Hanno sentito.

Disse Pieretto: - Discorsi importanti. L’innocenza c la libera scelta.

La donna che ci serviva e sbirciava Rosalba, ci disse che all’ufficio postale esisteva un telefono. Allora feci per alzarmi e chiesi a Pieretto il portafoglio. Si alzò anche Rosalba e mi disse: - Vengo con lei. Così mi sveglio. Qui c’è odore di manicomio.

Uscimmo così in piazza noi due, lei in rosa, alta e magra, uno spettacolo. Dalle finestre si sporgevano teste, ma la strada era ancora vuota.

- A quest’ora sono tutti nei campi, - dissi, per dir qualcosa.

Rosalba mi chiese una sigaretta. - Comuni macedonia, - dissi. Si fermò, si fece accendere, e mentr’era accostata disse ridendo sottovoce con sforzo: - Lei è più giovane di Poli.

Buttai vivamente il cerino che mi scottò. Rosalba continuò avvampando: - Più sincero di Poli.

Mi scostai, sempre guardandola. - Ci siamo, - disse lei, - è la mia pelle, non ci badi... Adesso mi dica una cosa.

Volle sapere raucamente che cosa avevamo fatto in quei giorni insieme con Poli. Quando cominciai con l’incontro, batté gli occhi. - Poli era solo? - voleva sapere. - Ma allora perché proprio a mezzanotte in collina?

- Era solo ma erano le tre.

- E com’è stato fermarvi con lui?

Più di me, le dissi, conoscevano Poli Oreste e Pieretto. Io ero andato a dormire, ma Pieretto era stato con lui tutto il mattino. Poli sembrava un po’ bevuto. Come sempre, del resto. Chiedesse a Pieretto, che avevano molto parlato.

All’istante capii che Rosalba non aveva perso tempo, e già, ballando, interrogato Pieretto. Mi fissò con quegli occhi. Seccato mi distolsi e riprendemmo a camminare sui ciottoli.

Mentre nell’ufficio aspettavo la via libera, dissi a Rosalba che fumava sulla porta:

- Oreste conosce Poli fin da ragazzo... L’altra notte era con noi.

Lei non rispose e guardava la strada. Venni anch’io sulla porta, e scrutai il cielo.

Quand’ebbi parlato e gridato con mia madre nella piccola cabina, tornai sulla porta e Rosalba non s’era mossa. Dissi allegro: - Si va?

- Il suo amico, - lei riprese, scuotendosi, - è un ragazzo molto furbo. Non le ha detto se Poli gli ha detto qualcosa?

- Sono andati sui laghi.

- Lo so.

- Era ubriaco e si è sentito male.

- No, prima, - disse Rosalba impaziente e le tremava la voce.

- Non so. Noi l’abbiamo trovato in collina che guardava le stelle.

Allora Rosalba con un guizzo si appese al mio braccio. Due contadine che passavano, si voltarono a guardarci. - Lei mi capisce, non è vero? - disse Rosalba ansimando. - Lei ha visto come Poli mi tratta. Ieri ho creduto di morire, da tre giorni sono sola in albergo.