiglia, mentre la signora Smithie alla sua volta guardava con aria di protezione ad un'altra qualunque signora, il marito della quale non apparteneva niente affatto alla marina.
— Il colonnello Bulder, la signora colonnella Bulder, e la signorina Bulder — annunziò la voce.
— Capo della guarnigione, — disse lo sconosciuto rispondendo allo sguardo interrogatore del signor Tupman.
La signorina Bulder fu con molta affettuosità accolta dalle signorine Clubber: i saluti fra la colonnella Bulder e lady Clubber furono dei più cordiali; il colonnello Bulder e sir Tommaso Clubber si offrirono a vicenda una presa di tabacco, conservando sempre quel loro contegno alto e stecchito che li faceva rassomigliare ad un paio di Alessandri Selkirk, "Re di quanto avevano sott'occhio".
Mentre l'aristocrazia del luogo — i Bulder, i Clubber ed i Snipe — badavano così a tenere alta la loro dignità ad uno dei capi della sala, le altre classi della Società ne imitavano fedelmente l'esempio nelle altre parti di essa. Gli ufficiali meno aristocratici del 97° si dedicavano alle famiglie dei funzionari subalterni della marina. Le mogli degli avvocati o la moglie del negoziante di vino capitanavano un'altra casta (la moglie del vinaio era in visita con le Bulder); e la signora Tomlison dell'ufficio postale sembrava per tacito consenso essere stata scelta a capo del partito commerciale.
Uno dei personaggi più popolari nel proprio circolo era un ometto pingue, con una corona di capelli neri ritti come stecchi intorno ad un piano lucido di estesa calvizie. Il dottore Slammer, chirurgo del 97°. Il dottore prendeva tabacco con tutti, discorreva con tutti, rideva; ballava, scherzava, giocava al whist, faceva ogni sorta di cose, e si trovava dappertutto. A queste capacità, per svariate che fossero e molteplici, il piccolo dottore ne aggiungeva un'altra più importante di tutte; egli era cioè infaticabile nel dimostrare la più viva ed assidua sollecitudine ad una vedovetta di mezza età la quale dall'abito sfarzoso e dalla profusione degli ornamenti si presentava come una desiderabile aggiunzione ad una rendita limitata.
Sul dottore e sulla vedova gli occhi del signor Tupman e del suo compagno erano stati fissati per qualche tempo, quando questi ruppe il silenzio.
— Fiumi di danaro, vecchia zitella, tipo d'un dottore, bell'idea, amena, — furono le frasi smozzicate che gli uscirono dalle labbra. Il signor Tupman lo guardava intanto con aria interrogativa.
— Ballo con la vedova, — disse quegli.
— Chi è? — domandò il signor Tupman.
— Ignoro, mai vista, taglio fuori il dottore, avanti!
E, detto fatto, il giovane magro traversò la sala, s'appoggiò alla mensola d'un caminetto, e incominciò a contemplare con una sua ammirazione piena di rispetto e di malinconia il viso rotondo della vecchietta.
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