Si offrono di riparare la mia. Si levano all’alba per sapere notizie. Mentre tutti si stupiscono, io scopro i motivi di tanto patriottismo: un viaggio in bicicletta! Fino al mare! E un mare più lontano, più bello del solito. Avrebbero bruciato Parigi per partire prima. Ciò che atterriva l’Europa era diventato per loro l’unica speranza.
L’egoismo dei fanciulli è poi davvero così diverso dal nostro?
D’estate, in campagna, malediciamo la pioggia, e i contadini la invocano.
E’ raro che ci sia un cataclisma non preceduto da sintomi premonitori.
L’attentato austriaco, il temporale del processo Caillaux rendevano l’atmosfera irrespirabile, propizia alla stravaganza. Perciò, il mio vero ricordo di guerra precede la guerra.
Ecco in qual modo.
Ci burlavamo, i miei fratelli e io, d’uno dei nostri vicini, fantoccio grottesco, nanerottolo con barbetta bianca e cappuccio, consigliere municipale, di nome Maréchaud. Tutti lo chiamavano papà Maréchaud.
Benché abitassimo porta a porta, c’eravamo imposti di non salutarlo e ciò gli faceva tanta rabbia che un giorno, non resistendo più, ci fermò per strada e ci disse: “Ebbene, non si saluta un consigliere municipale?” Scappammo. Da questa impertinenza in poi, cominciarono le ostilità. Ma che poteva contro di noi un consigliere municipale?
Tornando da scuola, e andandovi, i miei fratelli tiravano la corda del suo campanello con tanta maggiore audacia in quanto il cane, che poteva avere la mia età, non faceva paura.
Il giorno prima del 14 luglio 1914, andando incontro ai miei fratelli, ebbi la sorpresa di vedere una folla dinanzi al cancello dei Maréchaud. Pochi tigli sfoltiti nascondevano male la loro villa in fondo al giardino. Dalle due del pomeriggio, la loro giovane domestica, improvvisamente impazzita, s’era rifugiata sul tetto e si rifiutava di scendere. Già i Maréchaud, spaventati dallo scandalo, avevano chiuso così bene le imposte che la tragedia di quella pazza sul tetto diventava più cupa pel fatto che la casa pareva abbandonata.
Alcuni gridavano, s’indignavano che i padroni non facessero nulla per la disgraziata. Essa barcollava sulle tegole, senza, però, dar l’impressione di essere ubriaca. Avrei voluto poter restar sempre lì, ma la nostra domestica, mandata dalla mamma, venne a richiamarci per i compiti. Altrimenti sarei stato privato della festa. Me ne tornai colla morte nel cuore e pregando Dio che la ragazza fosse ancora sul tetto, quando sarei andato incontro a mio padre alla stazione.
Era al suo posto, ma i rari passanti che tornavano da Parigi si affrettavano ad andare a pranzo a casa per fare in tempo pel ballo. A stento le accordavano un minuto pieno di distrazione.
Del resto, finora, per la domestica si trattava solo di una prova più o meno pubblica. Doveva esordire la sera, come si usa, colle girandole luminose che le avrebbero formato intorno una vera ribalta. C’erano quelle del viale e quelle del giardino, perché i Maréchaud, nonostante la loro finta assenza, non avevano osato, come notabili, dispensarsi dall’illuminare All’effetto fantastico di quella casa da delitto, sul cui tetto passeggiava, come sul ponte pavesato d’una nave, una donna dai capelli sciolti, contribuiva molto la voce di quella donna: inumana, gutturale, d’una dolcezza che faceva accapponare la pelle.
I pompieri d’un piccolo comune sono dei “volontari”, si occupano durante la giornata di tutt’altro che di incendi.
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