Frederick, così finisce la lagna!
MARTINO: Un colpo netto! La testa è staccata.
BENVOLIO: Il diavolo è crepato, le furie possono ridere.
FREDERICK: Fu questo il muso grintoso, il cipiglio orrido che con incanti dispotici faceva rabbrividire il re dell’inferno?
MARTINO: Fu questa la zucca dannata, il cui cuore tramò la beffa di Benvolio dinanzi all’imperatore?
BENVOLIO: Proprio questa! E lì è la carcassa che sconta le sue infamie.
FREDERICK: Vergogna e vergogna sul nome odioso!
BENVOLIO: Primo, per rifarmi dell’offesa, gli inchiodo in testa delle corna e l’appendo alla finestra dove m’aveva incastrato. Tutti vedranno come ho saputo vendicarmi.
MARTINO: Che ne facciamo della barba?
BENVOLIO: La vendiamo a uno spazzacamino. Scommetto che è più robusta di dieci scope di betulla.
FREDERICK: E degli occhi?
BENVOLIO: Glieli strappiamo per farne bottoni per le sue labbra, così la lingua non piglierà il raffreddore.
MARTINO: Ottima trovata. E ora signori, finita la divisione, che ne facciamo della carcassa?
(Faust si alza)
BENVOLIO: Cristo, il diavolo è risuscitato!
FREDERICK: Ridagli la testa, per amor di Dio!
FAUST: Tenetevela pure! Faust avrà teste e mani, anzi, tutti i vostri cuori per ripagarvi di quest’infamia. Traditori, non sapevate che sono destinato a vivere ventiquattr’anni ? Anche ad affettarmi con le spade, a tritarmi carne e ossa in sabbia, il mio spirito sarebbe tornato in un baleno, sarei stato di nuovo vivo e invulnerabile. Ma perché ritardo a vendicarmi? Asteroth, Belimoth, Mefistofele!
(Entrano Mefistofele e i diavoli)
Inforcate sulle schiene questi traditori e salite al cielo, poi gettateli a picco nel più nero inferno! Anzi, un momento daranno spettacolo a tutti, poi l’inferno li punirà. Belimoth porta via quel mascalzone, gettalo in una pozza di fango. Tu piglia quell’altro e trascinalo al bosco in mezzo ai rovi e alle spine più aguzze. E quell’altro farabutto voli in groppa a Mefistofele su uno sperone di roccia, poi giù, si spezzi le ossa proprio come voleva fare a me. Via, obbedite!
FREDERICK: Pietà, Faust, risparmiaci la vita.
FAUST: Andate!
FREDERICK: Chi è in groppa al diavolo deve galoppare.
(Escono gli spiriti coi cavalieri)
(I soldati saltan fuori dall’agguato)
PRIMO SOLDATO: Presto, all’attacco! Correte in aiuto dei gentiluomini, li ho sentiti parlamentare col mago.
SECONDO SOLDATO: E’ lui! Uccidete quel cane!
FAUST: Un’altra imboscata di traditori? Un’altra lezione! Miserabili fermi! Guardate, gli alberi si muovono ai miei ordini e fanno muro per difendermi. E per rintuzzare il vostro attacco di rammolliti, ecco arrivare un esercito.
(Faust batte sul tavolato ed entra un diavolo che suona il tamburo dietro di lui un altro che porta lo stendardo, e diversi armati, mentre Mefistofele butta fuochi d artificio. Si gettano sui soldati che scappano).
(Escono tutti)
SCENA TREDICESIMA
(Entrano da varie parti Benvolio, Frederick e Martino, con le teste e le facce insanguinate, sozzi di fango e sporcizia. Tutti con le corna sulla testa)
MARTINO: Benvolio!
BENVOLIO: Sei tu, Frederick?
FREDERICK: Dammi una mano, amico. Dov’è Martino?
MARTINO: Qui, mezzo asfissiato da un lago di fango e merda.
Mi ci hanno trascinato per i calcagni le furie.
FREDERICK: Guarda, Benvolio ha di nuovo le corna.
MARTINO: Ah. maledizione! Benvolio, come mai?
BENVOLIO: Dio mi aiuti, non avrò mai pace?
MARTINO: Hai paura di noi? Non siamo qui per farti male.
BENVOLIO: Siete voi, conciati così? Disdetta infernale, tutti con le corna sulla testa.
FREDERICK: Sulla tua testa, vuoi dire. Prova a tastarti.
