Così Arthur Conan Doyle, nella prefazione alla sua autobiografia. Non deve quindi sorprendere se la bibliografia delle opere riflette tale varietà: romanzi storici (il suo genere preferito, e quello in cui riteneva se mai di eccellere); il giallo; il racconto fantastico e fantascientifico; le polemiche su questioni di attualità (la giustizia, la guerra contro i Boeri, la galleria sotto la Manica -
di cui, da buon francofilo, era un accanito sostenitore); gli articoli sulla fotografia; e, verso la fine della sua vita, la causa dello spiritismo (comprese persino le fate in fondo al giardino, anch’esse regolarmente fotografate). La bibliografia standard, di Roger Lancelyn Green e John Michael Gibson, A Bibliography of A’ Conan Doyle, con prefazione di Graham Greene, Clarendon Press, Oxford 1983 (“The Soho Bibliographies”, XXIII), è di oltre 700 pagine, e comprende praticamente tutto. In questa sede, diamo soltanto alcuni brevi cenni sulle opere, la vita, la critica, e ciò che concerne Il mondo perduto e le altre opere di carattere fantastico che a questo romanzo fanno da contorno.
L’edizione completa delle opere - varata nel 1903 come “Author’s Edition” - è la “Crowborough Edition”, in 24 voll’, Doubleday, New York 1930: The Lost World vi occupa la prima parte del vol’
XIII insieme a The Poison Belt.
The Lost World. Being an Account of the Recent Amazing Adventures of Professor George E’
Challenger, Lord John Roxton, Professor Summerlee and Mr E’D’ Malone of the “Daily Gazette”
uscì a Londra nel 1912 per i tipi della Hodder & Stoughton, in un’edizione di 10‘716 copie, al prezzo di 6 scellini. Gli esemplari rimasti in magazzino furono acquistati due anni dopo dalla Smith, Elder, & Co’, che li fece riuscire col proprio marchio e con la data nuova: tre anni più tardi la Smith, Elder, & Co’ venne assorbita dalla John Murray, che rilevò l’invenduto ripubblicandolo col proprio marchio ma sempre con la data del 1914. L’edizione più recente è quella di John Murray (“Uniform Edition”, 1934, poi in paperback, 1960).
Le opere di Doyle aventi quale protagonista il professor Challenger sono state riunite in volume unico, sempre da Murray, nel 1952, col titolo generale The Complete Professor Challenger Stories.
Tale raccolta comprende, oltre a The Lost World, i romanzi The Poison Belt (1913) e The Land of Mist (1926), più due racconti brevi, “The Disintegration Machine” e “When the World Screamed”
(estratti da The Maracot Deep and Other Stories, John Murray, London 1929).
Per le vicende biografiche vi è soprattutto l’autobiografia Memories and Adventures, Hodder & Stoughton, London 1924, 2a ed’ John Murray, ivi 1930. The Life of Sir Arthur Conan Doyle, di John Dickson Carr, John Murray 1949, fu il primo tentativo biografico a essere in qualche modo
“autorizzato” (garantendo quindi l’accesso alle carte); ma è tutt’altro che affidabile. Pierre Nordon, Sir Arthur Conan Doyle. L’homme et l’oeuvre, Didier, Paris 1964 (“études anglaises”, 17), è la solita densa thèse, piena di cenni sul rapporto tra le opere e la vita. Owen Dudley Edwards, The Guest for Sherlock Holmes, Mainstream Publishing, Edinburgh 1983 (poi Penguin, Harmondsworth, in brossura), è assai più vivace, un lavoro da detective.
Se si esclude il fiume di erudizione sulla produzione “gialla” - che viene di solito definito col termine giustamente posticcio e giustamente tedesco di Sherlockismus - la produzione critica su Doyle è quasi nulla. Nordon vi dedica qualche capitolo (su The Lost World cfr’ soprattutto il cap’
XX, “Le Professeur Challenger”), e Edwards parte del cap’ Vii, “Athens or Sparta”. Vi è poi il libretto di Alvin E’ Robin e Jack D’ Key, Lost Worlds in Time, Space, and Medicine. The Science Fiction of Arthur Conan Doyle. An Illustrated Analysis and Discussion, Keyrod Literary Enterprises, Beavercreek (Ohio) 1988.
Il mondo perduto.
I have wrought my simple plan@ If I give one hour of joy@ To the boy who’s half a man,@ Or the man who’s half a boy.@ (Sono riuscito nel mio intento@ Se ho dato un’ora di piacere@ Al ragazzo che è già mezzo uomo@ O all’uomo che è metà ragazzo.) I.
Ci sono azioni eroiche da compiere tutt’intorno a noi Il signor Hungerton, il padre di lei, era veramente la persona più priva di tatto al mondo; un lanuginoso, soffice, trasandato cacatua d’uomo, perfettamente buono ma esclusivamente incentrato sul suo proprio, stupido “io”. Se mai qualcosa poteva allontanarmi da Gladys, questo era il pensiero di un simile suocero. Sono convinto che lui credesse veramente nel suo intimo che io venissi in visita ai Chestnuts tre giorni a settimana per il piacere della sua compagnia, e in modo particolare per ascoltare le sue opinioni sul bimetallismo, (1) un argomento sul quale era avviato a diventare un’autorità.
Per un’ora o più quella sera ascoltai il suo monotono cinguettio intorno al denaro cattivo che toglie il posto a quello buono, al valore nominale dell’argento, alla svalutazione della rupia, e ai giusti titoli di cambio.
“Supponga”, gridava, con flebile violenza, “che si ricapitolassero simultaneamente tutti i debiti del mondo, e si facessero pressioni per un loro immediato pagamento. Cosa succederebbe allora, date le nostre attuali condizioni?”.
Gli detti l’ovvia risposta che sarei stato un uomo rovinato, al che lui balzò giù dalla sedia, mi rimproverò per la mia solita leggerezza, che gli rendeva impossibile discutere di qualsiasi argomento ragionevole in mia presenza, e saltellò fuori dalla stanza per andare a vestirsi per un raduno massonico.
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