Indietro, inferno! Io trovo rifugio nel mio Signore.
(Escono)
SCENA DICIOTTESIMA
(Tuono. Entrano [in alto] Lucifero, Belzebub e Mefistofele)
LUCIFERO: Saliamo dall’inferno per visitare i nostri sudditi, le anime che il peccato marchia come figli neri dell’abisso, e veniamo soprattutto per te, Faust, portando una condanna eterna alla tua anima. E’ giunto il momento che la rende nostra.
MEFISTOFELE: Questa notte, qui, in questa stanza, Faust verrà a perdersi.
BELZEBUB: E noi da qui vedremo cosa farà.
MEFISTOFELE: Cosa potrebbe fare? Si dispererà, impazzirà.
Si è goduto il mondo e ora il sangue gli si raggruma nel cuore per l’angoscia. Lo uccide la coscienza e il cervello in delirio partorisce un mondo di fantasie insensate per gabbarci, e sarà tutto inutile. I suoi molti piaceri li condirà il dolore. Eccolo, col servo Wagner.
Hanno finito di stendere il testamento.
(Entrano Faust e Wagner)
FAUST: Wagner, hai letto il testamento. Dimmi che te ne pare.
WAGNER: Signore, è sbalorditivo.
Con ogni umiltà v’impegno la vita, il servizio, per sempre, purché mi vogliate bene.
(Entrano i colleghi)
FAUST: Ti ringrazio, Wagner. Signori, benvenuti.
(Wagner esce)
PRIMO COLLEGA: Nobile Faust, cos’hai? Ti vedo mutato.
FAUST: Ah, signori!
SECONDO COLLEGA: Che cos’è, Faust?
FAUST: Ah, mio dolce compagno di stanza, fossi rimasto con te, vivrei ancora. E invece devo morire per sempre. Guardate, è lui, è lui che arriva?
PRIMO COLLEGA: Mio caro Faust, di che cosa hai paura?
SECONDO COLLEGA: Tutta la nostra allegrezza s’è mutata in malinconia?
TERZO COLLEGA: Il suo male è la troppa solitudine.
SECONDO COLLEGA: Se è così, chiameremo dei medici e verrà curato.
TERZO COLLEGA: Non è che un eccesso, amico mio, non temere.
FAUST: Un eccesso di peccato mortale che ha dannato il corpo e l’anima.
SECONDO COLLEGA: Allora prega, Faust, e ricorda che la misericordia di Dio è infinita. FAUST: Ma il peccato di Faust non può mai perdonarsi, il serpente che tentò Eva può essere salvato, non Faust. Signori, ascoltatemi con pazienza, e non tremate alle mie parole. Anche se il mio cuore picchia e trema se ricordo che ho studiato qui per trent’anni, oh, non avessi mai vista Wittenberg, mai letto un libro. E le meraviglie che ho fatto tutta la Germania può dirle, tutto il mondo. E per esse Faust ha perduto la Germania e il mondo, e lo stesso cielo, la dimora di Dio, il trono dei beati, il regno della gioia, e deve restare all’inferno per sempre. All’inferno, all’inferno per sempre. Amici miei, che sarà di Faust all’inferno per sempre?
SECONDO COLLEGA: Prega Dio, Faust.
FAUST: Quel Dio che Faust ha rinnegato? Quel Dio che Faust ha bestemmiato? Ah, mio Dio, vorrei piangere, ma il diavolo mi succhia dentro le lacrime. Venisse fuori sangue invece di lacrime, vita e anima! Ah, mi trattiene la lingua. Vorrei alzare le mani, ma vedete, le tengono ferme, le tengono ferme!
TUTTI: Chi, Faust?
FAUST: Chi? Lucifero e Mefistofele. Ah, signori, ho dato la mia anima per la mia arte.
TUTTI: Dio non voglia!
FAUST: Dio non voleva infatti, ma Faust l’ha voluto. Per il piacere miserabile di ventiquattr’anni ho perduto la gioia, la felicità eterna. Ho scritto un contratto col mio sangue, il termine è scaduto, e lui verrà a prendermi.
PRIMO COLLEGA: Ma perché non ce n’hai parlato? Avremmo fatto pregare per te.
FAUST: Ho pensato di farlo, ma il diavolo minacciava di sbranarmi se nominavo Dio, di portarmi via subito corpo e anima se ascoltavo i teologi, e ora è troppo tardi. Andate via, amici, o morirete con me.