BENVOLIO: Cristo, di nuovo le corna!
MARTINO: Consolati, siamo tutti fregati.
BENVOLIO: Ma quale diavolo aiuta quel mago maledetto, che più facciamo più danno ne abbiamo?
FREDERICK: E ora, come nascondere questa vergogna?
BENVOLIO: Se gli diamo ancora la caccia, aggiungerà alle corna delle orecchie d’asino e ci farà schernire da tutti.
MARTINO: Allora che fare, Benvolio?
BENVOLIO: Qui vicino ho un castello, andremo a nasconderci lì finché il tempo non cambia i nostri aspetti bestiali. Una disgrazia nera ha macchiato il nostro onore. Vivremo nella vergogna? Meglio morire di dolore.
(Escono)
SCENA QUATTORDICESIMA
(Entrano Faust e il mercante di cavalli)
MERCANTE: Vi scongiuro, vossignoria, accettate questi quaranta talleri.
FAUST: Amico, non puoi comprare un cavallo così a un prezzo così basso. Non ho gran bisogno di venderlo, ma se ci metti altri dieci talleri è tuo, perché vedo che ci tieni tanto.
MERCANTE: Supplico vossignoria di accettare questi! Sono un poveraccio e ultimamente ho perso molto con la carne di cavallo. Questo affare mi rimette in sella.
FAUST: Beh, non starò a tirare, dammi qua. E adesso ti devo avvertire, amico, che lo puoi portare su siepi e fossati senza risparmio. Ma stai bene attento, mi senti?, in nessun caso non lo portare in acqua.
MERCANTE: Come, eccellenza, in acqua no? Non ha mantello a ogni acqua?
FAUST: Sì, ha mantello a ogni acqua, ma non portarlo nell’acqua. Su fossati o siepi o dove vuoi, ma non nell’acqua. Va’ a dire allo stalliere di consegnartelo, e ricorda ciò che t’ho detto.
MERCANTE: Vossignoria non dubiti. O giorno felice! Sono a cavallo per sempre.
(Esce)
FAUST: E tu cosa sei, Faust? Un uomo condannato a morte.
Il tempo segnato corre verso la fine.
La disperazione scaccia dalla mia testa la fede.
Spegni la sofferenza in un sogno quieto.
Via, Cristo chiamò il ladrone sulla croce, perciò rasserenati, Faust, riposa.
(Si sdraia e s’addormenta)
(Entra il mercante di cavalli fradicio d’acqua)
MERCANTE: Ah, che dottore furfante! Spingo il cavallo in acqua, per via che pensavo ci fosse chissà quale segreto nel cavallo, e mi trovo sotto un mucchio di paglia che quasi affogavo. Ma ora lo sveglio mi faccio ridare i miei quaranta talleri. Ehi, messer dottore, ciarlatano rognoso! Mastro dottore, svegliati, alzati e sgancia i quattrini, il tuo cavallo è diventato una balla di fieno. Mastro dottore!
(Gli strappa una gamba)
Cristo, sono rovinato! Che faccio ora? Gli ho strappato una gamba.
FAUST: Aiuto, aiuto, il farabutto m’ha massacrato.
MERCANTE: Beh, massacrato o meno, adesso ha una gamba sola e io sono più svelto, scappo a buttare la gamba in qualche fogna.
(Esce)
FAUST: Fermatelo, fermatelo! Ah ah ah, Faust ha di nuovo la gamba e il mercante una balla di fieno da quaranta talleri.
(Entra Wagner)
Wagner, che c’è di nuovo?
WAGNER: Con vostra licenza, il duca di Vanholt vi prega vivamente di visitarlo, e ha mandato uomini di scorta con le provviste di viaggio.
FAUST: Il duca di Vanholt è un gran signore, con lui non devo lesinare la mia perizia. Andiamoci.
(Escono)
SCENA QUINDICESIMA
(Entrano [Robin] il clown, Dick, il mercante di cavalli e un carrettiere)
CARRETTIERE: Venite, padroni miei, vi porto alla meglio birreria d’Europa. Ostessa! Dove sono queste puttane?
(Entra l’ostessa)
OSTESSA: Eh! Che vi manca? I miei vecchi clienti! Accomodatevi.
ROBIN: Dick, per la miseria, lo sai perché sto zitto?
DICK: No, Robin, perché?
ROBIN: Mi tiene sul conto per diciotto soldi.
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