Il libro della giungla
Rudyard Kipling
IL LIBRO DELLA JUNGLA
INDICE:
I fratelli di Mowgli: pagina 3.
La caccia di Kaa: pagina 38.
La tigre! La tigre!: pagina 82.
La foca bianca: pagina 115.
Rikki-Tikki-Tavi: pagina 149.
Toomai degli elefanti: pagina 177.
Al servizio della Regina: pagina 211.
Canzone di parata di tutti gli animali del campo: pagina 238.
I FRATELLI DI MOWGLI.
“E’ l’ora in cui Rann il Nibbio riporta la notte, che Mang il Pipistrello ha liberato. Le mandrie son chiuse nelle stalle e nelle capanne, perché noi liberi vaghiamo fino all’alba. Questa è l’ora dell’orgoglio e della forza, zampa, zanna e artiglio. Oh! ascoltate il richiamo! Buona caccia a tutti quelli che rispettano la Legge della Jungla.”
Canto notturno nella Jungla.
Erano le sette di sera, di una serata molto calda fra le colline di Seeonee, quando Papà Lupo si svegliò dal suo riposo diurno. Si grattò, sbadigliò e stirò le zampe una dopo l’altra per scuoterne dall’estremità il torpore del sonno. Mamma Lupa se ne stava accucciata, con il grosso muso in terra, in mezzo ai suoi quattro cuccioli che si rotolavano mugolando, e la luna splendeva dentro la bocca della tana che era la loro casa.
- Augrh - gridò Babbo Lupo - è ora di rimettersi in caccia.
Stava già per slanciarsi giù dalla collina, quando una piccola ombra dalla coda fioccosa attraversò la soglia e mugolò:
- La fortuna sia con te, o capo dei lupi, e buona fortuna e forti denti bianchi ai tuoi nobili figli, e che essi non dimentichino mai gli affamati di questo mondo.
Era lo sciacallo, Tabaqui, il Leccapiatti. I lupi dell’India disprezzano Tabaqui, perché è sempre in giro a far malanni e a raccontar bugie, e mangia i rifiuti e i pezzi di pelle che trova nei mucchi di immondizie vicino ai villaggi. Però lo temono anche perché Tabaqui, più di ogni altro nella Jungla, va soggetto alla rabbia, e allora dimentica che ha sempre avuto paura di tutti e si dà a correre per la foresta e morde tutto quello che trova sulla sua strada.
Perfino la tigre scappa e si nasconde, quando il piccolo Tabaqui arrabbia, poiché la rabbia è il peggior malanno che possa capitare a un animale selvatico. Noi la chiamiamo idrofobia, ma essi la chiamano
“dewanee” (la pazzia) e scappano
- Entra, dunque, e guarda - disse Papà Lupo burbero, - ma non c’è niente da mangiare qui.
- Per un lupo no, - rispose Tabaqui, - ma per un miserabile come me un osso spolpato è un lauto banchetto. Chi siamo noi, i “Gidur-log” (il popolo degli sciacalli), per fare gli schizzinosi?
Sgattaiolò in fondo alla tana, dove trovò un osso di daino non completamente spolpato, e si accoccolò tutto contento a rosicchiarne le estremità.
- Tante grazie per questo buon boccone - disse leccandosi la labbra. -
Come sono belli i tuoi nobili figli! Che occhioni che hanno! E sono ancora così giovani! Veramente dovrei ricordarmi che i figli di re nascono principi.
Ora Tabaqui sapeva benissimo, come tutti del resto, che niente porta tanto malaugurio come i complimenti fatti davanti ai bambini, e fu grandemente soddisfatto nel vedere che Mamma e Papà Lupo parvero assai seccati.
Tabaqui se ne rimase tranquillamente accoccolato a godersi il misfatto, poi aggiunse malignamente:
- Shere Khan, il Grosso, ha cambiato territorio di caccia. Quando farà la luna nuova, verrà a cacciare fra queste colline; così mi ha detto.
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