Era un uomo ricco e potente che possedeva un negozio pieno di squisitezze – prugne, fichi, canditi, biscotti – e per giunta aveva pure un cavallo e un carrozzino. Cedric era affezionato anche al lattaio e alla fruttivendola, ma considerava Mr Hobbs il migliore di tutti. Tra loro esisteva una tale confidenza che andava a trovarlo praticamente tutti i giorni, e spesso si tratteneva a discutere con lui i fatti di maggiore attualità.

Era davvero stupefacente quanti argomenti di discussione riuscissero a trovare quei due: il Quattro Luglio, tanto per dirne uno. Quando attaccavano a parlare del Quattro Luglio non la finivano più. Mr Hobbs aveva una pessima opinione dell’Inghilterra, così amava raccontare l’intera storia della Rivoluzione, compresi alcuni momenti di crudeltà del nemico e di patriottismo degli eroi rivoluzionari, quando non si metteva addirittura a declamare interi brani della Dichiara- zione d’Indipendenza. Cedric si eccitava talmente che gli occhi gli brillavano, le gote gli si facevano di porpora e i riccioli biondi gli si arruffavano sulla fronte. Appena tornato a casa non riusciva neppure a finire la cena, tanto fremeva dal desiderio di raccontare alla mamma tutte le cose che aveva udito.

Insomma, fu proprio Mr Hobbs che prima di tutti accese il suo interesse per gli avvenimenti politici. Il droghiere infatti leggeva una gran quantità di giornali, e puntualmente gli riferiva tutto ciò che accadeva a Washington, ed era addirittura in grado di informarlo se il presidente faceva il suo dovere o no. Le elezioni furono quindi un avvenimento entusiasmante, e con ogni probabilità, se non fosse stato per Mr Hobbs e per Cedric, il paese sarebbe andato in malora.

Mr Hobbs lo condusse a vedere una grande fiaccolata, e molti dei partecipanti ricordavano ancora un uomo robusto, poggiato a un lampione, con sulle spalle un ragazzino vispo e grazioso che sventolava in aria il suo cappello.

Non era passato molto tempo dalle elezioni – Cedric doveva ancora compiere otto anni – quando accadde un fatto così strano da mutare completamente il corso della sua vita. La cosa più strana è che proprio quella stessa mattina Cedric aveva discusso con Mr Hobbs dell’Inghilterra e della regina, e il droghiere aveva espresso dei giudizi non troppo teneri sull’aristocrazia, dal momento che non aveva mai potuto soffrire né conti né marchesi.

Era una mattina piuttosto calda: dopo aver giocato alla guerra con i suoi amici Cedric si era recato alla drogheria e aveva trovato Mr Hobbs totalmente immerso nella lettura del «Giornale Illustrato» di Londra, dove si vedeva raffigurata una cerimonia di corte.

«Ah, è così che se la spassano!», aveva esclamato il droghiere. «Ma prima o poi dovrà finire, quando i poveretti che tengono asserviti si ribelleranno e li sbatteranno giù dai loro troni! Marchesi, conti e tutta quella razza scellerata. Quel giorno sta ormai per arrivare, e credo che loro lo sappiano molto bene».

Cedric, appollaiato come al solito su un alto sgabello, il cappello all’indietro sulla nuca e le mani in tasca, in segno di approvazione aveva chiesto:

«Ne avete conosciuti molti di conti e marchesi?».

«Ah, no di sicuro!», aveva risposto Mr Hobbs indignato. «Vorrei proprio vedere che uno di quei rammolliti entrasse qui dentro! Ci mancherebbe questa!... Non permetterei certo che venissero a sedersi sulle mie scatole di biscotti!».

Era così preso dal suo discorso che guardava in giro aggrottando la fronte con aria minacciosa.

«Magari non vorrebbero essere nobili se sapessero come stanno davvero le cose», aveva osservato Cedric provando una vaga simpatia per la disgraziata condizione di quella gente.

«Non vorrebbero?», sbottò Mr Hobbs. «Ma se addirittura se ne vantano! No, è nella loro natura: sono tutti marci».

Erano nel pieno della discussione quando apparve Mary. Cedric credette che fosse venuta per acquistare dello zucchero, ma non era così. Sembrava molto pallida e agitata.

«Vieni a casa, piccolo», disse. «La signora ti vuole».

Cedric scivolò giù dallo sgabello.

«Forse la mamma vuole portarmi a fare una passeggiata. Buongiorno, Mr Hobbs, arrivederci a presto», disse con tutta calma.

Rimase stupito vedendo Mary scrutarlo con aria allibita, e si domandò come mai continuasse a scuotere il capo.

«Che cosa c’è, Mary?», le chiese. «Fa troppo caldo?»

«No, no», rispose la donna, «però stanno accadendo delle cose molto strane».

«Forse alla mamma è venuto un mal di testa per il troppo sole?», si preoccupò Cedric.

Ma neppure quella era la spiegazione. Quando giunsero a casa vide una carrozza ferma davanti al portone, e nel salotto c’era qualcuno che stava parlando con la mamma. Mary lo spinse su per le scale, gli infilò il suo abitino migliore, quello color crema con una cintura rossa stretta in vita, e gli ravviò i riccioli biondi.

«Nobili!...», borbottò Mary. «Accidenti a tutti loro, portano solo sfortuna!...».

La cosa si andava facendo davvero enigmatica, ma Cedric si tranquillizzò pensando che ora la mamma gli avrebbe certamente spiegato tutto. Così, lasciò Mary ai suoi borbottii e senza porsi altre domande corse giù per le scale ed entrò nel salotto.

Un anziano signore alto e magro, dal volto intelligente, era seduto in una poltrona; sua madre gli stava accanto, pallida in viso, e il piccolo capì immediatamente che aveva pianto.

«Oh, Cedric!», esclamò stringendolo con trepidazione fra le braccia. «Oh, Cedric, caro!».

Il signore anziano si alzò dalla poltrona e lo osservò con uno sguardo penetrante. Poi si accarezzò il viso con la lunga mano affilata. Aveva l’aria piuttosto soddisfatta.

«E così...», disse infine lentamente, «e così questo è il piccolo lord Fauntleroy».

 

 

Capitolo secondo. Gli amici di Cedric

 

 

 

 

Mai nessun bambino rimase più sorpreso di Cedric durante la settimana che seguì quella visita, né ci fu mai settimana più strana e irreale. La mamma gli aveva raccontato una storia a dir poco incredibile, tanto che dovette farsela ripetere due o tre volte prima di essere certo di aver capito bene. Non gli riusciva di immaginare cosa avrebbe detto Mr Hobbs...