Qui vi sono due case coloniche, High Tor e Foulmire. Poi, quattordici miglia più lontano, sorge il grande penitenziario di Princetown. Tra questi punti disseminati e tutt’attorno si stende la landa squallida, morta. Ci troviamo dunque qui sulla scena in cui si è svolta la tragedia, e dove forse noi potremo contribuire a recitarla una seconda volta.

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- Deve essere un luogo desolato.

- Certo, l’ambiente e l’atmosfera non sono comuni. Se il diavolo ha veramente desiderato di ficcare la sua zampa nelle vicende degli uomini…

- Così anche lei è propenso a pensare ad una spiegazione soprannaturale!

- Gli emissari del demonio possono benissimo essere di carne e d’ossa, non le pare? Ma due problemi ci attendono subito sin dall’inizio. I1 primo consiste nel chiarire se un delitto è stato effettivamente commesso; il secondo sta in questo interrogativo: quale delitto e come fu commesso? Naturalmente, se il presupposto del dottor Mortimer fosse esatto, e noi ci trovassimo a lottare con forze estranee alle comuni leggi della natura, la nostra inchiesta avrebbe immediatamente termine. Ma noi dobbiamo esaurire tutte le altre ipotesi prima di ricadere in questa. Credo faremmo bene a chiudere quella finestra, se non le dispiace. È strano, ma io trovo che un’atmosfera concentrata aiuta alla concentrazione del pensiero. Non mi sono spinto sino al punto di rinchiudermi in una scatola a pensare, ma questa è la logica conclusione dei miei convincimenti. Lei ha riflettuto per suo conto a questo nostro nuovo caso?

- Sì, ci ho pensato parecchio nel corso della giornata.

- E a cosa è arrivato?

- Secondo me è strano.

- Certamente mostra un carattere tutto suo. Presenta alcuni tratti tipici. Quel mutamento di direzione nelle impronte, per esempio. Come giudica lei questo?

- Mortimer dice che Sir Charles, in quel tratto di viale, ha camminato in punta di piedi.

- Non ha fatto che ripetere quello che qualche imbecille ha detto durante lo svolgimento dell’inchiesta. Perché avrebbe dovuto camminare lungo il viale in punta di piedi?

- Già: perché?

- Perché correva, Watson… correva disperatamente, correva per mettersi in salvo, e corse finché il cuore gli scoppiò ed egli cadde morto con la faccia a terra.

- Ma a che cosa tentava di sottrarsi?

- Questo è il problema. Ma abbiamo indizi che il poveraccio dovesse essere folle di paura ancor prima di essersi messo a correre.

- Come può affermare questo?

- Secondo me l’origine dei suoi timori gli veniva dalla landa. Se ciò è vero, e la cosa mi sembra assai probabile, soltanto un uomo che abbia perduto le proprie facoltà intellettuali può fuggire lontano dalla propria casa anziché correre verso di essa. Se possiamo tener in considerazione la testimonianza dello zingaro, Sir Charles dovette correre lanciando invocazioni di aiuto proprio nella direzione in cui era meno probabile che egli potesse trovarne. E poi un altro interrogativo: chi stava aspettando Sir Charles, quella sera, e perché attendeva questa persona nel Viale dei Tassi invece che in casa propria?

- Lei pensa che stesse aspettando qualcuno?

- Sir Charles era un uomo anziano e malaticcio. E comprensibile da parte nostra che egli facesse una passeggiatina serale, ma quella sera il terreno era umido e il tempo inclemente. Le sembra naturale che egli abbia sostato in piedi per cinque o forse anche per dieci minuti, come il dottor Mortimer, con maggiore buonsenso di quanto io lo ritenessi capace, dedusse dalla cenere del sigaro?

- Ma Sir Charles usciva ogni sera.

- Mi sembra improbabile che sostasse ogni sera presso il cancelletto della landa; anzi, tutte le testimonianze tendono a dimostrare che egli evitasse la brughiera. Quella sera invece si fermò proprio in quel punto.