- In parole povere, la questione si pone così - rispose infine. - A parer suo esiste un fattore diabolico che fa di Dartmoor una dimora pericolosa per un Baskerville… Non è così?

- Comunque, non oso negare che esiste qualche prova in questo senso.

- Appunto. Se però la sua teoria soprannaturale è esatta, questo fattore diabolico potrebbe recar danno al giovane tanto a Londra quanto nel Devonshire. Un diavolo con poteri esclusivamente locali, proprio come un povero funzionario di provincia, mi sembra francamente una faccenda troppo ridicola e inconcepibile.

- Signor Holmes, lei prenderebbe la cosa meno sottogamba se venisse a trovarsi in contatto diretto con queste cose. Dunque, secondo lei, il giovanotto si troverebbe altrettanto al sicuro nel Devonshire quanto a Londra. Egli arriverà tra cinquanta minuti. Che cosa mi suggerisce?

- Le suggerisco di far venire una vettura, di chiamare il suo grazioso cane che in questo momento sta grattando alla porta di casa mia, e di recarsi senza ulteriori indugi a Waterloo per incontrarvi Sir Henry Baskerville.

- E poi?

- E poi non dirà nulla finché io non abbia deciso qualcosa.

- Quanto ci metterà per decidersi?

- Ventiquattro ore. Le sarò molto obbligato, dottor Mortimer, se alle dieci di domani lei verrà a trovarmi qui, e mi aiuterà certamente per le mie prossime decisioni se porterà anche Sir Henry Baskerville.

10

- Va benissimo, signor Holmes.

Si annotò frettolosamente l’appuntamento su un polsino della camicia e si allontanò velocemente con quel suo strano modo di guardare fra il miope e il distratto. Holmes lo fermò sulla cima delle scale.

- Ancora una domanda, dottor Mortimer. Lei afferma che prima della morte di Sir Charles Baskerville furono in diversi a vedere quell’apparizione nella landa?

- Tre persone la videro sicuramente.

- E dopo?

- Non ne ho piú sentito parlare.

- Grazie, buongiorno.

Holmes ritornò a sedersi nel suo angolo preferito, con quello sguardo colmo di soddisfazione interiore che faceva comprendere come egli già vedesse profilarsi dinanzi a sé un’impresa che sarebbe stata certamente di suo gusto.

- Esce, Watson?

- A meno che non possa esserle di aiuto !…

- No, caro amico, è nell’ora dell’azione che io mi rivolgo a lei. Ma questo caso è magnifico, e addirittura unico sotto alcuni punti di vista. Quando passa da Bradley vuol dirgli di mandarmi una libbra di tabacco del tipo più forte?

Grazie. Sarebbe inoltre molto opportuno se lei facesse in modo di non rientrare prima di sera. Per allora sarò lietissimo di confrontare con lei le impressioni relative al problema interessantissimo che ci è stato sottoposto stamattina.

Compresi che il mio amico aveva bisogno di isolamento e di solitudine per quelle ore di intensa concentrazione mentale durante le quali egli avrebbe vagliato ogni particolare concreto, avrebbe costruito teorie antitetiche, ponendole le une di fronte alle altre, e finalmente avrebbe deciso nel proprio cervello quali dovevano essere i punti essenziali e quali quelli trascurabili. Pertanto trascorsi la giornata al circolo, e ritornai a Baker Street solo alla sera. Erano quasi le nove quando mi ritrovai di nuovo nel nostro salottino.

La mia prima impressione nell’aprire la porta fu che fosse scoppiato un incendio, poiché la stanza era talmente impregnata di fumo che la luce della lampada posata sul tavolo ne era offuscata. Nell’entrare però le mie ansie si placarono, poiché era solo l’acre esalazione del tabacco fortissimo, ordinario, che mi aveva preso alla gola e mi aveva fatto tossire.