Dovrei lasciar correre un’offesa così grave, che ogni stalliere mi ride alle spalle e va ghignando che la testa di Benvolio è stata cornificata!

Piuttosto i miei occhi non conoscano sonno sino a che questa spada ammazzi lo stregone. Se volete aiutarmi sguainate, se no andate via.

Preferisco morire, se la morte di Faust non lava la mia vergogna.

FREDERICK: No, io resto con te, e se il dottore viene per di qua è spacciato.

BENVOLIO: Allora presto, vai al bosco, piazza servi e soldati ben nascosti fra gli alberi. Il mago sta per arrivare, lo so, l’ho visto che baciava in ginocchio la mano all’imperatore e si congedava carico di doni. Perciò soldati, coraggio! Se Faust muore, pigliatevi il bottino, a noi basta la vittoria.

FREDERICK: Seguitemi! Chi lo uccide avrà oro e riconoscenza.

(Esce Frederick coi soldati)

BENVOLIO: La mia testa s’è alleggerita delle corna, ma il cuore è pesante e picchia, vorrebbe vederlo già morto.

MARTINO: Dove ci appostiamo, Benvolio?

BENVOLIO: Qui, e addosso per primi. Fosse già qui il dannato, vedresti come lavo la mia vergogna!

(Entra Frederick)

FREDERICK: Nascondetevi, nascondetevi! Arriva il mago, tutto solo, a piedi col suo tabarro. Pronti ad abbattere il farabutto!

BENVOLIO: Quest’onore sia mio. Spada, colpisci svelta. Per le corna che mi procurò, avrò la sua testa.

(Entra Faust con la testa finta)

MARTINO: Eccolo!

BENVOLIO: Là! Questo colpo cancella ogni offesa! L’anima all’inferno, il corpo a terra. FAUST: Ah!

FREDERICK Ti fa male, dottore?

BENVOLIO: Gli schiatti il cuore. Frederick, così finisce la lagna!

MARTINO: Un colpo netto! La testa è staccata.

BENVOLIO: Il diavolo è crepato, le furie possono ridere.

FREDERICK: Fu questo il muso grintoso, il cipiglio orrido che con incanti dispotici faceva rabbrividire il re dell’inferno?

MARTINO: Fu questa la zucca dannata, il cui cuore tramò la beffa di Benvolio dinanzi all’imperatore?

BENVOLIO: Proprio questa! E lì è la carcassa che sconta le sue infamie.

FREDERICK: Vergogna e vergogna sul nome odioso!

BENVOLIO: Primo, per rifarmi dell’offesa, gli inchiodo in testa delle corna e l’appendo alla finestra dove m’aveva incastrato. Tutti vedranno come ho saputo vendicarmi.

MARTINO: Che ne facciamo della barba?

BENVOLIO: La vendiamo a uno spazzacamino. Scommetto che è più robusta di dieci scope di betulla.

FREDERICK: E degli occhi?

BENVOLIO: Glieli strappiamo per farne bottoni per le sue labbra, così la lingua non piglierà il raffreddore.

MARTINO: Ottima trovata. E ora signori, finita la divisione, che ne facciamo della carcassa?

(Faust si alza)

BENVOLIO: Cristo, il diavolo è risuscitato!

FREDERICK: Ridagli la testa, per amor di Dio!

FAUST: Tenetevela pure! Faust avrà teste e mani, anzi, tutti i vostri cuori per ripagarvi di quest’infamia. Traditori, non sapevate che sono destinato a vivere ventiquattr’anni ? Anche ad affettarmi con le spade, a tritarmi carne e ossa in sabbia, il mio spirito sarebbe tornato in un baleno, sarei stato di nuovo vivo e invulnerabile. Ma perché ritardo a vendicarmi? Asteroth, Belimoth, Mefistofele!

