Nella foschia ebbi una vaga visione di Holmes in veste da camera, raggomitolato in una poltrona, con la pipa di terra nera tra le labbra. Vari rotoli di carta lo circondavano.
- Raffreddato, Watson? - mi chiese.
- Macché. É quest’atmosfera puzzolente.
- Già; adesso che me lo dice mi accorgo che è piuttosto densa.
- Densa? Ma è irrespirabile!
- E apra la finestra, allora! Vedo che è stato al circolo tutto il giorno.
- Ma Holmes!
- Sono nel giusto?
- Certo, ma come mai?…
Egli rise della mia espressione attonita.
- C’è in lei, Watson, un’ingenuità così deliziosamente fresca, che esercitare a sue spese le mie modeste facoltà mi procura un vero piacere. Un gentiluomo se ne va a spasso in una giornata piovosa e fangosa. Se ne ritorna a sera lindo e pulito, col cappello e le scarpe assolutamente immacolate. Perciò non può che essersene rimasto fermo come una cariatide per tutta la giornata. Non è un uomo che abbia amici intimi. Dove può essere stato, dunque? La cosa non le sembra ovvia?
- Effettivamente sì.
- Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si dà mai pena di notare. Dove crede lei che io sia stato?
- Fermo e immobile anche lei come un gatto di marmo.
- Niente affatto: sono stato nel Devonshire.
- In ispirito?
- Esattamente. Il mio corpo è rimasto in questa poltrona e ha consumato in mia assenza, mi spiace di doverlo constatare, due enormi caffettiere e un’incredibile quantità di tabacco. Dopo che lei se ne fu andato, io mandai a chiedere da Stanford la carta militare di quel tratto di landa, e il mio spirito si è librato su di essa per tutta la giornata.
Mi lusingo di poter dire che vi ho trovato il mio filo conduttore.
- Si tratta di una carta su grande scala, immagino?
- Grandissima. - Ne srotolò una sezione e la spiegò sul ginocchio. - Ecco qui la zona particolare che ci interessa.
Questo al centro è il Castello di Baskerville.
- Con questo bosco intorno?
- Esatto. Immagino che il Viale dei Tassi, per quanto non contrassegnato sotto questo nome, debba stendersi lungo questa linea, avendo la landa, come lei può notare, alla sua destra. Questo gruppo di case è il villaggio di Grimpen, dove il nostro amico dottor Mortimer ha il suo quartier generale. Come lei vede, nel raggio di cinque miglia ci sono solo poche abitazioni sparse. Questo è il Maniero di Lafter, citato nel racconto; qui abbiamo una casa che potrebbe essere la residenza del naturalista… Stapleton, se ben ne ricordo il nome.
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