Dunque era stato giocato, battuto, messo alla berlina! Il vecchio sguardo dei Canterville gli balenò negli occhi: fece scricchiolare l’una contro l’altra le gengive sdentate e levando alte sopra il capo le mani vizze giurò, secondo la pittoresca fraseologia della scuola antica, che allorquando Cantachiaro avesse fatto echeggiare due volte il suo allegro squillo, imprese di sangue sarebbero state ordite e l’Omicidio si sarebbe aggirato per la contrada con passi felpati.
Oscar Wilde
34
1887 - Il Fantasma Di Canterville
Aveva appena terminato di proferire questo terribile giuramento, che dal tetto ricoperto di tegole rosse di un cascinale lontano un gallo cantò. Il fantasma rise un lungo, sommesso, amaro riso, e attese. Attese per lunghe ore, ma il volatile, chi sa per quale motivo, non cantò la seconda volta.
Infine, alle sette e mezzo, il sopraggiungere delle cameriere lo costrinse ad abbandonare la sua veglia minacciosa, ed egli ritornò incespicando di stanchezza nella propria camera, rimuginando sulle sue vane speranze e sui suoi propositi così miseramente frustrati. Prese poi a consultare vari libri di cavalleria antica, della quale era appassionatissimo, e scoprì che in ogni occasione in cui quel giuramento era stato pronunciato, Cantachiaro aveva cantato sempre una seconda volta. «Che il malanno colga quel dannato volatile!» borbottò. «È tramontato il giorno in cui con la mia fiera lancia gli avrei trapassata la gola e lo avrei fatto cantare per me nell’angoscia della morte!» Quindi si ritirò entro un comodo sarcofago di piombo dove rimase a riposare fino a sera tarda.
IV
Il giorno seguente il fantasma si sentì molto debole e stanco. La tremenda eccitazione di quelle ultime quattro settimane incominciava a produrre i suoi effetti. Aveva i nervi terribilmente scossi e trasaliva al minimo rumore. Si barricò in camera sua per cinque giorni consecutivi e alla fine decise di rinunciare al puntiglio della macchia di sangue sul pavimento della biblioteca. Dopo tutto, se la famiglia Otis non ne voleva sapere, era segno che non se la meritava. Si trattava chiaramente di individui appartenenti a un piano di esistenza basso e materialistico, del tutto incapaci di apprezzare il valore simbolico dei fenomeni sensibili. La questione delle apparizioni spettrali e lo sviluppo dei corpi astrali era, si capisce, una faccenda completamente diversa che sfuggiva al suo controllo. Era suo preciso dovere apparire nel corridoio una volta La settimana e borbottare parole sconnesse presso il grande finestrone a sporto il primo e il terzo mercoledì di ogni mese, e non vedeva come avrebbe potuto onorevolmente sottrarsi a questi obblighi. Era verissimo che la sua era stata una vita malvagia, ma in tutte le cose attinenti al soprannaturale era di una coscienziosità estrema. Pertanto nei tre sabati successivi seguitò ad attraversare come il solito il corridoio tra la mezzanotte e le tre del mattino, prendendo tutte le precauzioni per non Oscar Wilde
35
1887 - Il Fantasma Di Canterville
essere né veduto né udito. Si tolse gli stivali, cercò di camminare il più lievemente possibile sulle vecchie tavole del pavimento rose dai tarli, si avvolse in un ampio mantello di velluto nero e fece uso del Lubrificante Solare per oliare le sue catene. Devo ammettere che il povero fantasma si rassegnò ad adottare quest’ultimo mezzo di protezione soltanto dopo lunghe esitazioni. Ma una notte, mentre la famiglia dormiva, entrò di soppiatto nella camera del signor Otis e ne asportò la bottiglia. A tutta prima si sentì un poco umiliato, ma aveva in definitiva sufficiente buonsenso per riconoscere che si trattava di un ritrovato tutt’altro che disprezzabile e che in un certo qual modo serviva al suo scopo. Ma nonostante tutti questi riguardi, non era certo lasciato in pace. Incappava sempre in corde tese da una parte all’altra del corridoio, nelle quali inciampava al buio, e una volta che si era vestito nel costume di «Isacco il Nero», ovvero «Il Cacciatore della Foresta di Hogley», cadde malamente per essere scivolato su un piano inclinato tutto cosparso di burro che i gemelli avevano avuto cura di costruire dall’ingresso della sala delle Tappezzerie fino alla sommità della scalinata di quercia. Quest’ultimo insulto lo mise in un furore tale che egli risolse di compiere un ultimo sforzo per tentare di affermare la propria dignità e la propria posizione sociale, e decise di far visita a quei due sfacciati studentelli di Eton, la notte seguente, nel suo celebre personaggio di «Rupert il Temerario», ovvero «Il Conte Decapitato».
Erano più di settant’anni che non faceva la sua apparizione in quel travestimento, da quando, precisamente, aveva talmente spaventato la graziosa lady Barbara Modish che questa aveva bruscamente rotto il proprio fidanzamento con il nonno dell’attuale lord Canterville, ed era scappata a Gretna Green con il bellissimo Jack Castleton, dichiarando che per nulla al mondo si sarebbe rassegnata a sposarsi in una famiglia che permetteva a un fantasma tanto mostruoso di passeggiare su e giù per la terrazza all’ora del crepuscolo. Il povero Jack era stato in seguito ucciso in duello da lord Canterville a Wandsworth Common, e lady Barbara era morta di crepacuore a Tunbridge Wells prima della fine di quell’anno, cosicché, tutto sommato, il suo era stato un successo enorme. Si trattava però di un «trucco» estremamente difficile, se è lecito adoperare un’espressione del gergo teatrale a proposito di uno dei più grandi misteri del soprannaturale, o per usare un termine più scientifico, dell’universo extranaturale, e gli ci vollero tre ore buone per i preparativi. Ma alla fine Oscar Wilde
36
1887 - Il Fantasma Di Canterville
ogni cosa fu pronta ed egli si sentì molto soddisfatto del suo aspetto. I grossi stivali di cuoio intonati al vestito erano un tantino troppo grandi per lui, e delle due pistole da sella che gli sarebbero servite ne potè trovare una sola; ma nel complesso era contento, perciò all’una e un quarto scivolò silenziosamente fuori del rivestimento di legno della parete e si avviò strisciando lungo il corridoio.
1 comment