(Entrano Mefistofele e i diavoli)

Inforcate sulle schiene questi traditori e salite al cielo, poi gettateli a picco nel più nero inferno! Anzi, un momento daranno spettacolo a tutti, poi l’inferno li punirà. Belimoth porta via quel mascalzone, gettalo in una pozza di fango. Tu piglia quell’altro e trascinalo al bosco in mezzo ai rovi e alle spine più aguzze. E quell’altro farabutto voli in groppa a Mefistofele su uno sperone di roccia, poi giù, si spezzi le ossa proprio come voleva fare a me. Via, obbedite!

FREDERICK: Pietà, Faust, risparmiaci la vita.

FAUST: Andate!

FREDERICK: Chi è in groppa al diavolo deve galoppare.

(Escono gli spiriti coi cavalieri)

(I soldati saltan fuori dall’agguato)

PRIMO SOLDATO: Presto, all’attacco! Correte in aiuto dei gentiluomini, li ho sentiti parlamentare col mago.

SECONDO SOLDATO: E’ lui! Uccidete quel cane!

FAUST: Un’altra imboscata di traditori? Un’altra lezione! Miserabili fermi! Guardate, gli alberi si muovono ai miei ordini e fanno muro per difendermi. E per rintuzzare il vostro attacco di rammolliti, ecco arrivare un esercito.

(Faust batte sul tavolato ed entra un diavolo che suona il tamburo dietro di lui un altro che porta lo stendardo, e diversi armati, mentre Mefistofele butta fuochi d artificio. Si gettano sui soldati che scappano).

(Escono tutti)

SCENA TREDICESIMA

(Entrano da varie parti Benvolio, Frederick e Martino, con le teste e le facce insanguinate, sozzi di fango e sporcizia. Tutti con le corna sulla testa)

MARTINO: Benvolio!

BENVOLIO: Sei tu, Frederick?

FREDERICK: Dammi una mano, amico. Dov’è Martino?

MARTINO: Qui, mezzo asfissiato da un lago di fango e merda.

Mi ci hanno trascinato per i calcagni le furie.

FREDERICK: Guarda, Benvolio ha di nuovo le corna.

MARTINO: Ah. maledizione! Benvolio, come mai?

BENVOLIO: Dio mi aiuti, non avrò mai pace?

MARTINO: Hai paura di noi? Non siamo qui per farti male.

BENVOLIO: Siete voi, conciati così? Disdetta infernale, tutti con le corna sulla testa.

FREDERICK: Sulla tua testa, vuoi dire. Prova a tastarti.

BENVOLIO: Cristo, di nuovo le corna!

MARTINO: Consolati, siamo tutti fregati.

BENVOLIO: Ma quale diavolo aiuta quel mago maledetto, che più facciamo più danno ne abbiamo?

FREDERICK: E ora, come nascondere questa vergogna?

BENVOLIO: Se gli diamo ancora la caccia, aggiungerà alle corna delle orecchie d’asino e ci farà schernire da tutti.

MARTINO: Allora che fare, Benvolio?

BENVOLIO: Qui vicino ho un castello, andremo a nasconderci lì finché il tempo non cambia i nostri aspetti bestiali. Una disgrazia nera ha macchiato il nostro onore. Vivremo nella vergogna? Meglio morire di dolore.

(Escono)

SCENA QUATTORDICESIMA

(Entrano Faust e il mercante di cavalli)

MERCANTE: Vi scongiuro, vossignoria, accettate questi quaranta talleri.

FAUST: Amico, non puoi comprare un cavallo così a un prezzo così basso. Non ho gran bisogno di venderlo, ma se ci metti altri dieci talleri è tuo, perché vedo che ci tieni tanto.

MERCANTE: Supplico vossignoria di accettare questi! Sono un poveraccio e ultimamente ho perso molto con la carne di cavallo. Questo affare mi rimette in sella.

FAUST: Beh, non starò a tirare, dammi qua. E adesso ti devo avvertire, amico, che lo puoi portare su siepi e fossati senza risparmio.