SECONDO COLLEGA: Che possiamo fare per salvarlo?
FAUST: Non preoccupatevi di me, pensate a voi stessi, andate via.
TERZO COLLEGA: Dio mi darà forza. Resterò con Faust.
PRIMO COLLEGA: Non tentare Dio, caro amico, andiamo piuttosto in un’altra stanza e preghiamo per lui.
FAUST: Sì, pregate per me, pregate per me, e se sentite dei rumori non venite a cercarmi, niente può dirmi aiuto.
SECONDO COLLEGA: Prega anche tu, Faust, e noi pregheremo Dio che abbia pietà di te.
FAUST: Addio, signori. Se domattina sarò vivo, verrò a cercarvi. Se no, Faust sarà all’inferno.
TUTTI: Addio, Faust.
(I colleghi escono)
(Entra in basso Mefistofele)
MEFISTOFELE: Faust, ormai non hai speranza di salvarti, dispera dunque, pensa solo a dannarti.
L’inferno sarà la tua casa, lì abiterai.
FAUST: Demonio tentatore, sei stato tu a rubarmi la gioia eterna.
MEFISTOFELE: Lo riconosco, Faust, e me ne rallegro.
Sono stato io a fermarti quando eri sulla via giusta, quando prendesti il libro per meditare sulle Scritture, io voltai le pagine e guidai i tuoi occhi.
Che fai, piangi? Troppo tardi. Addio, dispera, piangono all’inferno i pazzi che ridono sulla terra.
(Esce)
(Entrano da parti opposte l’angelo buono e l’angelo cattivo)
L’ANGELO BUONO: Faust, m’avessi dato retta avresti avuto gioia senza fine.
Ma tu amavi il mondo.
L’ANGELO CATTIVO: Hai ascoltato me e ora gusterai per sempre le pene dell’inferno.
L’ANGELO BUONO: A che ti servono adesso ricchezze, sfarzi, piaceri?
L’ANGELO CATTIVO: Solo a darti angoscia.
E’ nudo all’inferno chi in terra ebbe tanta ricchezza.
(Musica mentre scende il Trono)
L’ANGELO BUONO: Hai perduto il cielo, felicità indicibile, estasi infinita.
Avessi amato la dolce religione, dall’inferno e dal diavolo avresti avuto protezione.
Guarda, se avessi seguito quella strada in quale luce di gloria avresti avuto casa, su quel Trono assieme ai santi così tersi vincendo l’inferno. Ecco cos’hai perso e ora, misera creatura, il tuo angelo buono deve lasciarti, le fauci dell’inferno si aprono per ingoiarti.
(Esce. [Il Trono sparisce in alto.] Si apre l’inferno)
L’ANGELO CATTIVO: Ora fissa i tuoi occhi atterriti sull’eterno palazzo delle torture, guarda, le furie scagliano in aria i dannati coi forconi ardenti, i corpi bollono nel piombo, pezzi di carne viva arrostiscono sui tizzoni senza mai morire; su quella sedia arroventata riposano le anime stremate dai supplizi.
Quelli laggiù, nutriti con pappe di fuoco vivo, erano ghiottoni, pensavano solo a mangiare, ridevano dei poveri affamati sull’uscio.
Ma tutti questi strazi ancora non sono che niente, vedrai diecimila torture ancora più orride.
FAUST: Ho visto abbastanza per morire di dolore.
L’ANGELO CATTIVO: No, devi sentirle sulla carne, come scottano!
Chi ama il piacere, col piacere avrà morte.
E ora Faust ti lascio, ma per poco tempo, presto sprofonderai sconfitto nell’inferno.
(Esce. [L’inferno si richiude.] L’orologio batte le undici)
FAUST: Ah, Faust, hai solo un’ora di vita, poi sarai dannato per sempre.
Fermatevi sfere del cielo che eternamente ruotate, che il tempo finisca e mezzanotte non venga mai.
Occhio lieto della natura, sorgi, sorgi di nuovo e fai un giorno eterno, o fai che un’ora duri un anno, un mese, una settimana, un giorno, che Faust possa pentirsi e salvare l’anima.
“O lente lente currite noctis equi”.
Le stelle ruotano, il tempo corre, l’orologio suonerà, verrà il demonio e Faust sarà dannato.
Salirò fino a Dio! Chi mi trascina in basso?
Guarda, il sangue di Cristo allaga il firmamento e una sola goccia mi salverebbe, metà d’una goccia.
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